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Variante Delta e ragazzi, il primario del Santobono: “Genitori, vaccinate i vostri figli”

“E’ un “dovere” civico e morale rispondere all’offerta vaccinale, ed è il solo modo per rendere la vita dei ragazzi serena a scuola, nelle attività sportive e nel tempo libero”. L’intervista di NapoliToday al Dott. Vincenzo Tipo

Se nella prima fase della pandemia sono stati soprattutto gli anziani e gli adulti fragili ad essere colpiti dal Covid-19, con la variante Delta la situazione sembra cambiata: sono sempre di più i bambini e gli adolescenti a contrarre il virus, anche in forma sintomatica medio-grave. Questo perché la nuova mutazione del SARS-CoV-2 ha una carica virale molto forte e un minore tempo di incubazione, caratteristiche genetiche che la rendono fra il 50% e il 60% più contagiosa rispetto all’Alfa (ex variante inglese). “Gli adolescenti e i giovani, sono al momento i più colpiti - ha spiegato Giorgio Palù, membro del CTS e Presidente dell’Aifa -, perchè, pur possedendo meno recettori per il virus nelle cellule delle prime vie respiratorie, naso e gola, vengono infettati con maggior facilità in quanto la variante Delta ha acquisito una più elevata affinità per i recettori stessi”. Altro motivo per cui questa variante si sta replicando più facilmente nelle fasce giovani è legato al fatto che questi soggetti non sono immunizzati: la ricerca, ad oggi, non offre l’opportunità per una vaccinazione di massa che comprenda anche i bambini da 0 e 12 anni. Mentre In Italia la situazione sembra ancora sotto controllo (il tasso di positività è intorno al 2,31%), la rapida avanzata della variante Delta ha messo in allarme diversi Paesi come gli Usa, dove si è verificata una impennata simultanea di infezioni da variante Delta e di casi di Vrs (virus respiratorio sinciziale) nei più piccoli. Secondo gli esperti dei Centers for Disease Control and Prevention statunitensi, questa simultaneità potrebbe dipendere dal fatto che i bambini, probabilmente, sono diventati più vulnerabili rispetto al passato ai virus respiratori e alle infezioni stagionali in quanto sono stati sottoesposti ai germi nei lockdown di inizio pandemia. NapoliToday ha intervistato il Dott. Vincenzo Tipo, primario del Pronto Soccorso dell’ospedale pediatrico Santobono-Pausilipon di Napoli, per capire qual è, attualmente, la situazione negli ospedali pediatrici, con quali sintomi si manifesta la variante Delta nei più piccoli, e se si è registrato qualche caso di Vrs anche in Italia.

Dott. Tipo, qual è la situazione al Santobono? Avete avuto casi di bambini con variante Delta nelle ultime settimane?

“La ripresa dei contagi sta interessando anche la fascia di età pediatrica che, naturalmente, è la meno protetta dalle vaccinazioni (oggi sono consentite solo agli over 12). Da circa un mese si è avuta la ripresa dei ricoveri per Covid a ondate, con un reparto generalmente al 50-60% della sua occupazione”.

Con quale sintomatologia la variante Delta si sta manifestando nei più piccoli?

“Generalmente la sintomatologia per cui accedono in ospedale non si differenzia molto dalle precedenti varianti: febbre elevata e sintomi gastrointestinali. Abbiamo tuttavia riscontrato, soprattutto nell’ultima settimana, due bambini con patologia respiratoria severa da Covid-19 con estese aree di interessamento polmonare. Fino ad oggi non avevamo visto tali manifestazioni cliniche per cui abbiamo avviato una serie di contatti con gli altri centri italiani che seguono il Covid pediatrico per valutare se si tratta di una evento clinico isolato o bisogna sospettare “un diverso comportamento” delle varianti”.

La variante Delta è più o meno aggressiva delle precedenti?

“Da quello che si legge in letteratura, la variante delta è sicuramente più contagiosa delle precedenti. La letalità non sembrerebbe essere diversa. Oggi una importante azione di “protezione” è svolta dai vaccini: le persone vaccinate, se contagiate, presentano una patologia meno grave e di durata inferiore al solito. Infatti, il tasso di occupazione dei posti letto di rianimazione e ordinari è abbastanza contenuto”.

