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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Lettera a Diego Maradona

Caro Diego, oggi compi 50 anni...

Caro Diego, oggi compi 50 anni, ma chissà  in realtà quanti ne hai già vissuti. 50 anni alla Maradona non devono essere proprio come quelli di chiunque altro. A Napoli per questa ricorrenza sembra essere tornata Piedigrotta e dall’esterno qualcuno resta stupito. Solo chi ha vissuto intensamente quei 7 lunghi anni può realmente capire cosa tu rappresenti per i napoletani. Un amore a prima vista quello con la città partenopea, da quando ci sbarcasti e dicesti di “voler diventare l’idolo dei bambini poveri di Napoli”. Saresti potuto nascere in qualsiasi quartiere povero della periferia di Napoli, non sarebbe cambiato nulla nel tuo modo di essere. Dei napoletani tu hai l’istrionicità, la genialità, quel po’ di pazzia, ma anche e soprattutto l’orgoglio, la lealtà e la generosità. Tu più di tutti, pur non essendo stato concepito tra le braccia di Partenope, hai compreso e sentito sulla tua pelle tutto il disagio e l’amarezza che un napoletano prova quando va in giro per l’Italia e si sente discriminato da persone che valgono meno di zero e che fanno del luogo comune scontato la loro bandiera. L’hai detto proprio tu che “quando si andava a giocare negli stadi del nord come Milano, Verona, Torino e ci urlavano colerosi, terremotati, terroni, Vesuvio bruciali col fuoco" ti sentivi "il Più NAPOLETANO DEI NAPOLETANI”. Per questo la gente di Napoli ti ha amato, ti ama e ti amerà per sempre, perché tu più di tutti sei e resterai in eterno uno di loro. Il tuo arrivo all’ombra del Vesuvio è stato un “dono di Dio”, per risarcire il popolo napoletano da ingiuste sofferenze e mortificazioni. Sei un liberatore, un rivoluzionario non solo nel calcio, ma nella vita. Sei tu l’eroe dei due Mondi, Napoli e l’Argentina, due mondi a parte rispetto a tutti gli altri. Sei arrivato dove neanche capi politici sono riusciti, a regalare gioia e speranza a due popoli destinati a soffrire. Hai sfidato i potenti, finanche il Papa perché “avrebbe potuto vendere un po’ di tesori del Vaticano per sfamare i bambini del Terzo Mondo”. Sei caduto e ti sei rialzato un milione di volte, hai sbagliato e pagato, sei morto e risorto. Hai dimostrato a tutti che nel calcio come nella vita per vincere bisogna avere il coraggio di gettarsi nel fango e “sporcarsi il colletto”, come in quel tuo gol a Marassi contro la Sampdoria all’ultimo minuto di gioco, che forse è un po’ l'emblema di questi tuoi cinquant’anni vissuti sempre a mille all’ora. Forse il ritratto più bello te lo ha fatto lo scrittore serbo Vladimir Dimitrijevic quando dice:“Un mio amico mi dice: Maradona è una canaglia. Sì, e proprio per questo mi piace. Ha provato tutto, come un bambino che dà qualche tirata a un mozzicone dimenticato acceso. Ha pagato di persona. E’ un dissipatore di talento, non come Pelè, Beckenbauer, Platini, amministratori delegati della propria fama. Loro sono ricchi, famosi. Si sono sottratti a tutte le sanzioni, non sono mai stati capri espiatori. Colletti bianchi. Io, nel calcio come in letteratura, preferisco quelli che hanno mantenuto l'impertinenza dei bambini, come Maradona. Quando don Diego fa il suo ingresso in un qualsiasi bar, tutti gli vogliono offrire un bicchiere. A Beckenbauer no, aspettano che il giro lo paghi lui". La tua vita, tra trionfi e cadute, è stata “un continuo punto d’incontro tra l’inferno e il paradiso”, come Goethe definì il Vesuvio, simbolo della tua Napoli. Una cosa è certa, non sarai mai un uomo comune. E’ giusto chiudere questa piccola lettera con una frase che campeggia sulle magliette e gli striscioni: onore a chi ha scritto la nostra storia, chi ama non dimentica. Tanti auguri di vero cuore grande Diego.

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