Marchionne è irritato ma determinato. E a sospendere la procedura per la riduzione del personale a Pomigliano, come gli è stato richiesto dal governo, non ci pensa proprio. Così lo descrive chi lo ha incontrato dopo la comunicazione del ministro del Lavoro. 

Un uomo agguerrito e che vuole far arrivare il suo messaggio: il mercato è in calo, lo stabilimento già lavora a singhiozzo, l’organico è più che sufficiente, e non c’è spazio per altri operai.

Intanto la Corte d’Appello di Roma  lo costringe ad aumentare l’organico di 145 persone. "Cosa li metto a fare? Cosa ne sanno questi giudici delle esigenze organizzative e produttive?"- ha dichiarato ieri Marchionne ai suoi più stretti collaboratori. 

 Come si legge sul messaggero.it, numerose sono le voci che circolano intorno ai nomi e cognomi dei possibili operai licenziati. Si dice che l’azienda abbia intenzione di lasciare fuori i lavoratori che lo stesso governo gli ha imposto di assumere, in quanto sono gli unici che non conoscono l'utilizzo dei nuovi macchinari. 

Marchionne vuole combattere anche se la situazione è davvero difficile da gestire. "Non mi importano gli attacchi personali, ma al referendum ha vinto il lavoro. Sono quelle persone, i ragazzi di Pomigliano che io devo difendere. Gente che non mi ha mai mollato e che devo proteggere"- ha dichiarato al Corriere della Sera. "La Fiom- continua- è incapace di adattarsi a una realtà in cui la maggioranza vuole lavorare e non vuole farsi condizionare dalla minoranza".

 Marchionne, inoltre, ci tiene a sottolineare che lui a Pomigliano i patti li ha rispettati. Ha fatto gli investimenti e il nuovo stabilimento  ha iniziato a produrre la nuova Panda, togliendola alle aziende polacche. Purtroppo il mercato ha risposto male. Dovevano essere prodotte 1.500 vetture al giorno ma ne escono solo 700, e molte restano nei piazzali.