Scampia, la falegnameria che dà lavoro alle fasce deboli
Scampia, viale della Resistenza: da qui parte il riscatto sociale e il diritto alla dignità. “L’uomo e il legno” è divenuta in questo ventennio un punto di riferimento per la comunità. Il presidente della cooperativa sociale, Vincenzo Vanacore, racconta la sua personale esperienza e gli ideali che lo hanno indirizzato in questo percorso insidioso, ma ricco di soddisfazioni. Un iter che parte nel 1995 che pone al centro il terzo settore, adolescenza, infanzia, disabilità, immigrati e rom. Un accompagnamento formativo, teorico e pratico nel mondo del lavoro, attraverso la lavorazione del legno e della ceramica. «Il sociale è un mondo che mi ha affascinato da sempre – racconta Vanacore – inoltre con il mio impegno in politica ho potuto conoscere personalmente molte realtà presenti sul territorio». Eppure c’è un episodio che ha segnato per sempre il presidente della cooperativa sociale “L’uomo e il legno”. «Molti anni fa lavoravo come operatore presso l’ex manicomio Frullone – spiega – ho visto pazienti che erano lì praticamente dall’infanzia. Molti di loro non avevano disturbi mentali tali da giustificarne la presenza in quel luogo. Eppure la povertà, evidentemente, consigliava a parenti e medici di base questa soluzione». Da allora Vanacore ha cercato in ogni progetto di coinvolgere i disagiati della comunità. L’intento della cooperativa è formare i giovani, ma anche inculcare dei valori solidi. «Qui lavoriamo il legno e la ceramica – conclude il presidente -. Ai ragazzi facciamo dei veri e propri corsi sia teorici che pratici. Ma l’aspetto più importante che cerchiamo di evidenziare è l’eticità del lavoro». Vanacore difende infine Scampia da quanti vogliono dipingerla come simbolo della criminalità nel territorio napoletano. «Scampia è uno dei tanti quartieri di Napoli che per una serie di tristi circostanze è sotto i riflettori dei media. Ma qui la situazione non è più grave rispetto ad altre realtà. Basti pensare a quel che accade quotidianamente a Rione Sanità. Noi qui sentiamo forte la presenza dello Stato, anche se sembra non sia mai abbastanza». La cooperativa “L’uomo e il legno” si batte dunque da oltre venti anni per affermare il diritto alla dignità attraverso il lavoro. Partendo dal disagio come punto di forza per ritrovare le risorse necessarie per superare le difficoltà della vita. Attualmente, nel settore produttivo, sono impiegati quindici ragazzi tra cui ex tossicodipendenti, lavoratori con disagi fisici e qualche caso di chi svolge un percorso di detenzione alternativa.
Massimo Gardini