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Pomigliano Pomigliano d'arco / Via Nazionale delle Puglie

Pomigliano, fallisce il pastificio Russo: 10 milioni di debiti

Bancarotta dichiarata dai giudici del tribunale di Nola, 70 lavoratori in mobilità già da mesi. Ricci, segretario della Flai Cgil di Napoli: "Chiederemo un incontro urgente con i curatori"

Pessime notizie per il pastificio Russo di Pomigliano. Come si legge in un articolo del Mattino di Pino Neri, l’ultima mazzata inferta al settore porta la firma dei giudici del tribunale di Nola che ne h dichiarato il fallimento. 

Una sentenza orribile per i 70 lavoratori in mobilità già da alcuni mesi. Il tribunale ha provveduto a nominare tre curatori fallimentari. Il pastificio Russo ha dieci milioni di debiti. Denaro in parte dovuto agli stipendi arretrati e non erogati, all’Inail, all’Inps, alle banche, ai fornitori di semola. Nicola Ricci, segretario della Flai Cgil di Napoli, si dichiara sorpreso e deluso: "Avevamo ottenuto dal tribunale un concordato preventivo finalizzato all’estinzione del debito in maniera graduale e alla ripresa produttiva". Ricci non si arrende: "Chiederemo un incontro urgente con i curatori per verificare la possibilità di riavviare le attività".
 
LA LUNGA STORIA DEL PARTIFICIO RUSSO - Nato da un ramo della famiglia del pastaio di Cicciano Nicola Russo l’impianto sorge nel 1960. Il 21 luglio del 1998 una tragedia: i killer della camorra uccidono davanti ai cancelli dello stabilimento tre giovani operai, poco più che ventenni. Alberto Vallefuoco, Rosario Flaminio e Salvatore De Falco. Anni dopo emergerà dalle indagini un tragico errore, un terribile scambio di persona: i sicari avevano sbagliato obiettivo. Lo stabilimento si riprende dallo choc. Nel 2002 esporta all’estero e conta circa 150 dipendenti. Poi inizia la lenta agonia. Nel 2008 gli addetti scendono a 63. Quindi, a causa di una denuncia spuntata da circostanze mai chiarite, nel 2009 i Nas, su mandato della Procura di Nola, sequestrano il pastificio. Lo sigillano per due volte, quasi di seguito. Viene disposto il sequestro di quasi quattro tonnellate di pasta, che in base alle ispezioni risulta conservata in maniera scorretta. Su alcuni campioni dei prodotti vengono effettuati prelievi per verificare la qualità chimica e microbiologica degli alimenti. E i risultati dell’Arpa mettono in luce elevati livelli di contaminazione batterica nella pasta prodotta. Scatta la cassa integrazione. A giugno del 2011, la schiarita: il titolare, l’ingegnere Nicola Russo, richiama al lavoro una ventina di operai. Ma a novembre scatta per tutti i dipendenti la mobilità. E adesso, un fallimento inaspettato.
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