Negli Usa e in Nuova Zelanda si è verificata nelle ultime settimane una impennata simultanea una impennata simultanea di infezioni causate dalla variante Delta e di casi di virus respiratorio sinciziale) nei più piccoli. In Italia sono stati registrati casi di Vrs?

“Il Vrs è un virus stagionale (tipico della stagione autunno-inverno) che interessa le vie respiratorie. Nei bambini più piccoli, al di sotto dell’anno, può causare una patologia che si chiama “Bronchiolite”. Devo dire che nello scorso inverno abbiamo avuto pochi casi di infezione concomitante e, sempre, la sintomatologia è stata sfumata (come se ci fosse stata un’azione di competizione tra i due virus). Anche questo è oggetto di studi scientifici ai quali stiamo attivamente partecipando”.

Il virus respiratorio sinciziale cos’è e cosa può provocare nei bambini?

“Come già detto è un virus respiratorio che può provocare una sintomatologia che interessa dalle alte alle basse vie respiratorie. Se colpisce i lattanti e/o i neonati può essere più dannoso causando la “Bronchiolite”: una infiammazione dei bronchioli che sono la parte terminale delle vie respiratorie. Generalmente è una patologia che richiede una valutazione medica ed un monitoraggio dei parametri. Le forme più gravi devono essere ospedalizzate”.

E’ vero che i bambini potrebbero essere più vulnerabili, rispetto al passato, ai virus respiratori e alle infezioni stagionali in quanto sono stati sottoesposti ai germi durante i lockdown?

“Per circa 2 anni i bambini sono stati in una sorta di “bolla” protettiva, ovvero senza o con limitati contatti sociali, per cui hanno sviluppato pochissime patologie comuni e/o intercorrenti. Questo vuol dire che il sistema immunitario “non si è allenato”. Infatti nel nostro organismo, attraverso il contatto con un agente estraneo, si sviluppa un’azione complessa dove alcune cellule (linfociti e macrofagi) intervengono direttamente o producono gli anticorpi. Spesso virus diversi possono avere recettori che si somigliano sui quali si possono legare gli anticorpi ed esercitare, comunque, una azione di difesa. In generale, il bambino reagisce meglio alle infezioni virali perché il suo sistema immunitario è, praticamente, sempre al lavoro!”.

Sul vaccino anti-Covid nei bambini e ragazzi sotto i 12 anni è nato un acceso dibattito tra gli esperti. E’ giusto farlo, secondo lei?

“Sicuramente sì. A fronte di trascurabili effetti indesiderati, in termini di numerosità e gravità, abbiamo vantaggi che sono sotto gli occhi di tutti. Dico ai genitori, da medico e da padre, che vaccinare i propri figli è un senso di responsabilità, coscienza e amore. E’ il solo modo per rendere la vita dei ragazzi serena a scuola, nelle attività sportive e nel tempo libero. E’ doveroso anche sfatare notizie non vere o sommarie riguardo i vaccini nei bambini: molti affermano che il vaccino non è necessario perché i bambini non si ammalano di Covid. Questo non è assolutamente vero. I bambini si ammalano allo stesso modo e, soprattutto, nel periodo post-Covid possono sviluppare patologie infiammatorie molto gravi. Inoltre, se si lascia circolare il virus liberamente questo avrà la possibilità di mutare e diventare più virulento ed aggressivo”.

Il vaccino nei ragazzi dovrebbe essere reso obbligatorio, secondo lei?

“In linea generale non mi piace parlare di “obbligo” quando dovrebbe essere un “dovere” civico e morale rispondere all’offerta di vaccinazione. Le persone devono comprendere che l’immunità di gregge si raggiunge quando sarà vaccinata almeno il 75% della popolazione. Questo consentirà al virus di limitare la sua circolazione che, gradualmente, porterà alla scomparsa definitiva. Ovviamente, se non si capisce con le buone…. il fine può giustificare il mezzo!”.

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