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Napoli-Inter, i nerazzurri vogliono sfatare il tabù San Paolo

I milanesi non vincono a Fuorigrotta dal 1997

In pochi probabilmente, nello scorso mese di luglio, avrebbero messo la firma su una situazione di classifica che, dopo diciassette giornate di campionato, vede I’Inter al comando della graduatoria insieme alla Juventus. Archiviati i due ultimi palpitanti ingressi in Champions League, traguardo conquistato solo all'ultima giornata, la società meneghina ha deciso di varare un nuovo progetto tecnico che, dopo i positivi risultati ottenuti da Luciano Spalletti, le consentisse di tornare a lottare in pianta stabile per il vertice.

Per conferire piena legittimità alle proprie ambizioni lo staff dirigenziale nerazzurro, con in testa l'amministratore delegato Marotta e il direttore sportivo Ausilio, ha deciso di puntare su un profilo di allenatore in grado d’imprimere la necessaria svolta a tutto l'ambiente tanto dal punto di vista tecnico- tattico che motivazionale assumendo la leadership della rosa anche da un punto di vista carismatico. La scelta di affidare la guida della prima squadra ad Antonio Conte ha risposto in pieno alle attese e il nuovo allenatore ha saputo plasmare le risorse a propria disposizione forgiando un gruppo granitico capace di incarnare alla perfezione lo spirito battagliero del proprio condottiero che si è rivelato l'autentico top player della campagna acquisti interista, affermazione che acquisisce ulteriore forza se si pensa alla rivalutazione di diversi elementi dell’organico che fino a pochi mesi prima erano addirittura fischiati dalla propria tifoseria.

Fin dai primi giorni l'ex mister di Juventus e Chelsea ha operato in maniera molto chiara e netta, partendo dalla decisione di 'ripulire' lo spogliatoio dalle presenze che nell'ultimo periodo avevano fatto parlare di sé più per vicende extra calcistiche che per i meriti acquisiti in campo, scelta che ha portato alle cessioni di Nainggolan ed Icardi. La scelta di adottare il 3-5-2 come assetto di riferimento ha favorito l'uscita di Perisic, accasatosi poi al Bayern Monaco, poco adatto a ricoprire sia il ruolo di esterno a tutta fascia che quello di seconda punta. Se l'arrivo a parametro zero dall’Atletico Madrid di Godin ha sensibilmente innalzato il livello del reparto arretrato in termini di esperienza internazionale e personalità, centrocampo ed attacco sono stati ridisegnati dalle operazioni di mercato con gli arrivi di Barella, Sensi, Lukaku e Alexis Sanchez. Impressionante fin qui il ruolino esterno dei neroazzurri che contano al loro attivo ventidue dei ventiquattro punti disponibili, fermati solamente dalla gemma di Vlahovic nel recupero della gara disputata al Franchi.

Se è vero che molto spesso i campionati si vincono in difesa, il tecnico pugliese al posto delle eccellenti premesse grazie alla retroguardia meno battuta del torneo con sole quattordici reti al passivo. Rigorosa organizzazione tattica, aggressione in pressing fin nella trequarti avversaria per favorire l'immediato recupero della sfera, vertiginosa intensità agonistica e la capacità di verticalizzare con efficacia o di sfruttare le fasce laterali per innescare le notevoli potenzialità del proprio tandem offensivo formato da Lukaku e Lautaro Martinez sono solo alcune delle caratteristiche del gioco nerazzurro nel cui corretto funzionamento riveste un ruolo fondamentale Marcelo Brozovic, autentico ago della bilancia dello scacchiere tattico predisposto dal tecnico pugliese. Il bomber belga ha fin qui confermato tutte le sue qualità di bomber di razza, dodici i gol fin qui realizzati in campionato, e se riuscirà ad aumentare la propria lucidità nei sedici metri avversari evitando di divorare gol clamorosi diventerà un’arma ancor più devastante di quanto già non risulti al momento. Il giovane talento argentino, acquisita la certezza della continuità d’impiego anche per l’esiguità numerica del reparto offensivo, ha dimostrato appieno il suo valore mettendo a segno gol pesanti ed evidenziando i colpi del giocatore di classe assoluta.

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