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Bagnoli, Posillipo, Bacoli e Castellamare il "Mare negato" del napoletano

Il dossier "Mare Monstrum" di Legambiente presenta la situazione delle coste italiane dove lidi e stabilimenti occupano 18 milioni di metri quadri a livello nazionale, molte le criticità in provincia di Napoli.

Legambiente le chiama le spiagge negate. Senza scendere a compromessi lessicali, l’associazione ambientale battezza così nel rapporto “Mare nostrum 2013” il problema dell’accessibilità alle spiagge nazionali, denunciando la distesa di stabilimenti balneari che, dal Tirreno all’Adriatico passando per lo Jonio, impediscono la possibilità di arrivare al mare o riducono a pochi metri le spiagge dove si possa stare gratuitamente.

In tutto, si legge sul Rapporto, sono circa 12mila gli stabilimenti balneari sulle coste italiane, con una occupazione complessiva di circa 18 milioni di metri quadrati. L’Associazione lo chiama “l’affare d’oro delle concessioni”, evidenziando la sproporzione tra gli introiti che da questa attività vengono percepiti dallo Stato e quelli che entrano nelle tasche dei privati, stimati in 100 milioni per l’erario contro 2 miliardi per i privati. E questo, sottolinea Legambiente, senza che i prezzi per i cittadini siano particolarmente a buon mercato.

In provincia di Napoli sono diversi i casi che hanno portato a delle vere criticità riportati dal dossier “Mare Monstrum”. A Bagnoli i cittadini hanno raccolto decine di migliaia di firme per chiedere che il litorale venga dichiarato interamente spiaggia pubblica. Questo si estende per circa 20 chilometri, di cui pochissimi sono quelli accessibili liberamente. In particolare l’arenile di Bagnoli è lungo 2 chilometri, sui quali diversi lidi privati hanno ricevuto in concessione ampie porzioni, lasciando ben poco al libero accesso. A Napoli le uniche spiagge libere sono quelle di Posillipo e Mergellina, dove però è la qualità delle acque a suscitare non poche perplessità: cattivi odori e  rifiuti galleggianti scoraggiano la balneazione in quel tratto. A Posillipo inoltre le spiagge pubbliche hanno comunque accessi privati, mentre sulla scogliera sono pochissimi i tratti accessibili per raggiungere il mare. A Bacoli il comune ha stabilito che il 20% della costa debba essere lasciato libero. Sempre secondo l’associazione ambientalista ad oggi non si è giunti nemmeno al 2% e situazioni analoghe si registrano in altre città della costa napoletana come a Castellamare di Stabia. Qui, a causa dell’inquinamento del fiume Sarno, soltanto il 33% del litorale è balneabile e le spiagge libere, appena il 15% del totale, sono state per un lungo periodo sommerse da rifiuti.

Per inciso, la situazione delle spiagge nel resto d’Europa è profondamente differente, dal momento che gli altri Paesi si stanno adeguando alla direttiva Bolkenstein, rispettando una durata massima delle concessioni e il principio di affidamento tramite bando di gara, che tenga in conto criteri economici ma anche ambientali.

Legambiente ribadisce la necessità urgente di promuovere un rinnovamento profondo nel settore, che possa garantire la tutela delle coste e la loro fruibilità da parte di tutti i cittadini. Gli obiettivi prioritari sono identificati in un sistema di gestione trasparente e di tutela del demanio, con l’auspicio dell’introduzione di limiti all’occupazione dei litorali con concessioni, e nell’adeguamento dei canoni di concessione per investire nella tutela ambientale, con l’introduzione di un canone minimo a livello nazionale. I dati riportati registrano infatti, per il 2009, un’entrata complessiva per le casse dello Stato di 103 milioni di euro, ovvero un incasso medio di 5 euro e 72 centesimi all’anno per ogni metro quadrato di spiaggia dato in concessione.

Nel suo ideale Disegno di legge per la Bellezza, l’Associazione vorrebbe almeno salvare dalla cementificazione sregolata le coste ancora libere dall’edificazione, che troppo spesso gli speculatori considerano libera terra di conquista. E vieta qualsiasi nuovo intervento edilizio per mille metri di profondità dalla battigia. Almeno dove ancora si è in tempo.

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