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Vaccino anti-Covid, l’ematologo: “Priorità ai pazienti oncologici in trattamento attivo”

"La vaccinazione contro il SARS-CoV-2 deve essere offerta a questa categoria di pazienti con le stesse indicazioni valide per la popolazione generale, a meno che non vi siano controindicazioni note, come allergie riferite ed accertate ai componenti del vaccino”. L’intervista al dott. Claudio Cerchione

Con il V-Day dello scorso 27 dicembre è stata avviata in Italia e in tutti i paesi Ue la campagna vaccinale contro il Covid -19. Il Ministero della Salute ha elaborato un piano strategico suddiviso in 4 fasi che prevede la somministrazione del vaccino in base a specifici fattori di rischio. Nella prima fase di disponibilità limitata delle dosi, attualmente in corso, è stata data priorità a tre categorie: il personale medico, gli anziani e i dipendenti delle Rsa, e gli over 80. Secondo il cronoprogramma, gli appartenenti alle categorie suddette saranno vaccinate nel primo trimestre del 2021; entro il secondo sarà, invece, coinvolta la fascia di età 60-79 anni e le persone con almeno una patologia cronica. Con l'aumento delle dosi di vaccino disponibili, poi, si passerà a vaccinare, tra il secondo e il terzo trimestre, le altre categorie tra cui gli appartenenti ai servizi essenziali (insegnanti e personale scolastico, forze dell'ordine, personale delle carceri e di comunità, ecc.); infine, nel quarto trimestre la vaccinazione sarà estesa al resto della popolazione. Da quando è stata avviata la campagna, tutti gli esclusi dalle categorie a massima priorità si saranno chiesti “quando arriverà il mio turno?”. Tra questi ci sono anche i pazienti affetti da patologie oncologiche e oncoematologiche che da inizio pandemia vivono un doppio dramma: il terrore della malattia da un lato, e la paura di contrarre il Covid dall’altro. A preoccuparli è anche il rischio di maggiori complicanze in caso di infezione da SARS-CoV-2 e i numerosi dubbi riguardo il vaccino anti-Covid-19. "Posso vaccinarmi?" "Quando sarà il mio turno?" "Posso sottopormi al vaccino anche se sto facendo la chemioterapia?" Abbiamo cercato di rispondere alle domande più frequenti con l’aiuto dell’ematologo napoletano, il Dott. Claudio Cerchione, Dirigente medico e Ricercatore presso l’Istituto Scientifico Romagnolo per lo Studio e la cura dei Tumori – IRST IRCCS, nonchè Presidente della Society of Hematologic Oncology (SOHO) Italy.

- Dott. Cerchione, i pazienti “fragili” affetti da patologie croniche, oncologiche, cardiache ed ematologiche sono in Italia oltre 11 milioni. Questa classe di pazienti corre un rischio maggiore di contrarre il Covid-19?

“I pazienti affetti da patologie croniche corrono un maggior rischio di contrarre infezioni, e, in particolare, l’infezione da COVID-19, ma anche di sviluppare maggiori complicanze cliniche legate ad esse. In particolare, il paziente oncologico ed oncoematologico risulta a maggior rischio non soltanto per la patologia in sé, che spesso è correlata a un’alterazione del sistema immunitario, ma anche per i trattamenti attivi contro la neoplasia, costituiti da chemioterapie, chemioimmunoterapie ed immunoterapie, che tra gli effetti collaterali principali hanno proprio l’incremento del rischio infettivo”.

- Quali sono le raccomandazioni principali per i pazienti oncologici e oncoematologici in corso di pandemia?

