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Bacoli, cinquemila firme per allontanare la carcassa del Sassari Primo

La nave arrugginita e piena di sporcizia è ferma nello specchio acqueo antistante il Castello aragonese di Baia da trent’anni. I residenti e i bagnanti ora chiedono la rimozione attraverso una petizione

sassari-primoLa storia infinita va avanti da trent’anni, da quando la nave Sassari Primo, meglio dire quello che ne rimane, è ferma nello specchio acqueo antistante il Castello aragonese di Baia, quasi parte integrante del magico scenario. La realtà è questa, e i residenti e i bagnanti ora dicono basta attraverso una petizione. Ben cinquemila, infatti, le firme raccolte in poche ore affinché il tratto marino sia liberato una volta per tutte dall’imbarcazione, tra l’altro pericolosamente usata da
alcuni ragazzini per tuffarsi in acqua. Bloccata nella rada di Baia dagli inizi degli anni 80, la Sassari Primo fu immatricolata a Cagliari come nave mercantile per fare la spola tra le coste campagne e la Sardegna. Poi, in seguito a vicende giudiziarie, fu pignorata e fermata per poi essere abbattuta.
Eppure è ancora lì, arrugginita e piena di sporcizia, capace di deturpare il paesaggio e l’habitat marino. E non si conta neanche più l’attesa affinché qualcuno l’allontani per sempre. I fondali attorno alla nave poi, tempo fa, erano ricchi di posidonie, oggi del tutto scomparse. Oltre al fatto che lo scafo, affondato per metà, preme sugli antichi resti della città romana sommersa di Baia, in pieno Parco Archeologico protetto Dalla guarda costiera fanno sapere che per la demolizione occorre una gara a pubblico incanto e che i lavori devono essere affidati a una ditta specializzata nello smaltimento dei residui ferrosi. Come a dire: la strada non è certo facile. Così come non lo è quella che, a poche decine di metri, vede un’altra incresciosa vicenda. Fino a qualche anno fa, infatti , lì sorgeva il cosiddetto ‘cimitero delle navi’, proprio davanti alla spiaggia di Beata Venere. Un ammasso di lamiere rimosso nel 2004 con la messa in sicurezza e lo smantellamento della chiglia sommersa dell’ultima nave da guerra superstite che ha sì permesso al tratto di costiera di riacquistare la sua bellezza e ai bagnanti di riappropriarsi del mare, ma non senza incontrare enormi difficoltà. Ancora oggi, infatti, appaiono tristemente residui di metalli tra la sabbia e i fondali.
E come spiegano gli habituè della zona, nonostante i vari passaggi della Capitaneria di porto, la situazione non tende affatto a cambiare. 

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