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Cosa mangiano i napoletani nella Settimana Santa. Il racconto di patron e chef dell'iconica trattoria Ieri, oggi e domani

A tavola prima parte della settimana in sordina per proseguire in crescendo

La Settimana Santa è quella che precede la Pasqua e impone una liturgia precisa: in chiesa proprio come a tavola. Si inizia con la Domenica delle Palme: le famiglie si recano in chiesa per ricevere i ramoscelli d'ulivo benedetti, le palme appunto, con cui si procedere alla benedizione della casa e della tavola il giorno di Pasqua.

Nell'attesa, la tradizione culinaria, sulla scia delle prescrizioni della regola religiosa, impone l’astinenza dal consumo di carne, bianca e rossa, e derivati come gli insaccati, fino al Sabato Santo e alla Veglia pasquale.

Quattro giorni di passione 

Ovviamente, la generosità napoletana trasforma anche i piatti di magro in succulente leccornie: ecco allora che si inizia il giovedì, come racconta a NapoliToday Pasquale Casillo, patron dell'iconica trattoria napoletana Ieri, oggi e domani che si trova in una delle zone a più alto tasso di napoletanità rimaste all'ombra del Vesuvio, nella zona del Vasto-Arenaccia, tra Poggioreale e la Stazione centrale, a ridosso di via Foria. Giovedì Santo, ricorda Casillo,  impone la zuppa di cozze di fedinandea memoria, completata da freselle o tozzetti di pane passato nel forno da intingere nel condimento, meglio ancora se taralli napoletani (dimenticando che la ricetta prevede l'utilizzo della sugna che è un derivato della carne).

Si passa quindi al Venerdì Santo, quando a Napoli a tavola arriva il baccalà: in umido, al pomodoro o - delizia peccaminosa - fritto.

Nelle case dei veri napoletani inizia intanto la preparazione di sughi e arrosti e verdure e del dolce principe della Pasqua: la Pastiera.

Il Sabato Santo sono le "pizze chiene" a riempire tavole e pancia, in attesa della Pasqua quando, come spiega Antonio Castellano, chef di Ieri, oggi e domani, si parte da antipasti di "sostanza": "fellata" di salumi e formaggi con fave, fritturine (carciofi indorati, scagliozzi, paste cresciute, melanzane, secondo la tradizione di casa), casatiello o tortano. Quindi il primo, importante, generoso, saporoso, seguito dal capretto con innumerevoli contorni (patate al forno, piselli, friarielli, parmigiana di melanzane), per finire con la regina dei dolci, la pastiera che - avvisa lo chef Castellano - non può che essere come tradizione comanda.

Casatiello o tortano? Cosa ne pensano i napoletani

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