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Fiat Pomigliano, Fim cisl: "La situazione non ci sorprende ma ci preoccupa"

Giovanni Sgambati, Uilm: "Dobbiamo guardare ai nostri concorrenti. In Italia continuiamo a litigare con un'azienda che formalmente non ha deciso di chiudere nessun stabilimento e non ha annunciato esuberi"

"Abbiamo avuto notizia di altre due settimane di cassa integrazione a Pomigliano. Sapevamo che la fase di difficoltà del mercato prosegue, e di conseguenza la transizione di Pomigliano si allunga". Così Giuseppe Farina, segretario generale di Fim Cisl, conferma a Labitalia la notizia circolata in ambienti sindacali di altre due settimane di cassa integrazione alla Fiat di Pomigliano, dal 26 novembre al 9 dicembre. "È una cosa quindi che non ci sorprende - aggiunge - ma che ci preoccupa. Certamente, nell'incontro che faremo il 30 ottobre con l'azienda chiederemo conto di questo, come della situazione degli altri stabilimenti".

Giovanni Sgambati, segretario generale della Uilm Campania, commenta: "Penso che sia il momento che gli italiani anche in questa fase di depressione sappiano essere vicini e di sostegno alla Fiat. Le ulteriori due settimane di cassa preannunciateci oggi da Fiat per lo stabilimento di Pomigliano della Panda non sono altro che una conferma di una forte depressione del mercato dell'auto in Europa".

Secondo Sgambati, bisogna guardare "ai nostri concorrenti e a cosa stanno annunciando in Europa con la chiusura dello stabilimento Ford in Belgio e un ridimensionamento di Peugeot". "Noi in Italia, invece, continuiamo a litigare - insiste il sindacalista - con un'azienda che formalmente non ha deciso di chiudere nessun stabilimento e non ha annunciato esuberi".

E a pesare, secondo Sgambati, è la sentenza di reintegro nel sito campano dei 145 operai iscritti alla Fiom: "Proprio in questa settimana anche sulla vicenda di Pomigliano stanno pesando pure condizionamenti che sono più di polemiche politiche che di ragioni sindacali". Per Sgambati, il reintegro "è, come si suol dire, una vittoria di Pirro, e in forte contraddizione, perché gli stessi che per due anni hanno detto che quell'accordo era assolutamente incostituzionale, sbagliato, adesso saranno costretti per essere riassunti a dover firmare esattamente quel contratto come l'hanno firmato tutti gli altri lavoratori". (Adnkronos)

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