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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Salute

Varianti Covid, il dott. Budillon: "Il vaccino unica arma contro le mutazioni"

"Il virus per sopravvivere ha bisogno di organismi ospiti in cui replicarsi. Solo riducendo le possibilità di trasmissione, attraverso la vaccinazione di massa, riusciremo a debellarlo". L’intervista al Direttore del CROM di Mercogliano

- Quanto sono diffuse in Italia?

“In Italia non sono ancora molto diffuse. Sono stati segnalati poco più di cento pazienti con la variante inglese e alcuni focolai, e pochi casi con le altre varianti. Bisogna dire, però, che il numero di sequenze complete del virus effettuate dai laboratori delle singole regioni, sotto il coordinamento dell’Istituto Superiore di Sanità, è ancora basso per ricostruire un quadro completo della situazione italiana”.

- In primavera si sperava che, mutando, il virus scomparisse, come è successo con il SARS-CoV-1 (virus che ha causato l’epidemia di Sars nel 2002-2004). Perchè non è avvenuto?

“Il virus che ha dato il via alla pandemia è diverso da quello della SARS, e, per fortuna, è anche molto meno letale. La minore letalità è una delle ragioni per cui la SARS ha avuto una diffusione minore con meno asintomatici: questo ha reso più facile isolare i casi positivi e frenare la diffusione”.

- I vaccini approvati e attualmente in corso di impiego (di Pfizer, di Moderna e di AstraZeneca) sono efficaci contro queste varianti?

“Sono ancora pochi i dati disponibili oggi sul tema. Pfizer ha fornito dati rassicuranti: il suo vaccino dovrebbe essere efficace contro la variante inglese. Va fatta comunque una considerazione generale: il virus muta, ma, come dicevo prima, le mutazioni che sopravvivono sono quelle che permettono al virus di continuare a moltiplicarsi, e poiché per moltiplicarsi il virus ha necessità di entrare nelle cellule del nostro organismo attraverso dei recettori (cioè “porte” specifiche), se mutasse troppo non potrebbe più entrare. Inoltre, poiché la parte del virus che riconosce queste “porte” è anche quella che riconosce i nostri anticorpi, cioè le nostre prime difese contro il virus, è realistico pensare a una efficacia ridotta dei vaccini, ancora tutta da dimostrare, verso alcune varianti. Va detto anche che i vaccini, in particolare quelli a mRNA sono molto flessibili: non è necessario, in questi casi, sconvolgere l’apparato produttivo, basta semplicemente variare la sequenza dell’RNA per adattarlo alle mutazioni”.

- Se le variazioni dovessero continuare ad accumularsi e la spike dovesse trasformarsi così tanto da diventare irriconoscibile al sistema immunitario, c’è il rischio che i vaccini debbano essere riformulati?

“Siamo abituati a virus che cambiano e alla necessità di dover adattare i vaccini. Questo accade ogni anno con il vaccino influenzale che viene somministrato in autunno: il vaccino viene modificato perché il virus influenzale muta”.

- Oltre al vaccino, quali altre strategie si dovrebbero mettere in campo per impedire la diffusione incontrollata di queste varianti?

“Tutte le strategie di contenimento del contagio. Impedendo una diffusione e moltiplicazione del virus, abbassiamo la frequenza con cui si selezionano le mutazioni”.

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