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Da Napoli a Tunisi per insegnare all'Università: "In Italia non avrei mai potuto"

La storia di Vittorio Valentino, docente universitario di 37 anni che insegna letteratura italiana e letteratura delle migrazioni all'Università di Tunisi

Quella di Vittorio Valentino è la storia di un napoletano emigrante di successo, che ce l'ha fatta dopo tanti sacrifici. Lui il capoluogo campano lo ha lasciato per la prima volta a 16 anni, per trasferirsi con la famiglia in Francia.

"Mio padre era perito aeronautico in un’azienda a Pomigliano d’Arco ma dopo qualche mese di sciopero e l’inizio della cassa integrazione, la nostra situazione economica ha iniziato a degradarsi velocemente. Serviva prendere una decisione velocemente, anche perché eravamo in cinque in famiglia. Dal punto di vista economico è stata una svolta importante, visto che lavorare in trasferta implica uno stipendio migliore. Anche se molto giovani, noi figli eravamo coscienti della nostra situazione economica precaria, e abbiamo accettato questa scelta anche se sapevamo avrebbe stravolto le nostre vite. Ero un ragazzino strappato dalla sua periferia napoletana, dal suo quotidiano, dalla sua scuola superiore, durante l’adolescenza, un periodo importante per la propria crescita, per essere inserito in un Paese del tutto diverso come la Francia, in un contesto completamente nuovo, senza parlare la lingua o conoscere nessuno", racconta Vittorio a Il Fatto Quotidiano.

Oggi Vittorio Valentino è docente ricercatore universitario a contratto a Tunisi all’Università della Manouba, tra le più importanti della Tunisia, dove si è trasferito due anni e mezzo fa. Lì il 37enne insegna letteratura italiana e letteratura delle migrazioni. Nel passaggio da Italia a Francia, infatti, è nata in lui la passione per la figura del migrante: "Dopo anni di adattamento in una realtà così diversa dalla mia periferia napoletana, ho intrapreso degli studi di lettere, forse proprio per avere parole con cui elaborare la perdita della cittadinanza napoletana, quel sentire amici e affetti trasformarsi e allontanarsi fino a diventare piccole macchie. Aver dovuto lasciare il mio luogo d’origine, coincide con uno stato di cose ben preciso, che incontra quegli sconvolgimenti e quelle sofferenze che il Sud Italia subisce da più di un secolo e mezzo e che ne hanno fatto un luogo di partenza, una ferita dalla quale fugge, di continuo, forza lavoro. Così è stato per mio padre. Così, di conseguenza, è anche per me".

Così, il trasferimento da Napoli a Tolosa ha voluto dire anche passare da un istituto tecnico a un liceo con orientamento letterario, poi una laurea in italianistica a Tolosa, una specialistica a Montpellier con tesi su Erri de Luca, per finire con un dottorato – sempre a Montpellier – sulla letteratura della migrazione nel contesto mediterraneo. Pochi anni di insegnamento precario in Francia sono bastati per ricevere un invito ad avere una cattedra in un ateneo tunisino.

Pur non vivendoci da quando aveva 16 anni, Napoli resta la città che sente sua: "Credo di non essere mai andato veramente via da Napoli, anche se sono ormai passati più di vent’anni. È per me il simbolo dell’appartenenza e delle mie radici. Il dialetto o la musica mi accompagnano sempre, come se non l’avessi mai lasciata".

Durante gli anni universitari in Francia - come raccontato a Il Fatto Quotidiano - Vittorio ha fatto richiesta per fare qualche stage nel capoluogo campano. È stato allora che ha avuto la certezza che non sarebbe mai riuscito a iniziare una vita accademica in Italia. “Non hanno voluto mio padre e hanno condannato noi figli a passare solo le vacanze in Italia, nella città che sento mia, circondato dal mio dialetto e vicina al mio modo di essere. So che non potrò mai insegnare in Italia, dove non contano meritocrazia e curriculum ma solo gradi di vicinanza con persone che contano e che decidono chi deve contare".

Lo stipendio tunisino permette a Vittorio di vivere bene in Tunisia, ma gli impedisce di visitare l’Italia: "A Napoli sono in famiglia, ma rivedere altre regioni d’Italia diventa spesso difficile: fare il turista in Italia richiede un impegno economico importante. Ci si ritrova così turisti nel proprio paese e per di più con difficoltà".

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