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"Signure 'e una cannela": cosa significa e a chi lo dicono i napoletani veraci

La definizione, a dir poco sarcastica, risale ai tempi di Carlo III di Borbone

Quando il Teatro San Carlo venne inaugurato aveva l'illuminazione a candele. Annesso a Palazzo Reale, era luogo di struscio e ritrovo della nobilità partenopea.

Fu Carlo III, capostipite della dinastia borbonica nella nostra città, ad ordinare che l'illuminazione nei palchi fosse commisurata per numero di candele al grado di nobiltà degli occupanti. E il popolo napoletano, sempre pronto a cogliere l'occasione per elaborare insulti tanto originali quanto pungenti, inizio a chiamare "signure 'e una cannela" i nobili di basso rango, i sedicenti gentiluomini e - più in generale - chi si dà grandi arie pur valendo molto poco in società.   

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