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Cronaca Bagnoli / Via Eduardo Scarfoglio

Trivellazioni Agnano, Mastrolorenzo: "Pericolose anche a bassa profondità. Chiudere il pozzo sarà un problema"

L'intervista di NapoliToday al vulcanologo a proposito delle attività di perforazione su via Scarfoglio ieri sospese in via precauzionale dal sindaco di Pozzuoli

Le trivellazioni su via Scarfoglio ad Agnano, in un'area afferente al Comune di Pozzuoli, hanno avuto vita breve. Già nel pomeriggio di ieri il sindaco della cittadina flegrea Vincenzo Figliolia ha sospeso in via precauzionale le attività. Il progetto "GeoGrid", peraltro cofinanziato dalla Regione Campania e portato avanti dalla società Graded in accordo con Ingv, Federico II, Parthenope, Università Vanvitelli, e Cnr, dopo lo stop per il Coronavirus si ora fermato quindi per le preoccupazioni della cittadinanza.
Abbiamo chiesto al vulcanologo Giuseppe Mastrolorenzo un parere su quanto sta accadendo e sugli eventuali rischi che avrebbero potuto comportare le operazioni ora sospese.

Mastrolorenzo, si è a lungo e con successo battuto contro le trivellazioni nei Campi Flegrei. È di ieri la notizia di nuove attività – peraltro subito sospese per un'intervento del sindaco di Pozzuoli Vincenzo Figliolia – ad Agnano. I residenti sono allarmati, hanno ragione?
"Ho segnalato questa nuova trivellazione ai vertici del mio Istituto, a Ingv, chiedendo che valutino le circostanze e i rischi connessi ad un'attività che personalmente – ma sottolineo che questa è la mia personale opinione e non parlo a nome di Ingv – ritengo pericolosa".

Anche se si tratta di scavi a bassa profondità?
"Le trivellazioni sono processi irreversibili. Una volta effettuate, il sistema non può ritornare nelle condizioni iniziali. E qualsiasi sia la natura del progetto, i rischi sono i medesimi. La modificazione della crosta terrestre resta tale. Il rischio non dipende dalla grandezza del progetto, perché semplicemente non sappiamo prevedere le conseguenze di un intervento anche minimo. Tra l'altro queste trivellazioni insistono nell'area più attiva dei Campi Flegrei. Per dire: a qualche centinaio di metri c'è Pisciarelli, il sito più attivo della zona, e lì è interdetto l'accesso a chiunque per i rischi connessi ad esplosioni possibili e ad instabilità. Per il principio di precauzione – se non si può prevedere cosa può succedere, l'attività non va fatta – non si dovrebbe trivellare in zona. Il principio vale ancora di più nelle zone popolate, e ancora di più nelle zone vulcaniche ad alto rischio e in allerta gialla come questa. Bastano già gli eventi nautrali, non c'è bisogno degli eventi antropici".

L'emissione di gas intanto, nonostante i lavori siano stati sospesi, è ancora evidente.
"Sì, e chiudere il pozzo è un altro dei problemi. C'è un getto molto forte, il geyser raggiunge alcune decine di metri con dispersione di condensati e di gas. Bisognerà capire come ripristinare le condizioni iniziali, come chiudere il pozzo, che è una modificazione permanente e irreversibile del suolo. Una perforazione altera una sequenza geologica formatasi in migliaia di anni, in cui – se così possiamo dire – ogni cosa sta al suo posto, e richiuderlo nel modo sbagliato potrebbe far accumulare gas nel condotto e quindi generale anche eventuali esplosioni. Nell'area c'è una sovrapressione interna, il flusso è molto intenso altrimenti la colonna di fumo non arriverebbe a quella altezza".

Di quali gas stiamo parlando?
"Bisognerebbe fare delle analisi chimiche per capire qual è la composizione del vapore che sta fuoriuscendo. In gran parte si tratta di vapore acqueo, ma c'è idrogeno solforato e anidride carbonica che sono comunque gas pericolosi, e c'è – infatti l'area è stata coperta da una patina biancastra di sali – dell'acido solfidrico".

Intanto, le Istituzioni pare fossero all'oscuro di tutto. Com'è possibile? Non esiste un protocollo per questo tipo di interventi?
"Dipende dal tipo di attività che si svolge. Il problema in questo caso è soprattutto il contesto in cui si svolgono le attività. Parliamo, nel caso dei Campi Flegrei, di una zona rossa ad altissimo rischio cui è dedicato un piano d'evacuazione nazionale, unico caso in Italia insieme a quello dell'area del Vesuvio. Aggiungo: una zona non solo ad altissimo rischio, ma peraltro al momento in fase di allerta gialla. Viste le premesse, per delle trivellazioni non credo si possa prescindere da una valutazione di rischio da parte del Dipartimento nazionale della Protezione civile".

Combatte ormai da 10 anni contro la geotermia.
"L'energia geotermica non è né sicura, né pulita. Con le trivellazioni si crea un tunnel verso un mondo sconosciuto, quello del sottosuolo, del quale sappiamo soltanto parzialmente le caratteristiche. È il principio per cui, dalla perforazione di Bagnoli – che aveva finalità di ricerca – a quelle di via Scarfoglio e Serrara Fontana – che erano per due centrali geotermiche – mi sono sempre opposto ad ogni attività, anche a bassa profondità. Battaglie vinte che hanno avuto ripercussioni anche altrove. Nel Lazio e in Umbria 29 sindaci, sulla base delle mie osservazioni, hanno chiesto l'intervento del presidente del Consiglio e della Protezione civile contro alcuni progetti geotermici che insistono nei loro territori".

Ha detto trivellazioni né sicure né pulite, nel concreto quindi quali sono i rischi?
"Il principio fondamentale per cui mi oppongo a queste attività, è che innanzitutto a livello mondiale si è accertato che trivellazioni, estrazioni di fluidi e iniezioni di fluidi, possono comportare gravi conseguenze, in particolare la sismicità innescata, la dispersione di gas nell'ambiente, l'alterazione dei sistemi idrotermali, la subsidenza del suolo ed in alcuni casi esplosioni freatiche prodotte dall'accumulo di gas nel sottosuolo".

In che modo generano inquinamento?
"Non è possibile controllare la dispersione dei gas nelle falde profonde e in superficie, non è possibile farlo nell'atmosfera. L'anidride carbonica, gas ad esempio già estremamente diffuso nell'area delle trivellazioni appena sospese, potrebbe ulteriormente diffondersi al punto da rendere necessaria un'evacuazione della zona".

Ci sono stati casi di incidenti dovuti a trivellazioni?
"Perforazioni anche a profondità modeste hanno portato ad esempio ad esplosioni. C'è stato un caso a Fiumicino di una violenta esplosione conseguenza di una perforazione superficiale, e nel mondo in molti casi già a qualche centinaio di metri si sono generati processi irreversibili, come ad esempio a Java dove si è formato un enorme vulcano di fango che la pressione interna rende impossibile da richiudere.
E ancora, si è scoperto che le trivellazioni innescano frequentemente sismicità in zone anche non sismiche. Ad esempio a Strasburgo a novembre si è innescata una sequenza sismica in un'area in cui non c'era sismicità. In Corea ci sono stati grandi terremoti associati ad attività di trivellazione, così come ad Oklahoma City negli Usa, in Olanda".

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