“Ai nostri pazienti raccomandiamo sempre norme igieniche rigide che devono essere seguite con “maniacalità” soprattutto in questo periodo di pandemia. Queste norme devono essere osservate sia dal paziente che da chi fa parte del suo nucleo familiare, oltre a dover ridurre al minimo i contatti con persone che non fanno parte del proprio nucleo familiare. Al tempo stesso raccomandiamo ai nostri pazienti di non rimandare le visite diagnostiche, le terapie e tutti i controlli clinici e radiologici programmati: devono fidarsi delle nostre valutazioni, del nostro saper mettere sulla bilancia i loro rischi e i benefici correlari a un accesso in ospedale o in un centro specialistico, del nostro lavorare in sicurezza. Saremo noi a riprogrammare qualunque prestazione ritenuta differibile, in alternativa, il paziente non deve mai “personalizzare” gli appuntamenti, e questo vale anche per i pazienti in follow-up. Il paziente oncologico non deve mai dimenticare che il nemico numero uno resta il tumore, anche in pandemia”.

- I malati oncologici sono più a rischio complicanze cliniche rispetto alla popolazione generale?

“Il paziente oncologico/oncoematologico, avendo un sistema immunitario molto spesso deficitario, è a maggior rischio di complicanze cliniche per qualunque infezione, così anche per l’infezione da COVID-19. Inoltre, una complicanza indiretta che può causare un’infezione in questi pazienti è il rinvio della terapia, impattando, pertanto, sulle schedule previste e potenzialmente anche sull’esito dei trattamenti stessi”.

- Quanto è importante per questi pazienti il vaccino anti-Covid?

“Il vaccino per questi pazienti è fondamentale, e ancor più per chi ha un sistema immunitario potenzialmente compromesso, non soltanto per proteggerli da un’infezione potenzialmente letale in tutta la popolazione, ma anche per consentire loro di portare avanti più serenamente il proprio percorso di cure antineoplastiche senza ritardi né “incidenti di percorso”.

- Tutti i pazienti oncologici e oncoematologici possono essere vaccinati?

“Secondo i dati scientifici derivanti dagli studi attualmente disposibili, la vaccinazione contro il SARS-CoV-2 deve essere offerta a tutta la popolazione dei pazienti oncologici e oncoematologici con le stesse indicazioni della popolazione generale, a meno che non vi siano controindicazioni note, come allergie riferite ed accertate ai componenti del vaccino. Le attuali raccomandazioni internazionali non si riferiscono specificamente alla popolazione oncologica ma, più in generale, ai pazienti immunocompromessi, ribadendo tuttavia il rischio di risposte immunitarie potenzialmente ridotte e sulla necessità di continuare a seguire tutte le raccomandazioni per proteggersi dal COVID-19. Anche se i pazienti oncologici non sono stati specificamente inseriti negli studi clinici che hanno confermato l’efficacia del vaccino e portato all’approvazione dello stesso, i potenziali benefici derivanti dalla protezione acquisita contro il COVID-19 appaiono sicuramente superiori rispetto ai rischi, essendo questi ultimi associati soltanto ad una potenziale minore efficacia piuttosto che a un ridotto profilo di sicurezza”.

- Quando può sottoporsi al vaccino un paziente che sta seguendo una terapia oncologica?

“Soltanto quando e se possibile, la somministrazione del vaccino deve essere eseguita prima dell'inizio della terapia oncologica. Naturalmente va data precedenza a un tempestivo avvio delle cure antineoplastiche, e nei pazienti che hanno già iniziato il percorso terapeutico. I dati scientifici che abbiamo a disposizione al momento non indicano una tempistica specifica di somministrazione. L’esperienza maturata nella somministrazione dei vaccini antinfluenzali e antipneumococcici in pazienti in trattamento oncologico/oncoematologico attivo (con chemioterapia, immunoterapia, chemioimmunoterapia, qualunque tipo di terapia biologica , radioterapia e trapianto autologo o allogenico di cellule staminali, o anche in corso di terapie sperimentali) ci fa preferire, qualora possibile, la programmazione del vaccino in prossimità della somministrazione del trattamento, momento in cui la conta leucocitaria è la migliore possibile, evitando di vaccinare in fase di aplasia o in prossimità della stessa”.

- Questo discorso vale anche per un paziente oncologico in follow-up?

“Assolutamente sì. Per loro valgono i consigli e le controindicazioni della popolazione generale”.

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