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Diabetici e vaccino anti-Covid, il Prof. De Feo: “Si dia priorità ai pazienti ad alto rischio”

“Si è visto che il diabetico di tipo 1 ha un sistema immunitario iperreattivo per cui in questi pazienti non vi è una grossa incidenza di casi Covid gravi. A rischiare complicanze cliniche è, invece, il paziente con diabete di tipo 2”. L’intervista all’ex Direttore del Centro Diabetologico del Cardarelli

Sappiamo che gli anziani e le persone con patologie pregresse sono più a rischio complicanze cliniche causate dal Covid-19. Tra questi ci sono anche i pazienti affetti da diabete, una malattia che interessa oltre 3 milioni di persone in Italia. In realtà per questa categoria di pazienti il rischio di contrarre il SARS-CoV-2 è lo stesso della popolazione sana, ma in caso di contagio il decorso della malattia potrebbe essere più grave (insufficienze respiratorie, coma iperglicemico, peggioramento delle complicanze già in atto). Questo perché la presenza del diabete aumenta la suscettibilità del paziente alle infezioni secondarie: l’iperglicemia cronica peggiora, infatti, il decorso di un’ampia gamma di patologie infettive, tra cui quella da Covid-19. Si è osservato, inoltre, che il rischio di complicanze è maggiore nel paziente con diabete di tipo 2. “Il diabetico di tipo 1, invece, essendo in genere più giovane, - spiega il Prof. Eugenio M. De Feo - ha un sistema immunitario iperreattivo, per cui gode di una certa protezione. Abbiamo notato che questa classe di pazienti, se contrae il Covid-19, è spesso asintomatica o paucisintomatica”. E' chiaro che il rischio di sviluppare forme gravi della malattia sia maggiore nei pazienti anziani (diabetici di tipo 2) con presenza di comorbidità quali ipertensione, obesità, malattie cardiovascolare, e minore nei pazienti giovani e pediatrici (spesso diabetici di tipo 1). In un contesto di elevato impatto epidemiologico e clinico-sanitario associato alla patologia diabetica, come quello italiano, quanto è importante il vaccino contro il Covid-19? Ne abbiamo parlato con il Prof. Eugenio M. De Feo, ex Direttore del Centro Diabetologico del Cardarelli e consulente scientifico della FAND (Associazione Italiana di Diabetologia).

- Prof. De Feo, le persone diabetiche hanno un rischio aumentato di contrarre il Covid-19?

“La domanda richiede due risposte. Il diabete è una malattia che ha una doppia componente: esiste un diabete di tipo 2, quello classico, quello che colpisce gli adulti o gli anziani, e che, in genere, viene trattato con pillole o, in alcuni casi, con l’insulina. Poi c’è un diabete di tipo 1, meno frequente, che colpisce soprattutto i giovani, ma può colpire anche in età più adulta (tra i 30 e i 40 anni), e ha una genesi autoimmune. Si è visto che il diabetico di tipo 1 ha un sistema immunitario iperreattivo e molto probabilmente è per tale motivo che in questi pazienti non è stata osservata una grossa incidenza di casi Covid gravi. Questi pazienti godono di una sorta di protezione per cui manifestano la malattia in forma asintomatica o con sintomi molto lievi. Al contrario, il paziente con diabete di tipo 2 non ha questa protezione, per cui ha lo stesso rischio, se non maggiorato, della popolazione sana di contrarre ed avere conseguenze per il SARS-CoV-2. Questo perché trattandosi di pazienti adulti o anziani che hanno un diabete già da diversi anni, hanno organi, quali il cuore, i polmoni, i vasi sanguigni, ecc., già interessati da complicanze e quindi più fragili in corso di attacco virale”.

- Quanto è importante il vaccino anti-Covid per questa categoria di pazienti?

“E’ fondamentale! Questo tipo di popolazione andrebbe protetta al più presto. Il diabetico dovrebbe essere vaccinato insieme alla popolazione più anziana. Però si può fare una distinzione: la priorità va data al diabetico di tipo 2, mentre il diabetico di tipo 1 può attendere un secondo momento perché non corre i rischi del primo, beneficiando della protezione genetica di cui ho parlato prima. D’altro canto i vaccini attualmente disponibili non hanno ancora le indicazioni per la somministrazione nei ragazzi al di sotto dei 16 anni. Nel caso, però, in cui il diabetico di tipo 1 non sia più giovanissimo ed abbia sviluppato complicanze, deve rientrare anche lui nei soggetti ad alto rischio che devono sottoporsi alla vaccinazione”.

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