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Salute

I vaccini nella storia: Napoli all'avanguardia con la prima vaccinazione di massa nel 1801

Dal vaiolo al covid-19, l’elenco degli scienziati che con i loro vaccini hanno salvato milioni di vite rivoluzionando la storia della medicina

Il vaccino anti-covid sembra essere l’unica arma per un ritorno alla normalità. Mentre le aziende farmaceutiche continuano a produrre i vaccini contro il Sars-Cov-2, approvati dalle autorità per le attività regolatorie dei farmaci, e i ricercatori proseguono con gli studi per trovarne di nuovi sicuri ed efficaci, può essere interessante ripercorrere brevemente la storia secolare della “vaccinazione” e conoscere gli scienziati che con i loro studi hanno salvato milioni di vite rivoluzionando la storia della medicina.

A NAPOLI LA PRIMA VACCINAZIONE DI MASSA CONTRO IL VAIOLO

Nel 1777 a Napoli scoppiò una terribile epidemia di vaiolo, un virus molto contagioso e spesso letale: 1 malato su 6 moriva, mentre coloro che contraevano una forma meno grave della malattia molte volte restavano ciechi o deformi. Alla metà del secolo gia' si contavano 60 milioni di morti. Anche Filippo di Borbone, primogenito di Carlo III di Spagna, morì a 30 anni affetto dal vaiolo. Il fratello Ferdinando IV, Re di Napoli, provato dalla scomparsa di Filippo, decise di sottoporsi e sottoporre i suoi tre figli alla “variolizzazione”, metodo di prevenzione anti-vaiolo sperimentato in terra ottomana e praticata dalla suocera Maria Teresa d’Asburgo sui suoi figli. Il rudimentale vaccino, fortemente ostacolato dalla Chiesa, prevedeva l’inoculazione di materiale pustoloso prelevato da lesioni vaiolose dei malati. Una procedura non sicura con alti i rischi di infettarsi o morire a causa della malattia. Non fu questo il caso di Feridinando IV che ebbe solo numerose pustole sul viso e sul corpo, ma tornò in salute in poco tempo. Sostenuto anche dalla moglie Maria Carolina, donna assai colta e ben disposta ai progressi della scienza, il Re di Napoli fece della “variolizzazione” una sua priorità. Nel 1801, per prevenire la diffusione del vaiolo in tutto il Regno, rese obbligatorio il vaccino ideato da Edward Jenner pochi anni prima (si tratta del primo vero vaccino anti-vaiolo basato sull’inoculazione del pus prelevato da vacche infette) prima a Napoli e poi nel 1802 la estese a tutto il Regno. Il decreto del 7 maggio 1807 istituì, infine, un "Comitato centrale dì vaccinazione" con sede a Napoli, composto da dieci soci ordinari, due aggiunti, dodici vaccinatori e un segretario perpetuo. Quella di Ferdinando IV di Borbone viene ricordata come la prima vaccinazione di massa della storia. Tuttavia, a quel tempo non pochi furono gli atteggiamenti di ostilità verso tale pratica, soprattutto nelle fasce più povere della popolazione. Il Re di Napoli, così, decise di coinvolgere i parroci e le levatrici locali per convincere le masse sull’utilità della vaccinazione nel salvare la vita dei propri figli. Non solo. Per convincerli, si inventò anche una sorta di lotteria con un premio in denaro. La fine della storia la conoscete: l’OMS ha dichiarato ufficialmente eradicata questa malattia nel 1980.

I VACCINI NELLA STORIA:

  • 1796 - Jenner inventa il vaccino contro il vaiolo

Il vaiolo  è una malattia infettiva causata da due varianti del virus Variola (la Variola maior e la Variola minordi) che nel 30% dei casi risulta letale. Come per la maggior parte delle malattie virali anche per il vaiolo non è mai stato disponibile un trattamento terapeutico efficace, l’unica arma per contrastarlo è sempre stata la prevenzione attraverso la vaccinazione. L'ultimo caso conosciuto di vaiolo nel mondo è stato diagnosticato nel 1977 in Somalia. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato ufficialmente eradicata questa malattia nel 1980 (in Italia la vaccinazione è stata sospesa nel 1977). Il vaccino anti-vaioloso fu creato nel 1796 dal medico inglese Edward Jenner che inoculò in un soggetto sano del materiale purulento proveniente da pustole di vaiolo per ottenere una protezione dal virus. Fece questo perchè aveva notato che le donne che si occupavano della mungitura contraevano spesso il vaiolo bovino (forma non grave per l’uomo), ma raramente venivano colpite dalla forma umana del vaiolo. Per dimostrare la sua teoria, il medico inglese decise di inoculare in un bambino di otto anni, figlio del suo giardiniere, il siero proveniente da pustole di vaiolo bovino e successivamente lo infettò con il vaiolo umano: il piccolo risultò immune. Già in precedenza erano stati fatti tentativi analoghi di prevenzione del vaiolo: alla fine del ’600 Lady Montagu, moglie dell’ambasciatore inglese a Costantinopoli, aveva promosso in Inghilterra la pratica della “variolizzazione”, secondo un’usanza già diffusa in Oriente. La pratica consisteva nell’iniettare una certa quantità di pus prelevato da un malato in via di guarigione, in un soggetro sano provocando il vaiolo.  Molte volte, però, questa pratica risultava letale. La scoperta di Jenner risolse il problema: il suo vaccino contro il vaiolo fu il primo della storia a dimostrare una protezione effettiva del virus senza il rischio di contrarre un’infezione mortale. La pratica, a quel tempo, fu contrastata dalla Chiesa perché considerata un insulto al creatore. Con il prevalere delle idee libertarie, negli anni successivi alla Rivoluzione francese, la vaccinazione divenne poi una pratica generalizzata. 

