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Giovedì, 18 Aprile 2024
Salute

Tentativi di suicidio tra i minori, il primario del Santobono: "Impariamo a riconoscere i segnali di disagio"

“Per far fronte all’aumento preoccupante dei casi di autolesionismo, abusi e maltrattamenti, il Santobono ha costituito un team di specialisti per intervenire subito e proteggere il minore”. L’intervista al dott. Vincenzo Tipo

Ogni giorno nel nostro Paese una ragazza o un ragazzo, adolescente, ma anche pre-adolescente, tenta il suicidio. Negli ultimi due anni si è registrato un incremento dei casi del 75%. A questi si aggiungono poi i 100mila giovanissimi che hanno preso la strada della morte sociale, i cosiddetti hikikomori, isolati nella loro stanza, in fuga dall’interazione col mondo. Un fenomeno preoccupante, emerso nel corso del XVI Congresso Scientifico Nazionale dei Pediatri di Famiglia, conseguenza delle restrizioni sociali imposte dalla pandemia che hanno impattato fortemente sul benessere psicologico dei piu' giovani. “I lockdown totali, decisi nel periodo iniziale, le misure restrittive successive, quelle costanti di distanziamento per la prevenzione del contagio - ha spiegato Silvia Zecca, co-referente nazionale FIMP Gruppo “Abuso e maltrattamento dei minori" -, hanno contribuito a creare un fortissimo disagio, un urlo silenzioso di cui ci siamo accorti nei nostri studi e poi con i dati raccolti nei Pronto Soccorso. L’ospedale pediatrico “Bambino Gesù” di Roma ha rilevato nel biennio 2018-19, 464 accessi per ideazione suicidaria, tentativo di suicidio e autolesionismo. Nel 2020-21 sono passati a 752, con un aumento di oltre il 60%”.

I numeri a Napoli

Ad aver registrato un aumento di tentativi di suicidio e casi di autolesionismo tra i minori anche l'ospedale pediatrico Santobono di Napoli. “Solo nell’ultimo mese - racconta a NapoliToday il primario Vincezo Tipo - sono arrivati al Pronto Soccorso ben 5 ragazzini accompagnati al PS per tentato suicidio. Negli anni precedenti registravamo questi numeri in un intero anno”. Non solo casi di autolesionismo e comportamenti suicidari, gli esperti segnalano anche un incremento di casi di violenza e abusi, spesso anche su bambini molto piccoli: dal 2010 i casi sono raddoppiati passando dai 15-18 all’anno ad oltre 30. “Sono interessate tutte le età - spiega Tipo - con una prevalenza del sesso femminile e della prima infanzia. Abbiamo avuto lesioni da percosse con danni anche gravi (fratture di arti, ferite, escoriazioni), violenza assistita, sindrome del bambino scosso (che comporta lesioni cerebrali severe) e abusi sessuali. Ma sempre più frequenti sono i casi di incuria, discuria o, anche, ipercuria, che possono determinare condizioni che mettono a rischio la vita dei bambini”. “Spesso – continua il primario – si tratta di minori con genitori con problemi legati alle dipendenze da sostanze (alcol o droga), ma anche insospettabili che finiscono per scuotere violentemente i bambini che piangono”. Per far fronte a questa emergenza il Santobono ha costituito un Team dedicato all’abuso ed alla violenza sui minori che comprende un pool di specialisti per una presa in carico completa del minore.

Dott. Tipo, a cosa è dovuto questo aumento di casi di autolesionismo e maltrattamenti su minori?

“L’ aumento è strettamente legato alla pandemia. Probabilmente sono la spia di un disagio psichico legato alla crisi generale che ha generato il Covid. Ma comunque credo che le motivazioni siano varie: scarsa presa in carico da parte dei genitori, poca attenzione ai bisogni dei minori, elevata condizione di stress e, soprattutto, l’inarrestabile escalation di violenza che è sotto gli occhi di tutti”.

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Al Santobono avete costituito un team che si attiva quando c’è un sospetto di maltrattamento su minore. Che tipo di assistenza offre?

“Sì, è stato costituito un Team di specialisti che si prende carico del minore, attraverso un percorso ben definito, quando c’è un sospetto di abuso o maltrattamento. Il percorso si attiva col Triage: in questa fase le infermiere, appositamente formate, individuaranno i campanelli d’allarme. La presenza di un sospetto farà poi scattare un alert silenzioso che tende a proteggere il bambino e sottrarlo da un eventuale reiterazione della violenza. Tutto questo sempre in stretta collaborazione con la Procura e le forze dell’ordine che vengono prontamente allertate. Naturalmente, se il sospetto non risulta fondato, il caso si smonta senza che nessuno ne abbia percezione. D'altronde già in passato siamo riusciti ad intercettare, molto precocemente, condizioni di criticità ed a proteggere i minori da esiti gravi. Ora, questo percorso ci aiuterà a farlo meglio".

Questo percorso si attiva quando la violenza è già stata compiuta. Come si può fare prevenzione?

“I bambini mandano continuamente segnali, basta saperli leggere ed interpretare. Ogni persona che, per motivi di lavoro o altro, ha un contatto continuativo con minori dovrebbe formarsi adeguatamente per cercare di capire e comprendere i segni di disagio. Il bambino piccolo se spaventato, diffidente, violento o con segni fisici non compatibili con i normali piccoli traumatismi dell’infanzia va subito attentamente monitorato. Così come il bambino più grande che ha un'improvvisa involuzione nel rendimento scolastico, un rifiuto ad andare a scuola o a frequentare gli amici abituali non va lasciato solo. Una adeguata formazione dovrebbero averla anche i docenti, gli istruttori di attività sportive, i catechisti, le babysitter, ecc. I disagi dei bambini sono sempre forieri di situazioni difficili che sono alle loro spalle. Saperli intercettare, spesso, può salvare una piccola vita”.

Che ruolo hanno in tutto questo i pediatri di famiglia?

“Il pediatra di famiglia ha un ruolo di primo piano. Questo perchè non solo conosce il bambino sin dalla nascita, ma entra nelle case, osserva il contesto familiare, e può intercettare i segnali di pericolo all’interno della famiglia stessa. Inoltre, il bambino si fida molto del “suo pediatra” e questo potrebbe indurlo a riferirsi ed a cercare in lui un aiuto, se necessario. Spesso quando abbiamo un sospetto “border line” chiamiamo il pediatra per segnalarlo raccomandandoci di accendere un riflettore, e abbiamo trovato sempre una grande sensibilità e collaborazione". 

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