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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Jorginho, una dichiarazione d'amore: "Napoli non ha senso, ma l’ho amata alla follia"

L'italo-brasiliano ha scritto per The Players' Tribune un breve e toccante racconto sulla sua carriera da calciatore

"Mio padre mi diceva che assomigliavo ad un fuggitivo, in città giravo sempre con berretto e felpa". È stata anche questo l'esperienza napoletana di Jorginho. L'italo-brasiliano viene da un'annata semplicemente straordinaria. Il mattatore del centrocampo di quel Napoli che stava per vincere lo scudetto – il calciatore che molti tifosi azzurri avrebbero "accompagnato di persona a Londra" quando fu ceduto al Chelsea – è semplicemente un campione. Ha vinto la Champions con i blues, e l'europeo con l'Italia.

A The Players' Tribune ha raccontato la sua intera vita da calciatore, dai difficilissimi inizi in Brasile al tetto d'Europa raggiunto in questi mesi. Il tutto passando naturalmente per Napoli. "Una città che trasuda passione", dove "trattano i propri calciatori come divinità. Un po’, è stato difficile”. Difficile perché bisognava camuffarsi per andare in giro, tanto è l'amore dei tifosi per i calciatori.

"Sappiamo tutti come sono i napoletani, vero? Non potevo andare al parco o al supermercato – racconta Jorginho – Una volta uscì con un mio amico di domenica. Iniziammo a girare per Napoli. Lo portai in centro alle 17.00, c’era un caos…Per non farci scoprire abbiamo iniziato ad incamminarci da camuffati”. L'aneddoto è di quelli divertenti: "Riuscimmo ad arrivare nel retro di un bar, senza che nessuno ci riconoscesse. Poi, proprio il cameriere mi chiede una foto. Dopo è stato il delirio, la piazza era gremita di persone. C’era una folla incredibile. Ogni passo facevo tre foto, mi strattonavano e spingevano. Pensavo che non saremmo mai tornati a casa. All’improvviso, qualcuno mi tira fuori dalla folla e convince gli altri a farmi tornare a casa. Era un ragazzone dei gruppi organizzati. Gli dico ‘Grazie mille’ e lui mi sorride e mi chiede una foto. Ma facciamone 10 brò, mi hai salvato!".

"Napoli non ha senso, ma l’ho amata alla follia. È stato difficile per me andare via dopo quattro anni e mezzo", ha concluso.

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