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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Serrata dei centri commerciali: protestano anche La Birreria e Campania

Martedì 11 maggio 30.000 tra negozi e supermercati con le saracinesche abbassate per alcuni minuti. Gesto simbolico per chiedere l'apertura nei week end

Martedì 11 maggio alle 11.00 anche i punti vendita del Centro Commerciale Campania e La Birreria di Miano abbasseranno le saracinesche per alcuni minuti, in adesione alla manifestazione nazionale contro le chiusure nei fine settimana.

L’iniziativa è promossa dalle associazioni del commercio, ANCD-Conad, Confcommercio, Confesercenti, Confimprese, CNCC–Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali e Federdistribuzione e sul territorio italiano coinvolge 30.000 tra negozi e supermercati che chiedono l’immediata revoca delle misure restrittive che da oltre 6 mesi impongono la chiusura dei centri commerciali nei giorni festivi e prefestivi.

Sono 780.000 le persone che lavorano nelle 1.300 strutture commerciali integrate presenti su tutto il territorio nazionale e che, da oltre un anno, vivono un clima di forte incertezza, aggravato dalle misure anti-Covid che impongono la chiusura nei week-end, quando cioè si registrano gli afflussi maggiori.

Nel Centro Commerciale Campania vi sono oltre 180 negozi – spiega il direttore della struttura Gianluca Galvani – una risorsa fondamentale per il territorio in termini economici e occupazionali sia diretti che dei servizi del Centro ma anche un importante indotto. Molti dei nostri imprenditori sono nella maggiore parte locali, con piccole e medie aziende che tra mille difficoltà stanno cercando di sopravvivere salvaguardando l’occupazione. Negli anni il Centro è diventato un punto di riferimento non solo per il settore economico ma anche per tutte le attività sociali e ludiche che porta avanti con dedizione e al servizio dell’utenza. La chiusura nel week end mette in difficoltà non solo gli operatori ma anche l’indotto. In termini di fatturato – aggiunge – è evidente che la chiusura dei festivi e prefestivi penalizza queste imprese che dopo oltre un anno di emergenza Covid potrebbero altrimenti risollevarsi. Oltretutto abbiamo degli standard di sicurezza molto rigidi per contrastare il contagio, pulizia continua di tutti i locali, aerazione, disinfettazione, controllo della temperatura. I nostri negozianti hanno aderito alla protesta che vuole essere anche un grido d’allarme da parte di tutta la categoria”.

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