Da cosa era composto il vaccino?

Dal virus “Vaccinia” di origine bovina (da qui è derivato anche il termine “vaccinazione”). Proprio perchè contiene il virus vivo, la vaccinazione dev’essere effettuata con molta cautela per evitare una diffusione del virus a zone del corpo lontane dal punto di inoculo. La vaccinazione antivaiolosa garantisce una elevata immunità contro il vaiolo per 3-5 anni, dopodiché il livello di protezione decresce. Se una persona è nuovamente vaccinata, l'immunità dura più a lungo. Nella storia il vaccino si è dimostrato efficace nel prevenire l'infezione da vaiolo nel 95% delle persone vaccinate. Si è dimostrato, inoltre, efficiente anche a contatto già avvenuto, purché somministrato entro pochi giorni dall'esposizione al virus.

Come avveniva la vaccinazione?

La vaccinazione veniva effettuata con un ago particolare che inoculava sotto pelle diverse dosi del virus causando una piccola escoriazione. Se la vaccinazione aveva successo nel giro di 3 o 4 giorni si formava una piccola ferita rossa che si sarebbe trasformata in una vescica, si sarebbe riempita di pus, e, quindi, avrebbe cominciato a seccarsi. Nella terza settimana dopo la vaccinazione, la crosticina si sarebbe, infine, prima seccata e poi caduta, lasciando una cicatrice permanente.

  • 1880 - Behring e Kitasato trovano l’antidoto contro la difterite e il tetano

La difterite è una malattia contagiosa causata dal batterio Corynebacterium diphtheriae che si trasmette tramite le secrezioni del naso e della gola. Il batterio si localizza generalmente nel naso e nella gola e produce una tossina che attraverso il sangue può raggiungere il cuore, il sistema nervoso e le reni provocando gravi danni. Il tetano, anch’esso è una malattia infettiva causata dall’azione di una tossina (tossina tetanica) prodotta da batteri Clostridium tetani che vivono nel suolo o nell’intestino degli animali. Il tetano non si trasmette da persona a persona ma si può contrarre ferendosi o pungendosi con oggetti contaminati. L’invenzione di vaccini efficaci contro queste due malattie infettive è tra i principali successi ottocenteschi in campo sanitario. L’invenzione dei vaccini antidifterico e antitetanico (basati sulla somministrazione della rispettiva tossina inattivata (antitossina)) si deve a due ricercatori: il tedesco Emil Adolf von Behring (1854-1917) e il giapponese Shibasaburo Kitasato (1853-1931), colleghi di lavoro presso l'Istituto di Igiene di Berlino. Nel 1880 Behring rese un animale temporaneamente immune dalla difterite e dal tetano iniettandogli siero sanguigno infettato di un altro animale dimostrando che questa pratica era non solo preventiva, ma anche curativa, se il siero veniva iniettato con la comparsa dei primi sintomi delle malattie. Per avere teorizzato il concetto di “antitossine” (anticorpi che possiede la capacità di neutralizzare una specifica tossina e che vengono prodotte da alcuni animali, piante e batteri) Behring è considerato uno dei fondatori dell’immunologia. Nonostante l'uso estensivo della vaccinazione nel mondo dalla fine del 1800, la difterite non è stata ancora debellata completamente ed è endemica nei Paesi in via di sviluppo. In Italia, dove vaccinazione antidifterica è obbligatoria dal 1939, l’ultimo caso risale al 1996. Per quanto riguarda il tetano, invece, nel nostro Paese, dove la vaccinazione è obbligatoria dal 1968, il numero di malati è drasticamente diminuito. In media, ne vengono registrati circa 70 ogni anno, soprattutto in soggetti anziani.

