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La storia di M'Barka, arrivata a Napoli 35 anni fa: il racconto di Emergency

"Trentacinque anni fa erano tutti più disposti ad aprirsi ad altre culture, oggi si percepisce del distacco", dice della nostra terra M'Barka Ben Taleb, musicista di rango internazionale

M’Barka, cantante, musicista e attrice tunisina è arrivata in Italia, a Napoli, a 19 anni e ha dovuto ricominciare la sua vita da zero ed era convinta che non avrebbe potuto realizzare il suo sogno di lavorare nel mondo dello spettacolo. Oggi invece collabora con grandi artisti internazionali e, fondendo tradizione e cultura napoletana e nordafricana, ci ricorda che la musica è un linguaggio universale. La storia di M'Barka è una dele tante storie di rinascita raccontate nella mostra multimediale “Un giorno qualunque. Storie che ricominciano in Italia” ideata da Emergency per il progetto “No alla guerra, per una società pacifica e inclusiva, rispettosa dei diritti umani e dalla diversità fra i popoli” realizzato con il contributo dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS).

Il racconto in foto e video online

La mostra è composta dalle fotografie di Simone Cerio e dai video dell’agenzia creativa WowTapes. Un riflettore sulle persone migranti che si sono ricostruite un’esistenza nel nostro Paese, su tanti ‘momenti qualunque’, di ‘giorni qualunque’, di ‘vite qualunque’, in cui la convivenza diventa possibile.

L’Italia dal suo Nord al suo Sud è unica al mondo. Nel napoletano ci hanno accolto in casa. Trentacinque anni fa erano tutti più disposti ad aprirsi ad altre culture, oggi si percepisce del distacco – racconta M’Barka - La musica non ha bisogno di interpreti, è universale, non ha frontiere. Migrare per me è una cosa bellissima, come gli uccelli che non trovano più niente in un posto e viaggiano per nutrirsi da altre parti. È arricchimento; quando mi dicono che sono ‘migrante’ per me è un complimento. Nel mio piccolo voglio dimostrare questo, perciò faccio di tutto per arricchire questa cultura”.

Insieme a M’Barka, ci sono anche Mamadou che ha attraversato il Burkina Faso, il Niger e poi il deserto, fino alla Libia e all’arrivo in Italia e oggi è operatore in un centro Siproimi e attivista per i diritti dei rifugiati. Mercedes, dal Perù, che lavorava come badante anche di notte, per poter studiare all’università di giorno e che oggi veste la divisa da infermiera. E Huda che è scappata dalla Siria sotto le bombe e oggi lavora in un ristorante popolare tra i canali di Venezia. Nuove testimonianze saranno periodicamente pubblicate online su “Un giorno qualunque. Storie che ricominciano in Italia”, andando a comporre un mosaico sulla capacità delle persone di aprirsi a nuove culture, a nuovi mondi. Tramite video, fotografie e frammenti audio, la mostra permette di conoscere la storia di chi è arrivato nel nostro Paese per migliorare la propria vita o per sopravvivere alla guerra, e ne è diventato parte integrante. Storie interrotte che, in un giorno qualunque, ricominciano in Italia.

Le fotografie di Simone Cerio e i video di WowTapes propongono un altro punto di vista, per comprendere gli sforzi fatti da chi arriva nel nostro Paese per ricominciare, l’importanza delle scelte che facciamo e delle persone che incontriamo sul nostro cammino, nei nostri giorni qualunque.

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