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Salute

Vaiolo delle scimmie, rischiamo una nuova epidemia? Risponde il primario del Cotugno

"Al momento non ci sono elementi che supportino una tale ipotesi. Ma è bene fare prevenzione evitando il contatto stretto o sessuale con persone con febbre ed eventuali manifestazioni cutanee inusuali”. L'intervista al Dott. Alessandro Perrella

Dopo i casi segnalati in Gran Bretagna, Portogallo, e Spagna, il primo paziente con vaiolo delle scimmie è stato identificato anche in Italia. Si tratta di un uomo tornato dalle Isole Canarie che si è presentato al pronto soccorso del Policlinico Umberto I di Roma con qualche linea di febbre e delle piccole eruzioni cutanee. La diagnosi non ha lasciato spazio a dubbi. Il paziente è ora in isolamento. Altri due casi sospetti nel nostro Paese sono in fase di accertamento da parte dei medici dello Spallanzani. “Teniamo alto il livello di attenzione - ha detto il ministro della Salute Speranza -. Stiamo monitorando attentamente i pazienti segnalati in Italia e abbiamo allertato le Regioni per un tracciamento degli eventuali casi”. Anche l'Istituto superiore di sanità (Iss) ha attivato una task force per seguire al meglio l'evoluzione della situazione. "Ma al momento nel nostro Paese non si registra una situazione di allarme ed il quadro è sotto controllo" – ha dichiarato Anna Teresa Palamara, direttrice del dipartimento di Malattie Infettive dell'Iss.

La malattia è causata dal virus Monkeypox (appartenente alla famiglia degli Orthopoxvirus) che colpisce soprattutto primati e piccoli roditori nei Paesi tropicali dell’Africa centrale e occidentale. Viene chiamata "vaiolo delle scimmie" perché è stata identificata nelle scimmie da laboratorio nel 1958. Nel 1970, poi, è stato scoperto che il virus poteva causare anche una malattia negli esseri umani simile al vaiolo. Ma come si trasmette da animale a uomo? E con quali sintomi si manifesta? Ne abbiamo parlato con Alessandro Perrella, Direttore UOC malattie Infettive Emergenti e ad Alta Contagiosità dell’Ospedale Cotugno di Napoli.

Dott. Perrella, con quali sintomi si manifesta il vaiolo delle scimmie?

“L’infezione generalmente si manifesta con un'eruzione cutanea caratteristica, ma anche con febbre, mal di testa, dolori muscolari, mal di schiena, linfonodi ingrossati, brividi ed esaurimento. Il periodo di incubazione va in genere da 6 a 16 giorni, ma può arrivare fino a 21. La durata della malattia è variabile, ma a decorso moderato come entità. Quando comincia il distacco delle croste sulle pregresse vescicole il paziente non è più infettivo”.

In cosa si differenzia dal vaiolo umano?

“La differenza sostanziale con il vaiolo umano è nella specificità di specie, ovvero non nasce come patogeno per gli esseri umani, determinando in questi una malattie meno aggressiva”.

Chi è vaccinato per il vaiolo (ricordiamo che il vaccino è stato abrogato nel 1981) è coperto?

“La vaccinazione per il vaiolo conferisce una protezione riuscendo a limitare i sintomi e l’infezione. Tuttavia ricordiamo che le manifestazioni cliniche date da tale virus non hanno caratteristiche di criticità”.

In che modo si trasmette da animale a uomo, e da uomo a uomo?

“La trasmissione all'uomo può avvenire attraverso il contatto con un animale o un essere umano infetto o con materiale corporeo umano contenente il virus. La trasmissione tra gli esseri umani avviene principalmente attraverso grandi goccioline respiratorie. Poiché queste ultime non possono viaggiare lontano, è necessario un contatto faccia a faccia prolungato. Il virus può anche entrare nel corpo attraverso fluidi corporei, materiale della lesione o contatto indiretto con materiale della lesione”.

Quanto è pericoloso per l’uomo questo virus? 

“Clinicamente, allo stato attuale, la sua pericolosità è limitata. Desta interesse per il fatto che questa è la prima volta che vengono segnalate catene di trasmissione in Europa senza collegamenti epidemiologici noti con l'Africa occidentale e centrale, pertanto l'entità della trasmissione comunitaria è attualmente sconosciuta”.

Esiste una cura?

“La cura esiste ed è data da un antivirale approvato dalla FDA nel 2018, il Tecovirimat (TPOXX), recentemente approvato anche in EMA (Tecovirimat SIGA)”.

La UK health Security Agency ha affermato che alcuni contagi potrebbero essere avvenuti attraverso uno stretto contatto durante il sesso (in Europa la maggior parte dei casi riguarda uomini gay o bisessuali). Il focolaio europeo potrebbe, quindi, derivare dalla trasmissione sessuale?

“Questi sono i primi casi al mondo segnalati senza pregressi viaggi in aree a rischio e con diffusione prevalente ora tra gli MSM (man that have sex with man). Si ritiene che il virus del vaiolo delle scimmie abbia una trasmissibilità moderata tra gli esseri umani. In questo caso, la trasmissione tra partner sessuali, a causa del contatto intimo durante il sesso con lesioni cutanee infettive, sembra la più probabile modalità di trasmissione tra MSM. Vista la sua diffusibilità in questo contesto, potrebbe essere prevedibile che la diffusione comunitaria per contatti stretti di questo tipo sia significativa. Le indagini sono attualmente in corso, ma l’ipotesi più probabile nella genesi dei contagi sembra questa”.

Rischiamo una nuova epidemia?

“Al momento non ci sono elementi che supportino una tale ipotesi, per cui tranquillizziamo lettori e cittadinanza”.

Come possiamo fare prevenzione?

“Come ha sottolineato anche l’Istituto superiore di sanità, è importante evitare il contatto con persone con febbre e valutare con attenzione, prima di ogni contatto personale stretto o sessuale, la presenza di eventuali manifestazioni cutanee inusuali sulla cute del partner. Un comportamento utile a prevenire qualsiasi infezione sessualmente trasmissibile”.

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