  • 1881 e 1885 - Pasteur trova i vaccini contro antrace e rabbia

Il microbiologo e chimico francese, Louis Pasteur, è stato l’inventore di numerose innovazioni nel campo della fermentazione dei batteri: la più famosa è la pastorizzazione, un processo che permette l’eliminazione dei microrganismi portando la temperatura del prodotto a 60°/70°C per poco tempo prima del confezionamento di un prodotto alimentare. I suoi studi furono determinanti anche in campo medico: Pasteur trovò, infatti, l’antidoto a diverse infezioni batteriche come l’antrace (1881) e la rabbia (1885). Se per ottenere resistenza a una determinata infezione era necessario inoculare nell’organismo lo stesso batterio della malattia, l’innovazione dei vaccini di Pasteur era l’uso di batteri indeboliti artificialmente in laboratorio, resi non aggressivi e quindi decisamente meno pericolosi per l’organismo umano al quale venivano iniettati vaccinandolo.Per quanto riguarda l’antrace (o carbonchio) Pasteur dimostrò sostenne che l’inoculo di bacilli indeboliti negli animali avrebbe protetto gli animali stessi, sviluppandone l’immunità. Per dimostrarlo iniettò (1881) in 25 pecore il bacillo attenuato e dopo qualche giorno inoculò queste ed altre 25 con una dose più elevata, lasciandone 10 non trattate come controllo. Il risultato fu incredibile: le 25 pecore che erano state precedentemente trattate col bacillo attenuato sopravvissero, mentre le altre 25 morirono. Tuttavia, l’impresa più grande di Pasteur fu l’elaborazione del primissimo vaccino umano contro la rabbia: nel 1885 un adolescente venne morso da un cane rabido. Pasteur decise di inoculargli il vaccino somministrato fino a quel momento solamente ai cani: dopo una decina di giorni il ragazzo guarì. Da allora, grazie a questo vaccino, migliaia di vite sono state salvate dalla rabbia.

  • 1955 - Salk inventa il vaccino contro la poliomielite

?La poliomielite è una malattia infettiva causata dal poliovirus: il virus si trasmette tramite il contatto con gli escrementi (mani sporche) o con acque contaminate. Molte persone contraggono la malattia senza neanche saperlo. Nell'1% dei casi l’infezione causa una paralisi dolorosa a braccia e gambe, ed è irreversibile. Il virus, se colpisce i centri del controllo della respirazione o della circolazione sanguigna nel cervello, porta alla morte 2-6 ammalati su 10. La malattia si diffuse in Europa e negli Stati Uniti nella prima metà del 1900: ogni anno morivano o rimanevano paralizzate circa 500.000 persone. A frenare la diffusione del virus fu il vaccino antipoliomielite ideato dall’americano Jonas Salk (1995), composto da una dose di poliovirus inattivati (morti) da iniettare. Perché restasse a disposizione di tutti, Salk non lo brevettò mai. Un vaccino orale fu, poi, sviluppato dall’americano Albert Bruce Sabin con poliovirus attenuati: fu quest’ultimo ad essere utilizzato, a partire dal 1963, per la campagna di vaccinazione mondiale che avrebbe portato ad eradicare la malattia in tutta Europa.

  • 1971 - Hilleman trova il vaccino trivalente (morbillo, parotite, rosolia)

?Il morbillo, come la parotite e la rosolia, sembrano un ricordo lontano, eppure prima dell’arrivo dei vaccini, la gran parte dei bambini veniva contagiata. Quanto al morbillo si stima che, nel 1980, abbia ucciso una media di 2 milioni e mezzo di bambini ogni anno. Nel 1963 è stato poi inventato il primo vaccino contro il morbillo. Nel 1967 il vaccino contro la parotite e nel 1969 il vaccino contro la rosolia. Alla loro combinazione poi lavorò il microbiologo americano Maurice Hilleman che inventò nel 1971 il vaccino trivalente morbillo-parotite-rosolia (MPR). Tra gli altri vaccini sviluppati dal microbiologo americano e dal suo suo gruppo di ricercatori negli anni quelli contro l’epatite A e B, la varicella, la meningite, l’emofilo dell’influenza e la polmonite.

  • 2020 - Pfizer-BioNTech trovano il vaccino contro il COVID-19

La pandemia da Covid-19, attualmente in corso, è stata causata dalla diffusione a livello mondiale del Sars-Cov-2 (virus simile, nel 70% della sua sequenza genica, al SARS-CoV-1). I primi casi con sindrome respiratoria acuta grave da coronavirus 2 sono stati individuati il 31 dicembre 2019 nella città di Wuhan (Cina). Sulla base dei dati al momento disponibili, l’OMS ribadisce che il contatto con persone che hanno contratto l’infezione è il motore principale della sua trasmissione. Non esiste ancora una terapia efficace contro l’infezione. L’unica arma per contrastarla è la vaccinazione di massa. Il primo vaccino anti-covid è stato sviuppato dalle aziende statunitense Pfizer e tedesca BioNTech. Il 31 dicembre 2020, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha approvato il vaccino permettendo ai Paesi di avviare la campagna di vaccinazione. Il Cominarty - questo il nome del vaccino di Pfizer-BioNTech - è basato sulla tecnologia a RNA messaggero (mRNA), cioè contiene l’RNA messaggero che codifica la proteina spike di SARS-CoV-2, proteina presente sulla superficie esterna del virus, utilizzata da quest’ultimo per entrare nelle cellule e replicarsi. Viene somministrato in due dosi, con iniezione nel muscolo della parte superiore del braccio, a distanza di almeno 21 giorni l’una dall’altra.  

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