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L'intervista

Cannavaro a Dazn: “Quella volta che feci una brutta entrata su Maradona”

A 16 anni dalla finale di Berlino l'ex capitano della nazionale si è raccontato a Diletta Leotta

Il 9 luglio è una giornata calcisticamente indimenticabile per ogni italiano. In occasione del sedicesimo anniversario della vittoria della nazionale italiana ai mondiali del 2006, l’ex capitano azzurro Fabio Cannavaro si è raccontato nel corso della nuova puntata del format di DAZN "Linea Diletta", da oggi disponibile in esclusiva sulla piattaforma di streaming sportivo.

Durante l’intervista Cannavaro ha attraversato con i ricordi i luoghi del cuore della sua città natale, Napoli: dalle strade dov’è cresciuto e ha tirato i primi calci al pallone nel quartiere di Fuorigrotta, fino allo Stadio Diego Armando Maradona, dove ha esordito in Serie A. Una passeggiata ma anche un racconto che segue la sua carriera, prima da giocatore e poi da allenatore e che ripercorre le emozioni del trionfo mondiale nel 2006, il Pallone d’oro, i grandi traguardi calcistici e il cambio di vita in Cina. Ora Cannavaro sembra pronto per una nuova avventura, ma questa volta in Europa.

Alcuni estratti dall’intervista all’ex capitano azzurro.

Il Napoli

“A Napoli c’è solo una squadra, non è come le altre città, i tifosi hanno un rapporto viscerale con la loro squadra e mi sarebbe piaciuto tanto rimanere al Napoli, un po’ come Totti nella Roma o Maldini a Milano. Purtroppo, la società non era il Napoli di oggi, era in difficoltà e dovette cedermi, ma io ho sempre mantenuto un legame forte con questa città”.

L’esperienza con Maradona

“Una volta sono entrato in scivolata su Diego in una delle partitelle del giovedì tra la prima squadra e la primavera. Un dirigente mi ha detto: “FABIOOOO FAI PIANOOOO” mentre Maradona mi ha detto “tranquillo, gioca normale”.

Le occasioni sfuggite

“La Fiorentina ha un progetto molto valido. Ci sono stati dei contatti tempo fa, ma io ero ancora in Cina e la società cinese non mi fece tornare in Italia. I viola hanno un ottimo allenatore, avrei potuto allenare Vlahovic che a me piace molto: è un giocatore moderno ma allo stesso tempo ha ancora qualcosa dei giocatori del passato, a lui piace il contatto, è un attaccante forte che è sempre in grado di sentire l’uomo e non ha paura di lottare per la palla”.

“Ho ricevuto una proposta per allenare la Nazionale polacca, è stata una questione di tempistiche perché prima della partita con la Russia, chiesi di conoscere la squadra e avere alcuni giorni per allenarla ma mi avevano comunicato che non ci sarebbe stato nemmeno un giorno di tempo, quindi rinunciai”.

Sui concetti calcistici

“Sono molto attratto dalla cultura calcistica tedesca perché ha un concetto molto simile al nostro. Alta intensità e qualità del lavoro sono importanti per loro come lo sono per noi, è un calcio che mi stuzzica molto. Hanno vinto quattro mondiali come noi, hanno vinto più europei di noi e hanno giocato tante finali di Champions League”.

La Stanza 204 di Coverciano e i capitan futuri

“Chiellini mi ha chiesto il permesso di ereditare la mia stanza per i raduni della Nazionale, la mitica stanza 204 di Coverciano, perché per 16 anni l’ho usata io, aveva paura che fosse infestata da qualche fantasma, gli ho dato il permesso di ereditarla ovviamente. Uno che potrebbe ereditarla dopo Giorgio sarebbe Tonali per me. Mi piace molto come giocatore, ha capito subito la differenza tra giocare a calcio e vincere. Nei prossimi anni sentiremo parlare tanto di lui”.

La Nazionale del 2006

“Il gruppo di WhatsApp della Nazionale del 2006 è ancora attivo, però da quando lasciammo Roma, quando abbiamo vinto, non ci siamo mai ritrovati tutti insieme, stiamo tentando di organizzare, ma c’è chi ancora gioca e quindi è difficile”.

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