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Giovedì, 28 Marzo 2024
Earth Day Italia

Mangiare una frittata senza friggere la natura

L'olio di frittura è uno degli scarti alimentari maggiormente inquinanti, e dannoso per piante, acque e microrganismi. Se riciclato torna a vivere diventando importante per la natura, ma ancora oggi spesso finisce negli scarichi

Frittatina d’asparagi? Fritturina di calamari? Patatine fritte e birra fresca? Alla gola non si comanda mai, o quasi, ma ci avete mai pensato che se non si fa attenzione rischiamo di friggere anche la natura? Quanti di noi smaltiscono l’olio di frittura, una delle sostanze più inquinanti in assoluto?
Le nostre abitudini tradizionali di “smaltimento” dei residui d’olio sono: lo scarico del lavello, il water, la fognatura o ancora i bidoni della spazzatura organica. Abitudini non solo sbagliate, ma assolutamente non sostenibili dalla natura. L’olio post frittura non è, come spesso si crede, né biodegradabile né una sostanza organica.  Questi olii finendo in acqua non si dissolvono minimamente, anzi, creano dei veri e propri strati impenetrabili dai raggi solari, che comportano danni gravissimi per l’ambiente. Il risultato può essere ancora più devastante, qualora l’olio raggiunga le falde acquifere, creando danni ai depuratori e rendendo l’acqua non potabile.


Altra abitudine sbagliata, da evitare ad ogni costo, è la credenza popolare, che vuole l’olio di frittura un ottimo concime per le piante. Falso. L’olio che si ritiene concime, in realtà penetrando nel terreno lo impoverisce degli organismi necessari per la pianta stessa, distruggendola.


Cosa farci quindi dell’olio di frittura? Esistono delle modalità sicure per smaltirlo senza inquinare, anzi guadagnandoci. Organizzarsi per lo smaltimento costa poco, e poco tempo. L’ideale sarebbe collocare un recipiente dove non dia fastidio, come ad esempio su un balcone. Ogni volta che si fa una frittura, bisogna lasciar raffreddare l’olio e poi versarlo nel recipiente. Quando questo è pieno, l’olio esausto deve essere portato nelle apposite isole ecologiche, ormai presenti ovunque. In molte città il servizio di ritiro è effettuato anche da distributori di benzina o supermercati.
 L’olio esausto, una volta raccolto, viene così recuperato da ditte specializzate, e dopo vari trattamenti torna in vita diventando lubrificante vegetale, biodiesel o glicerina per saponi. Il recupero dell’olio è fondamentale, basta sapere che da 100 kg di olio esausto se ne riescono a recuperare 68 per essere riutilizzati.


A Napoli sono 11 le isole riconosciute dal comune dove poter rilasciare i propri “olii in eccesso”. Particolarità della X municipalità è che la consegna può avvenire direttamente presso vari istituti scolastici in cui sono allestiti centri di recupero permanenti.  
Ecco la lista dei siti ai quali rivolgersi.


I Municipalità Chiaia, San Ferdinando e Posillipo, sede Via Santa Caterina 79 e via Manzoni 249
V Municipalità Vomero Arenella, sede Via R. Morghen 84 e Via G. Gigante 242
 
X Municipalità: postazioni permanenti di raccolta olio vegetale alimentare di produzione domestica presso gli Istituti Scolastici:
78° circolo didattico A. Lala in Via B. Cariteo 47
91° circolo didattico Zanfagna in Via E. Zanfagna 1
16° circolo didattico Nevio Cinquegrana in Via M. da Caravaggio 30
24° circolo didattico Kennedy in Viale Kennedy 431
53° circolo didattico Viviani in Piazza Neghelli 36
 
Postazioni permanenti di raccolta olio vegetale alimentare di produzione domestica presso gli esercizi commerciali:
SISA: Parco San Luigio 99 H
SUPERO: Viale Campi Flegrei 21 G
CONAD; Via Consalvo 107 E

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