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Cosa resta del "Chiavicone", tra storia e leggenda

Un ammasso informe di mattoni e tubolari è tutto ciò che resta del "chiavicone", assieme alla certezza che avrebbe potuto essere salvato

Il canonico Carlo Celano, fonte preziosissima e insostituibile per ricostruire la storia di Napoli, racconta che nel 1656 quando la grande peste sconvolgeva la città, sotto via Toledo passava un grosso canale di raccolta delle acque reflue che, per le sue dimensioni, veniva "affettuosamente" chiamato "chiavicone".

Il condotto sfociava nei pressi di quella che oggi è piazza Vittoria. Inutile dire che nel canale veniva sversato di tutto, compresi i cadaveri degli appestati, suppellettili e rifiuti di qualsiasi genere, tanto che l'ostruzione determinata dagli sversamenti, dopo un temporale particolarmente forte, nell'agosto del 1656, determinò una sorta di implosione di parte della struttura.  

Lo sbocco a mare del chiavicone era protetto da un arco che, secondo l'abitudine tipica dei napoletani a fare di necessità virtù, è stato a lungo utilizzato come approdo dai pescatori della zona. Indubbiamente una testimonianza preziosa del nostro passato e della nostra storia, ormai persa per sempre, come mostra il video.

(video di Massimo Perretti)

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