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Napoli 33 | Dall'addio di Maradona all'epoca di Cruz e Boghossian (1990-1996)

NapoliToday ripercorre gli ultimi 33 anni di storia azzurra, dall'ultimo scudetto ad oggi, tra aneddoti e ricordi

Il tempo nella storia del Napoli sembrava essersi cristallizzato al pomeriggio di quella ormai lontanissima domenica 29 aprile del 1990, quando in un San Paolo festante e colmo d'azzurro Marco Baroni al minuto 7 svettava di testa, su assist di Maradona su punizione, per battere Valerio Fiori e regalare al popolo partenopeo la vittoria del secondo scudetto grazie al successo per 1-0 sulla Lazio. Tante sono le cose accadute in questi lunghissimi 33 anni. Dall’addio di Maradona a quello di Ferlaino, dal fallimento alla ripartenza dalla Serie C con De Laurentiis, fino al ritorno in Europa ed i trofei conquistati con Mazzarri, Benitez e Gattuso.

La vittoria in Supercoppa e l’addio di Diego

La stagione 1990/91 è quella post mondiali in Italia. Lasciano il Napoli due colonne importanti della squadra campione d’Italia come il portiere Giuliano Giuliani e l’attaccante Andrea Carnevale, sostituiti in azzurro dall’esperto Giovanni Galli, proveniente dal Milan, e dal giovane Andrea Silenzi, capocannoniere in Serie B con la Reggiana. Arrivano all’ombra del Vesuvio anche l’esperto Incocciati e due giovani di belle speranze come Venturin e Rizzardi, oltre al ritorno di Taglialatela dal prestito all’Avellino. La stagione del Napoli parte subito alla grande: gli uomini di Bigon si aggiudicano per la prima volta nella loro storia la Supercoppa Italiana battendo al San Paolo per 5-1 la Juventus dei ‘gemelli d’Italia ‘90” Baggio e Schillaci. Tra i grandi protagonisti del match ci sarà proprio il neo-acquisto Andrea Silenzi, autore di una doppietta. Gli azzurri sembrano candidati di diritto al bis in campionato, ma la partenza fa intuire quella che sarà la stagione dei partenopei. Maradona e compagni pareggiano all’esordio a Lecce per 0-0, poi perdono in casa per 2-1 contro il neopromosso Cagliari e sette giorni dopo al Tardini contro un’altra neo promossa, il Parma, per 1-0. Il ‘Pibe de Oro’ non è più lo stesso, tra problemi fisici e problemi personali. Le speranze sono tutte rivolte alla Coppa dei Campioni, ma agli ottavi di finale la trasferta di Mosca si rivela funesta per i partenopei. Prima il problema Maradona, con l’argentino che non parte insieme alla squadra, per poi raggiungerla successivamente nell’ex Unione Sovietica. Poi la maledetta partita sotto la neve, con i sogni azzurri che si infrangono sul palo preso da Incocciati prima e ai rigori poi. La squadra in campionato si trascina a corrente alternata, galleggiando tra la zona Uefa ed il centro classifica. Nell’aria si  prepara lentamente l’addio di Maradona. Il capitano azzurro prepara la sua successione, giocando in qualche occasione con la maglia numero 9 per lasciare la 10 a Gianfranco Zola, suo erede designato. Diego gioca la sua ultima partita con la maglia del Napoli il 24 marzo 1991 a Genova contro la Sampdoria, siglando su rigore la rete della bandiera azzurra, prima di lasciare l’Italia dopo essere stato trovato positivo alla cocaina in un controllo antidoping successivo a Napoli-Bari del 17 marzo. La squadra, tra alti e bassi, chiude al settimo posto in classifica e resta fuori dalle coppe europee, mentre in Coppa Italia si ferma alle semifinali, eliminata dalla Sampdoria.

Il post Maradona: la gestione Gallo ed il ritorno di Ferlaino

L’era post Maradona riparte da Claudio Ranieri. Il giovane allenatore, reduce dai successi con il Cagliari, sostituisce sulla panchina azzurra Albertino Bigon. Dal mercato arrivano il libero francese Laurent Blanc, il terzino Vittorio Pusceddu, il centrocampista Stefano De Agostini, l’attaccante Michele Padovano, che resteranno tutti all’ombra del Vesuvio solamente 12 mesi. La squadra ha un discreto rendimento, trascinata soprattutto dalla coppia Careca-Zola. Dopo un buon girone d’andata, chiuso al terzo posto, la squadra cala leggermente in quello di ritorno, chiudendo al quarto posto in classifica che vale la qualificazione in Coppa Uefa. Ferlaino in estate non bada a spese sul mercato e prova a rendere nuovamente il Napoli competitivo per il titolo. Arrivano, tra gli altri, gli esperti Fausto Pari e Roberto Policano, il regista e capitano della nazionale svedese Jonas Thern, proveniente dal Benfica, un giovane di belle speranze come Angelo Carbone, ma soprattutto il gran colpo di mercato Daniel Fonseca, dal Cagliari, che diventa l’acquisto più costoso della storia azzurra superando quello di Maradona. L’attaccante uruguaiano si mette subito in mostra a suon di gol. Indimenticabile la cinquina rifilata in Coppa Uefa al Valencia in casa degli spagnoli. La squadra, però, delude le attese e parte molto male, tanto che dopo il 5-1 interno contro il Milan, ad inizio novembre, Ferlaino è costretto ad esonerare Ranieri e a richiamare in azzurro Ottavio Bianchi, l’allenatore del primo scudetto e della vittoria in Coppa Uefa. La squadra, però, continua ad andare a corrente alternata e chiude all’undicesimo posto, il peggior piazzamento degli ultimi dieci anni.

