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Scandalo “abusivopoli”: chiesta la condanna per il sindaco Ciro Borriello

Il primo cittadino di Torre del Greco è accusato di abuso d'ufficio e soppressione di atti

Un anno e due mesi di reclusione. È questa la richiesta formulata dalla procura generale ai danni del sindaco di Torre del Greco, Ciro Borriello. Nel processo di secondo grado per il cosiddetto scandalo “abusivopoli” nella città corallina, il primo cittadino deve difendersi dall'accusa di abuso d'ufficio. Il sostituto procuratore generale ha chiesto ancora una condanna dopo che in primo grado il sindaco è stato assolto perché il fatto non sussiste. Nonostante questo l'accusa è convinta che il primo cittadino abbia abusato del proprio potere oltre che abbia soppresso degli atti. In sostanza la procura ipotizza che il sindaco corallino, al suo secondo mandato, abbia abusato del suo incarico utilizzando la polizia municipale a suo piacimento. Il tutto per coprire degli abusi commessi da due esercizi commerciali a lui “vicini”.

In particolare la contestazione originaria avanzata dal pm della procura di Torre Annunziata, Emilio Prisco, era quella di essere intervenuto per sopprimere il verbale elevato ai danni del negozio “Bruno” costringendo i vigili Sorrentino e Dottrina a farlo sparire. Il primo cittadino ha più volte sostenuto che il verbale non era stato nemmeno redatto. Non sussisterebbe nemmeno il reato di soppressione di atti di ufficio stando a questa ricostruzione di Borriello. L'altra contestazione che gli viene mossa riguarda il presunto abuso edilizio coperto di Cuccurullo anche se il sindaco ha fatto notare alla procura in primo grado che prima di tutto non era mai stato iniziato un procedimento per abusivismo edilizio ai danni di colui che lui avrebbe favorito facendo continuare i lavori.

Ha poi chiarito che lui aveva interpellato Sorrentino per capire la situazione visto che erano passati dieci giorni dal sopralluogo e se era stato fatto qualche atto ufficiale. Sorrentino in quella occasione gli rispose che lui si era limitate ad imporre l'alt ai lavori non facendo altre mosse in attesa della perizia tecnica. Proprio la posizione del vigile Errico Sorrentino rappresenta la chiave dell'indagine che nel 2010 coinvolse 38 persone tra caschi bianchi e politici cittadini. Dopo un periodo di detenzione in carcere, l'ex capo della sezione anti-abusivismo del comune, iniziò a collaborare con i giudici scegliendo di raccontare una serie di abusi coperti in cambio di vari favori. Per questo motivo in primo grado è stato condannato a nove anni di reclusione. La procura generale ha chiesto la conferma della condanna anche in appello.  

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