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Salute

Variante Delta, De Feo: “Ragazzi, vaccinatevi per voi e per i vostri coetanei fragili"

“Con questa variante piuttosto rapida nell’infettare, i ragazzi hanno qualche probabilità in più di contrarre la malattia in maniera sintomatica. Il vaccino è l’unica arma che abbiamo per sconfiggere il virus e tutelare i giovani sani e con patologie croniche”. L’intervista all’ex Direttore del Centro Diabetologico del Cardarelli

Mentre la politica continua a dibattere su Green pass e obbligo vaccinale, la variante Delta non rallenta la sua corsa nel nostro Paese dove è, ormai, dominante. All’origine della sua maggiore trasmissibilità, un minore tempo di incubazione e una maggiore carica virale, caratteristiche genetiche che la rendono fra il 50% e il 60% più contagiosa rispetto all’Alfa. “Maspiega il Prof. M. E. De Feo - non sembra che questa variante sviluppi una forma più grave della malattia rispetto alle precedenti. Sappiamo che è più efficiente a diffondersi tra un individuo e l’altro, è circa 7 volte più infettiva della prima variante, e che entra nelle cellule bersaglio e comincia a riprodursi più in fretta rispetto al virus originario”. Sui vaccini anti-Covid, continua De Feo: “Chi non ha completato il ciclo di vaccinazione (prima dose + seconda dose), se incontra la variante Delta si ritroverà in breve tempo le proprie cellule invase dal virus in piena replicazione prima che le difese immunitarie si attivino in maniera efficiente. Quindi, soprattutto i giovani, non ancora vaccinati, o coloro che hanno avuto solo la prima dose, potrebbero rischiare di ammalarsi in maniera sintomatica e, talvolta, sviluppare la malattia anche con forme gravi”. Vaccinare o meno gli adolescenti tra i 12 e i 17 anni è l'altro tema caldo del momento sul quale è nato un accesso dibattito che ha spaccato non solo la politica ma anche la comunità scientifica. Gli esperti - a cominciare dal Prof. Franco Locatelli, pediatra e coordinatore del Cts - ribadiscono che "la vaccinazione per i ragazzi dai 12 in su è sicura, in quanto approvata dopo stringenti esami, e decisiva per arginare la pandemia". Della vaccinazione nei ragazzi e di cosa rischiano i giovani adolescenti affetti da patologie croniche come il diabete di Tipo 1, ne abbiamo parlato con il Prof. De Feo. Eugenio M. De Feo, ex Direttore del Centro Diabetologico del Cardarelli e consulente scientifico della FAND (Associazione Italiana di Diabetologia).

- Prof. De Feo, quali rischi corrono i bambini e i giovani adolescenti affetti da patologie croniche come il diabete di Tipo 1?

“I ragazzi con diabete di Tipo 1 corrono gli stessi rischi dei loro coetanei non diabetici. Questi pazienti non hanno un sistema immunitario più debole, ma più reattivo. Tuttavia, con questa variante piuttosto rapida nell’infettare, i ragazzi hanno qualche probabilità in più, rispetto a quel che accadeva con le varianti precedenti, di contrarre la malattia in maniera sintomatica ed, in tal caso, un ragazzo diabetico avrebbe anche delle difficoltà nel controllo delle glicemie che si alterano notevolmente in corso di altre malattie. Il consiglio, quindi, è di vaccinare i ragazzi diabetici con le stesse modalità dei loro coetanei non diabetici seguendo le indicazioni dell’AIFA per le fasce d’età da vaccinare e i vaccini da usare. Io, inoltre, suggerisco anche di effettuare un test sierologico, prima di sottoporre i ragazzi al vaccino, per verificare che non si siano già immunizzati per una infezione decorsa in maniera del tutto asintomatica. I soggetti che hanno già avuto un contatto con il Covid e lo hanno superato sono, infatti, da considerare a tutti gli effetti vaccinati con una doppia dose, quindi sono protetti anche dalla variante Delta, e prima di 8-9 mesi non necessitano di richiami”.

- Cosa pensa dei “No-Vax” che dichiarano di non volersi vaccinare perché ritengono che i vaccini attualmente in uso non sono sufficientemente sperimentati e non vogliono fare le cavie...

“I farmaci, in genere, vengono immessi in commercio dopo lunghi periodi di sperimentazioni, ma effettuate su un numero limitato di soggetti. Solo dopo l’uso su centinaia di migliaia di soggetti, ci accorgiamo di alcuni effetti collaterali non emersi durante la fase di sperimentazione. Per quanto riguarda i vaccini anti-Covid, è vero che il tempo di immissione in commercio è stato breve, per motivi evidenti, ma sono ormai stati somministrati già a milioni e milioni di individui senza che siano emersi effetti collaterali gravi e frequenti. Se una persona “No-Vax” dovesse contrarre il Covid in maniera sintomatica deve tener presente che tutti i farmaci che oggi si usano per curare, ed eventualmente salvare la vita nel caso in cui si venga ricoverati in rianimazione, come gli anticorpi monoclonali e i farmaci biologici, sono sicuramente poco sperimentati e spesso ancora non autorizzati per l’uso contro il SARS-CoV-2. Quindi, un medico del Pronto Soccorso o di un reparto di Degenza o di una Rianimazione dovrebbe curare un soggetto che si è dichiarato “No-Vax” solo con tachipirina, cortisone, e antibiotico, a meno che il paziente malato e ricoverato non rilasci una chiara liberatoria ad utilizzare farmaci non sperimentati specificamente per l’uso contro il SARS-CoV-2. I medici non possono usare farmaci senza il consenso del paziente. Non so se si dovessero ritrovare in pericolo di vita, continuerebbero ad essere così fermi nelle loro convinzioni”.

- Sono sempre di più i vaccinati che si stanno infettando con la variante Delta. Questo significa che un soggetto che ha ricevuto entrambe le dosi di vaccino, non solo può contrarre il SARS-CoV-2, ma può anche fungere da veicolo di trasmissione…

“E’ raro che un soggetto vaccinato con doppia dose, o guarito da SARS-CoV-2, abbia una infezione da variante Delta che può trasformarsi in malattia vera e propria. Per le ragioni esposte prima è, però, possibile che possa infettarsi ed essere portatore di un virus vivo, e, quindi, trasmissibile, per alcune ore o forse qualche giorno, prima che il sistema immunitario prenda il sopravvento ed elimini qualunque traccia del virus. I soggetti che oggi stanno manifestando forme sintomatiche e, talvolta, gravi sono quasi esclusivamente i giovani non ancora vaccinati con doppia dose o gli anziani “No-Vax”. I pochi casi di soggetti regolarmente vaccinati che manifestano sintomi importanti di infezione da variante Delta fanno parte, molto probabilmente, di quell’8-10% di soggetti che sappiamo non rispondere alle due dosi di vaccino. Credo che sia importante che il nostro Sistema Sanitario Nazionale preveda di somministrare una terza dose, semmai con un vaccino diverso a tutti quei soggetti che, dopo aver completato il normale ciclo vaccinale, presentino livelli anticorpali uguali a quelli di un soggetto non vaccinato”.

- Cosa si dovrebbe fare, secondo lei, in questa fase della pandemia, per difendersi e arginare il contagio?

“Insistere con i vaccini ed evitare qualunque occasione di contatti stretti con più persone sconosciute, e questo vale anche per chi si è già vaccinato. Quindi, riprendere con alcune occasioni di incontri sociali, ma se non si riescono a mantenere le giuste distanze e la corretta ventilazione degli ambienti, è sempre consigliabile usare le mascherine”.

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