Iniziano i problemi economici a livello societario. Ferlaino, alle prese anche con vicende giudiziarie, lascia il timone della società ad Ellenio Gallo, consigliere del club partenopeo. Lasciano Napoli Galli, Crippa, Zola, Mauro e Careca. Bianchi passa dalla panchina alla scrivania, diventando il nuovo responsabile dell’area tecnica. A guidare gli azzurri c’è il giovane e promettente allenatore Marcello Lippi, proveniente dall’Atalanta. Il tecnico viareggino si affida ad una serie di giovani, a partire dagli ‘autoctoni’ Taglialatela e Cannavaro, che si aggiungono a Bia, Pecchia, Corini e Buso. Arrivano in azzurro anche i più esperti Gambaro, Bordin e soprattutto Paolo Di Canio, che diventerà l’idolo dei tifosi con quel suo indimenticabile gol al Milan. Dopo un inizio difficile, la squadra grazie all’iniezione di gioventù inizia a carburare molto bene, trascinata dai gol di Fonseca e dall’esperienza del capitano Ciro Ferrara. Con la vittoria sul campo del Foggia il 1° maggio 1994, grazie al gol di Di Canio, gli azzurri si classificano sesti e tornano in Europa. Ma è alle porte una nuova rivoluzione. Gallo cerca nuovi soci, tra cui l’imprenditore napoletano Mario Moxedano ed il veneto Setten, sponsor del Napoli con Record Cucine. Bianchi non c’è più, dopo essersi dimesso in primavera. Lippi va alla Juventus, insieme a Ciro Ferrara. Lasciano anche Fonseca e Thern, che approdano alla Roma, e Di Canio, che si accasa al Milan. La guida tecnica viene affidata a Vincenzo Guerini, ex Ancona. In attacco il tridente e nuovo di zecca, con l’esperto Agostini, il giovane talento Benny Carbone ed il colombiano Rincon. Il ds azzurro Jacomuzzi piazza un doppio colpo portando all’ombra del Vesuvio Andrè Cruz e Alain Boghossian, due calciatori che entreranno ben presto nel cuore dei tifosi. L’avventura di Guerini in panchina dura appena sei giornate. Dopo il 5-1 in casa della Lazio, la società decide per l’esonero. Il tecnico va in panchina in Coppa Uefa contro il Boavista, ma nonostante il buon pareggio in Portogallo viene esonerato e sostituito da Vujadin Boskov. Il tecnico serbo, deus ex machina del miracolo Sampdoria, risolleva subito le sorti del Napoli, riportando fiducia e risultati. La squadra viene eliminata agli ottavi di finale in Coppa Uefa contro l’Eintracht Francoforte e ai quarti di finale in Coppa Italia contro la Lazio. In campionato sfiora l’Europa, condannata dal gol dell’interista Del Vecchio nel recupero che regala il successo ai nerazzurri contro il Padova e la qualificazione in Coppa Uefa, proprio a danno dei partenopei, che chiudono settimi.

Un’altra bufera, però, sta per abbattersi sul club azzurro, che in estate vive momenti drammatici. Ferlaino torna alla guida del club. Arrivano due cessioni dolorose, come quella di Fabio Cannavaro al Parma e di Benny Carbone all’Inter. Dice addio anche Rincon. Arrivano alla corte di Boskov l’argentino Ayala, l’esperto trequartista Fausto Pizzi, i difensori Colonnese e Baldini ed il giovane talento Arturo Di Napoli. La partenza della squadra è ottima e gli azzurri si ritrovano nelle posizioni di vertice della classifica nelle prime giornate. Col passare dei mesi, però, vengono fuori i limiti dell’organico, con la squadra che si ritrova impelagata nella lotta per non retrocedere. In un drammatico turno infrasettimanale del 10 aprile 1996, gli azzurri sono costretti a vincere contro il Torino per non rischiare di precipitare nel baratro. La società pratica prezzi popolarissimi e 50mila spettatori accorrono al San Paolo per stringersi attorno alla squadra. Alla mezz’ora Boghossian sblocca il match, poi sarà solo sofferenza, con Taglialatela che compirà una serie di miracoli in serie per salvare il risultato e regalare tre punti d’oro ai partenopei, che alla fine si salveranno chiudendo al 12° posto.

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