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La storia di Papa Francesco anticipata da un libro: "L'anello del pescatore"

Presentato a Torre del Greco, nel Centro d'Arte Mediterranea, l'ultimo lavoro di Francesco Saverio Torrese. Fantasia che si mescola alla realtà per narrare le vicende del Conclave

La storia di Papa Francesco, pontefice povero tra i poveri, anticipata da un libro. 
Possibile? Chiedetelo a Francesco Saverio Torrese, avvocato e scrittore con radici a Torre del Greco, ma prima di tutto uomo “incazzato” con la Chiesa, da cui non si sente rappresentato. 

Camicia sbottonata ad un collo privo di cravatta, Torrese appare uomo libero da cliché nella vita come nella scrittura, ed immagina, con fortunato e sorprendente anticipo, l’ascesa al papato di un uomo semplice,  figlio illegittimo di un sacerdote, che tanto gli assomiglia e a cui, per ardore di penna, attribuisce il suo nome: Francesco.

“L’anello del pescatore” (questo il titolo del libro edito da GrausEditore, prefazione di Marco Ansaldo, vaticanista e giornalista di “La Repubblica”) è una storia di fantasia nata pochi anni fa dalla penna dell’autore di libri come “Il burraco per tutti” o “E-Mail”. Torrese, forse mai così personale dai tempi di “Vadevecum della perfetta inimicizia”, entra nella casta vaticana con gli occhi di un uomo qualunque, sviscerando idee e riflessioni tramite linguaggio schietto e diretto. 
Pietro Faleri, il personaggio al cui anulare della mano destra si fa indossare l’anello papale (L’anello del pescatore, appunto) è un giovane pontefice che si fa spazio tra le ombre della Chiesa per portare il suo messaggio evangelico ai fedeli, demolendo “la torre d’avorio in cui il potere papale si è ormai arroccato”. Francesco I è un Papa che odia le ricchezze; che ha ideali francescani, ma si scontra con le volontà della Chiesa; che ha le sue origini nelle Langhe piemontesi e riflette sulla parola di Cristo. Un vestito perfetto di Jorge Mario Bergoglio, insomma, se non fosse che è stato cucito con largo anticipo sulle misure esatte del suo stesso “rabbioso, ma speranzoso” ideatore. 

E tra le righe si avverte, tutta, la rabbia dell’autore, così come il bisogno di credere in un Papa che rispetti i comandamenti (“Ama il prossimo tuo come te stesso”) e non anteponga i beni materiali alla vita umana. 
“Speranzoso”, Torrese, in quel nuovo pontefice che, anche nella vita reale, sembra essersi presentato al mondo direttamente dalla sua penna, e che lui stesso ritiene “un soffio di vento che può rianimare la fiamma. Perché una vita priva di fede, così come quella che io sto vivendo, non è una bella vita”.

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