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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Caivano

Bomba davanti alla chiesa di don Patriciello: "Ai clan non piace chi denuncia, ma li perdono"

Il prete del Parco Verde sulle verità emerse a proposito dell'episodio avvenuto nel 2022 e dal quale vive sotto scorta

La sua denuncia della camorra "ad alta voce", "a loro non piace". Don Maurizio Patriciello, il parroco di Caivano, parla così del tentativo della criminalità di intimorirlo, nel 2022, facendo esplodere nel marzo di quell'anno una bomba davanti al cancello della sua chiesa.

Un attentato la cui matrice, già evidente al tempo, è stata confermata anche dall'inchiesta i cui risultati investigativi sono stati resi noti oggi. 

"La bomba fatta esplodere due anni fa davanti alla mia parrocchia - dice ancora il prelato - fu per me motivo di tristezza immensa. Sono solo un povero prete di periferia. Non ho mai toccato una pistola. Le mie armi sono il Vangelo e la preghiera. Non posseggo niente. Di che avevano paura queste persone che hanno scelto la via del male? In che cosa avrei potuto danneggiarli? I camorristi hanno bisogno del silenzio omertoso dei cittadini più del pane, odiano la libertà, tiranneggiano il nostro popolo. Lo vogliono condannare a morte. Ma non rinunciano all'ebbrezza di essere ipocritamente osannati e riveriti, non vogliono bene a nessuno, nemmeno ai loro stessi figli, ai quali aprono le porte del carcere o del camposanto. Questi scempi vanno denunciati. Ad alta voce. L'ho fatto. A loro non piace. E arrivano le minacce".

Don Maurizio ha anche rivolto i suoi complimenti ai carabinieri e ai magistrati ma "resta l'amaro in bocca", perché "queste creature che hanno scelto di angariare la gente e distruggere se stessi sono nostri fratelli. Saperli rinchiusi in carcere mi addolora. Per loro prego. Perché possono ritornare sulla retta via, guardare negli occhi i figli senza doversi vergognare. Mi avete costretto, fratelli camorristi, a vivere sotto scorta. Mi pesa. Non lo avrei mai pensato". "Fa niente. Vi perdono. Vi abbraccio. Vi chiedo però di cambiare vita. Per il nostro bene. Per il vostro bene. Per il bene dei vostri figli. Vi benedico", conclude don Maurizio.

L'inchiesta

Le indagini svolte dai carabinieri di Giugliano e Caivano, coordinati dalla Dda di Napoli, che hanno portato questa mattina all'arresto di 11 persone (altre due sono state raggiunte da divieto di dimora) ritenute vicine ad un clan camorristico attivo nel Napoletano, hanno fatto emergere anche dettagli sugli atti intimidatori ai danni del comandante della Polizia municipale di Arzano, Biagio Chiariello, e appunto del parroco del Parco Verde don Maurizio Patriciello.

I due atti intimidatori, per gli inquirenti, rientrano in una serie definita "impressionante" di stese e attentati avvenute nel contesto della contrapposizione all'interno del clan della 167 di Arzano tra la famiglia di Giuseppe Monfregolo detto "u guallarus" da un lato e il gruppo con a capo Pasquale Cristiano, detto "pick stick", oggi collaboratore di giustizia, e Vincenzo Mormile dall'altro.

L'omicio del nipote del boss

A scatenare la guerra sarebbe stato l'omicidio di Salvatore Petrillo, nipote di Pasquale Cristiano, ucciso la sera del 24 novembre 2021 ad Arzano. In questo ambito rientrano quindi gli atti intimidatori nei confronti di Chiariello, con un manifesto funebre fatto trovare davanti all'ingresso del Comando della Polizia municipale di Arzano, e di don Patriciello: in quest'ultimo caso, nella notte tra il 12 e 13 marzo 2022 è stata fatta esplodere una bomba davanti al cancello della chiesa di San Paolo Apostolo nel Parco Verde di Caivano.

Un clan contro il "sistema Caivano"

Tutto è emerso dalle indagini sul nuovo clan che faceva capo a Francesco Pezzella, boss emergente che stava contrastando il "sistema Caivano". Le persone coinvolte sono accusate a vario titolo di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, estorsioni e tentate estorsioni, detenzione e porto di armi, detenzione a fine di spaccio di droga, delitti aggravati dal metodo mafioso. Il gruppo criminale si muoveva sui territori di Frattamaggiore, Frattaminore e Caivano, con l'obiettivo di prendere il possesso delle piazze di spaccio di droga.

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