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Cos'è il "fammista" a Napoli

Il termine deriva niente poco di meno che da una dottrina filosofica, ma a Napoli ha un significato decisamente più concreto

"Quello figlieme è fammista*... E Nun sa magna a granogna", inzia così l'esilarante post su Facebook del dottore Dante Dino Di Domenico, chirurgo, specialista in urologia e dietologia, una passione per l'arte e la drammaturgia.  "L'ho sentito dire mentre aspettavo che i miei bambini uscissero dalla scuola elementare - racconta a NapoliToday - lo ha detto ai quattro venti una mamma, obesa, brandendo un panino con dentro prosciutto e mozzarella che - lo confesso - ho bramato". 

Tutto nasce da uno dei piatti del menù servito agli scolari: farro.  "Mio figlio Alfredo Marco lo definisce "pasta e denti" (non so perché) e lo adora: non a caso lo chiamiamo il "salutista" - spiega il dott. Di Domenico - mia figlia Marcella, che è effettivamente "fammista", l'ha mangiato storcendo un po' il naso, ma forse, con la giusta educazione alimentare imparerà ad apprezzarlo. Educazione che parte a scuola - aggiunge il dottore - ma che dovrebbe continuare a  casa. Ma se a casa c'è "mamma wurstel" che come scettro esibisce uno sfilatino imbottito, allora diventa difficile. Il problema dell'obesità infantile è grave e dilagante. Insegnare come mangiare ai bambini oggi, significa evitare una mamma o papà obeso domani".

Ma cosa significa "Fammista"? "È un cultore dell'appetito dalla fame smisurata, tipo avidità di un politico attaccato alla poltrona", dice sornione il dottor Di Domenico, aggiungendo anche che "Granogna è l' insieme di cereali non ben definito, composto senza senso, tipo politiche gestionali/dirigenziali di un ospedale pubblico in certe aziende Campane".

Il termine, chiaramente, si riaggancia alla parola "fame", ma non quella comunemente intesa: deriva infatti da "famismo". Si tratta di una  dottrina filosofica elaborata da Gino Raya, intellettuale materialista convinto nato nel 1906 in Sicilia e morto nel 1987, a Roma, mentre aspettava l'autobus per tornare a casa da una conferenza. In pratica, per Raya, tutte le azioni degli esseri umani sono riconducibili all'atavico impulso fagico, ovvero al bisogno di soddisfare un'insaziabile fame. A Napoli, però, troviamo il concreto anche nella filosofia e quindi per noi "fammista" è una persona che ama mangiare - e bene - "a soddisfazione".   

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