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Giovedì, 25 Aprile 2024
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L'Italia delle Bonifiche, tra le criticità Bagnoli

Il dossier di Legambiente fa il punto della situazione in Italia.

Legambiente ha presentato il dossier “Bonifiche dei siti inquinanti: chimera o realtà?” che fa il punto sulla situazione italiana. Sono 100mila gli ettari inquinati, in 39 siti di interesse nazionale e 6 mila aree di interesse regionale, in attesa di bonifica. 
Secondo il Programma nazionale di bonifica curato dal Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, il totale delle aree perimetrate come siti di interesse nazionale (SIN) è arrivato a raggiungere i 180 mila ettari di superfice scesi oggi a 100 mila solo grazie alla derubricazione di 18 siti da nazionali a regionali.
In soli 11 siti di interesse nazionale è stato presentato il 100% dei piani di caratterizzazione previsti ( è il primo step del processo di risanamento che definisce il tipo e la diffusione dell’inquinamento presente e che porta alla successiva progettazione degli interventi). Anche sui progetti di bonifica presentati e approvati emerge un forte ritardo: solo in 3 SIN è stato approvato il 100% dei progetti di bonifica previsti. In totale, sono solo 254 i progetti di bonifica di suoli o falde con decreto di approvazione, su migliaia di elaborati presentati.
Le bonifiche vanno a rilento, ma non il giro d’affari del risanamento ambientale che si aggirerebbe intorno ai 30 miliardi di euro. Dal 2001 al 2012 sono stati messi in campo 3,6 miliardi di euro di investimenti, tra soldi pubblici (1,9 miliardi di euro, pari al 52,5% del totale) e progetti approvati di iniziativa privata (1,7 miliardi di euro, pari al 47,5% del totale), con risultati concreti davvero inesistenti.
Tra i casi scottanti quello di Napoli Bagnoli-Corollo. Con la legge 388/200 l’area che va tra il golfo di Pozzuoli e i rilievi di Soccavo e Astroni, venne definito sito di interesse nazionale (SIN) e nell’anno successivo, in seguito ad un decreto ministeriale avvenne la perimetrazione dell’area che si estende per 945 ettari di terra e 1.600 ettari di mare. L’indiscusso e certificato pregio paesaggistico e ambientale è suddiviso in 4 zone differenti : aree industriali (ex Ilva, ex Eternit, Città della Scienza, ex Cementir e la colmata a 
mare dell’Italsider), aree a mare (spiagge e fondali marini), basi militari (caserma C. 
Battisti, arsenale militare, ex collegio Ciano, sede Nato) e la Conca di Agnano. A queste 
zone si deve aggiungere anche la ex discarica Italsider ed altre piccole aziende le cui 
proprietà ricadono all’interno del perimetro del sito.  Sempre sul dossier dell’associazione del cigno verde si legge che l’ex area industriale di Bagnoli-Coroglio e lo specchio di mare prospiciente è stata oggetto 
delle attenzioni di diversi progetti di bonifica per i suoli, per le acque sotterranee, per i 
sedimenti marini, la cassa di colmata e gli arenili già a partire dal 1996 (ovvero prima 
dell’inserimento del sito tra quelli di interesse nazionale, che risale al 2000), ed ognuno di 
tali progetti ha uno stato di avanzamento ed un soggetto attuatore che varia di caso in caso. 
Con la costituzione della Società Bagnoli Spa tra il 1997 ed il 1999 sono state eseguite 
delle campagne di caratterizzazione dalle quali è stato possibile determinare il grado di 
contaminazione dei terreni di riporto, dei suoli e della falda, come riportato 
precedentemente. A marzo 2013, secondo i dati forniti dal Ministero dell’ambiente, lo stato di avanzamento 
delle caratterizzazioni e dei risultati relativi è rispettivamente del 29% e 27% rispetto 
all’estensione delle aree a terra, mentre i progetti di bonifica (presentati ed approvati) 
hanno raggiunto mediamente il 24% delle aree inserite nel SIN. La messa in sicurezza di 
emergenza è pari invece a circa il 22% delle aree.  Il lavoro è dunque ancora lungo. 

A livello nazionale Legambiente ha 10 proposte da fare:
Per avviare concretamente i processi di risanamento ambientale in Italia, Legambiente presenta 10 proposte:

 1. Garantire maggiore trasparenza sul Programma nazionale di bonifica, permettendo a tutti di accedere alle informazioni sull’aggiornamento del risanamento di ciascun sito di interesse nazionale da bonificare.

2. Stabilizzare la normativa italiana e approvare una direttiva europea sul suolo 

3. Rendere più conveniente l’applicazione delle tecnologie di bonifica in situ, passando dalla stagione delle caratterizzazioni a quella dell’approvazione dei progetti e dell’esecuzioni dei lavori, per realizzare bonifiche vere e non le solite messe in  sicurezza o i soliti tombamenti.

4. Istituire un fondo nazionale per le bonifiche dei siti orfani: uno strumento attivo negli Stati Uniti dal lontano 1980 (quando fu approvata la legge federale sul Superfund) e previsto anche nella proposta di direttiva europea sul suolo presentata nel 2006.

5. Sostenere l’epidemiologia ambientale per praticare una reale prevenzione

6. Fermare i commissariamenti

Anche sulle bonifiche dei siti inquinati - così come su altre emergenze ambientali - i commissariamenti attivati negli anni si sono dimostrati un vero fallimento.

7. Potenziare il sistema dei controlli ambientali pubblici

8. Introdurre i delitti ambientale nel codice penale

9. Applicare il principio chi inquina paga anche all’interno del mondo industriale, promuovendo all’interno delle associazioni di categoria iniziative tese a escludere i soci che ricorrono a pratiche illecite nello smaltimento dei rifiuti, anche derivanti da operazioni di bonifica.

10. Ridimensionare il ruolo della Sogesid, società pubblica attiva sulla gran parte dei SIN e al centro di recenti indagini giudiziarie, affinché il Ministero e gli altri enti di supporto riprendano appieno le loro competenze ed affidino eventualmente specifiche attività a soggetti individuati sulla base di gare pubbliche o comunque sulla base di valutazioni comparative.

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