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Da una rara malattia al sogno della Serie A: la storia del calciatore nato nei Quartieri Spagnoli

Dalla sindrome di Guillan Barrè al sogno di giocare nella massima serie: tutta la vicenda umana e professionale di Fabio Pisacane, difensore del Cagliari nato e cresciuto ai Quartieri Spagnoli

La storia di Fabio Pisacane non è certo comune a quella di tanti calciatori. Nato e cresciuto a Napoli con il mito di Fabio Cannavaro e con il sogno di vestire un giorno la maglia azzurra, l'attuale difensore del Cagliari ha rischiato di dover rinunciare al suo futuro da calciatore a soli quattordici anni.

A raccontare ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com la vicenda umana e sportiva di Pisacane è il papà Andrea: "Ha sempre avuto una grande passione per il calcio e per evitare che stesse in mezzo alla strada, vista la particolare realtà del quartiere in cui è cresciuto, decisi di iscriverlo a una scuola calcio, la Celeste. In questo modo mi sentivo più sicuro, perché sapevo che quando non era a scuola andava a giocare lì, a calcio. Il periodo più brutto è stato sicuramente quando è partito per la prima volta da Napoli per andare a Genova. Era passato appena un mese e una mattina mi chiamò dicendomi: 'Papà mi sento stanco, non riesco quasi a muovermi'. Io al momento pensai agli allenamenti, al fatto che nelle giovanili del Genoa fossero un po' più esigenti, a dei carichi di lavoro molto più pesanti di quelli ai quali era abituato. Passavano i giorni e la situazione peggiorava, a un certo punto non riusciva neanche ad alzare le braccia. Allora presi il treno e andai a Genova. I rossoblù lo aveva sistemato all'istituto Don Bosco e quando arrivai vidi un ragazzo che camminava tutto storto e si reggeva su un prete. Pensai subito che quello non poteva essere Fabio. Invece era proprio lui... Chiamai la società che lo fece visitare dal loro medico che a sua volta ci mandò a Savona. Tanti specialisti intorno a Fabio, allora quattordicenne, ma nessuno sapeva di cosa si trattasse. Da Milano e da Genova diagnosticarono la sindrome di Guillain Barrè. Da lì iniziò un periodo molto difficile per tutta la famiglia". 

"Rimanemmo tre mesi in ospedale - prosegue il racconto di Andrea Pisacane - . In quel momento l'unica cosa che ci interessava era la guarigione di Fabio, anche se i medici mi presero da parte e mi dissero una cosa terribile: 'Se suo figlio si salva deve scordarsi il pallone...'. Per fortuna non è andata così. Fabio è guarito, si è ripreso con grande determinazione anche il suo posto nel calcio e adesso è a un passo dal coronare il suo sogno, quello di giocare in Serie A. Penso che dopo tutto quello che gli è successo e ha dimostrato, se lo sia meritato e spero che questo avvenga con il Cagliari, una città che lo sta adottando".

Ma il coraggio Pisacane non lo ha mostrato solo in campo. Nel 2011, infatti, il rifiuto di un tentativo di combine lo ha reso simbolo del calcio pulito, con tanto di riconoscimento della Fifa: "Fu avvicinato per combinare il risultato di una partita. Mi chiamò subito dopo e mi disse che aveva rifiutato. Quel giorno mi ha reso per l'ennesima volta felice di essere suo padre. Come ho detto Fabio è cresciuto in un quartiere difficile, dove la maggior parte delle persone non se la passa bene, ma questo non ci impedisce di crescere con dei valori e lui ha reso orgoglioso non solo me, ma tutto il quartiere - conclude Andrea Pisacane - . E' stato un gesto unico, una cosa straordinaria".

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