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Venerdì, 19 Aprile 2024
Salute

Tumore al polmone, il record dei casi in Campania

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di NapoliToday

Con 112 casi ogni 100mila abitanti, la Campania è la regione italiana con la più alta incidenza di tumore al polmone. In numeri assoluti, sono circa 4.100 le nuove diagnosi attese con un rapporto di 3 a 1 (3.000 uomini e 1.100 donne). Il tumore del polmone è infatti la seconda neoplasia più frequente negli uomini e la terza nelle donne. La maggior parte dei casi di tumore del polmone (85-90%) corrisponde all’istologia non a piccole cellule (non-small cell lung cancer, NSCLC). Fino a circa 10 anni fa, la chemioterapia rappresentava l’unica opzione disponibile per il trattamento di questi pazienti, ed era purtroppo caratterizzata da un’efficacia limitata. Negli ultimi anni la strategia terapeutica nei pazienti affetti da NSCLC in stadio avanzato è profondamente cambiata. Abbiamo infatti assistito ad un’importante rivoluzione terapeutica che è rappresentata dai farmaci a bersaglio molecolare. Oggi circa un terzo dei tumori del polmone si può affrontare con un approccio nel contesto della medicina di precisione, andando cioè a ricercare target molecolari per i quali sono stati sviluppati farmaci mirati. Un’opportunità importante per i pazienti, perché usare farmaci specifici ha portato a un’efficacia superiore dei trattamenti e ad una migliore tollerabilità alle cure, garantendo lunghe aspettative di vita per una malattia che fino a 15 anni fa aveva una prognosi decisamente infausta. La profilazione molecolare, ovvero l’analisi volta a identificare le alterazioni sul tessuto tumorale creando una vera e propria carta d’identità del tumore, è fondamentale sia per quanto riguarda la diagnosi, sia per quanto riguarda lo sviluppo di trattamenti personalizzati e sempre più efficaci. Raccogliere dati sulle alterazioni molecolari note e meno note e far evolvere le conoscenze in questo ambito rappresenta quindi un elemento cruciale, soprattutto in una neoplasia con un’incidenza così elevata, come quella polmonare. La piattaforma ATLAS – realizzata da Medica Editoria e Diffusione Scientifica con il patrocinio di WALCE Onlus – è il primo database a livello nazionale si pone proprio l’obiettivo di ricostruire la fotografia della prevalenza delle mutazioni del tumore al polmone dove la presenza di alterazioni del DNA rende il paziente eleggibile al trattamento con farmaci a bersaglio molecolare. “Una piattaforma come ATLAS consente al clinico, al patologo e al biologo molecolare di avere accesso a informazioni aggregate fornite da altri centri italiani in modo rapido e semplice”, spiega Silvia Novello, professore ordinario di Oncologia Medica all’Università di Torino e membro del board scientifico della piattaforma. Agevolare l’accesso questa mole di informazioni sistematizzate rappresenta un concreto beneficio non solo per i clinici, che possono comprendere il valore clinico di ogni singola mutazione, ma anche per i pazienti, che indipendentemente da dove vivono e vengono curati, possono avere accesso a terapie innovative ed altamente efficaci. Molte alterazioni molecolari che vengono oggi identificate e che verranno descritte nel prossimo futuro saranno percentualmente rare. Proprio su queste alterazioni meno frequenti è importantissimo che chi fa la diagnosi e chi prescrive la terapia possano confrontarsi con altri centri e possano farlo in maniera rapida e semplice. “Il nostro database fornisce anche informazioni cliniche associate a delle specifiche mutazioni e consente al medico di indirizzare il paziente verso sperimentazioni adatte proprio a quel tipo di tumore”, sottolinea Giancarlo Troncone, ordinario di Anatomia Patologica all’Università di Napoli Federico II, anche lui nel board scientifico del progetto. “Questo risulta essere un beneficio concreto per i pazienti”. Oggi sono più di 3.500 i dati inseriti nella piattaforma derivanti dai primi 7 centri oncologici, tra cui il Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Università degli Studi di Napoli Federico II. Entro la fine dell’anno, i centri aumenteranno a più di 20, garantendo una buona copertura del territorio nazionale. “Il nostro è un progetto inclusivo e chiunque voglia associarsi è il benvenuto. In questo modo stiamo cercando di, colmare un vuoto conoscitivo a livello nazionale. In altri Stati europei, come la Francia, sono attivi database simili al nostro che consentono di capire anche quanto siano diffuse le tecniche di profilazione genomica. Dato che, invece, in Italia ancora non abbiamo”, continua Troncone. La piattaforma ha quindi un importante valore di ricerca e ha già portato a pubblicazioni scientifiche su riviste indicizzate. “Il nostro sistema è stato sviluppato seguendo i criteri di nomenclatura internazionali quindi i dati possono essere messi a confronto con quelli di altre nazioni a scopo scientifico, sempre nel rispetto della privacy dei pazienti. Alcune delle mutazioni sono rare e solo raggiungendo un numero significativo di casi possiamo ottenere indicazioni rilevanti”, spiega Umberto Malapelle, a capo del laboratorio di patologia molecolare predittiva dell’Università di Napoli Federico II e membro del board scientifico di ATLAS.

Oggi la piattaforma si occupa di tumore del polmone, ma l’obiettivo è quello di espandersi e raccogliere dati relativi ad altri tumori solidi. Ambizione di ATLAS è infatti quella di poter fare la differenza in ogni caso in cui la presenza di alterazioni del DNA renda il paziente eleggibile al trattamento con farmaci a bersaglio molecolare.

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