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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Salute

Sindrome metabolica, cos’è, quali sono i sintomi e come si cura: risponde l’esperto

“Un nemico silenzioso, caratterizzato da grasso addominale, ipertensione e alterazioni del metabolismo di zuccheri e grassi, che predispongono a diverse e pericolose patologie”. Il dott. Fabio Mariniello suggerisce alcune sane e buone abitudini per contrastarla a tavola

La sindrome metabolica è una condizione sempre più diffusa nei paesi occidentali, dalla quale derivano numerosi problemi di salute. In Italia si stima che siano più di 10 milioni gli adulti affetti da questa sindrome, soprattutto over 50-60, ma ci sono anche molti casi di ragazzi e bambini che già ne manifestano i segni. La sindrome è caratterizzata dalla contemporanea presenza di alcune alterazioni metaboliche ed emodinamiche – quali una grossa circonferenza vita, dovuta al grasso addominale in eccesso, ipertensione arteriosa, insulino-resistenza e dislipidemia - che rappresentano un fattore di rischio per l'insorgenza di malattie cardiovascolari e tumori. Tuttavia, spesso, chi ne soffre non lamenta sintomi particolari, e afferma di sentirsi bene, pertanto è definita come un nemico subdolo e silenzioso.

“La sindrome metabolica – spiega a NapoliToday il nutrizionista Fabio Mariniello – è caratterizzata da un insieme di fattori che predispongono in modo molto importante a diverse patologie. Spesso nelle sue fasi iniziali è asintomatica. Senza specifiche analisi, non ci si accorge di nulla. Solo quando cominciano ad emergere ipertensione, steatosi epatica, prediabete, ecc, il paziente tende ad intervenire. Questa lenta progressione determina, nelle persone che tendono a trascurare la propria salute, un exploit improvviso di cardiopatie, aterosclerosi, disfunzioni epatiche, malattia infiammatorie a carico dei vasi sanguigni, diabete di tipo 2 e, nei casi più gravi, anche morte per infarto, ictus o tia”. Prevenirla e trattarla, dunque, è importante per evitare di sviluppare malattie e disturbi cronici. In questo l’alimentazione gioca un ruolo fondamentale. Il dott. Fabio Mariniello suggerisce alcune sane e buone abitudini da seguire a tavola (e non solo).

Dott. Mariniello, perché i casi di sindrome metabolica sono in aumento?

“Nonostante l’Italia sia il regno indiscusso della dieta mediterranea, ben poche persone possono dire di seguirla bene. Gli abusi alimentari di ogni tipo possono condurre alla sindrome metabolica e presentare un conto molto salato. È rilevante il fatto che anche alcuni bambini ne soffrano, a dimostrazione del fatto che molte persone non hanno ancora compreso quanto sia importante gestire bene l’alimentazione. Nonostante le numerose campagne informative, articoli e trasmissioni incentrati sul tema, una larga fetta di italiani non riesce a sviluppare un rapporto sano col cibo”.

Come capire se si soffre di sindrome metabolica? 

“Esistono 5 criteri diagnostici di riferimento. Chiunque soffre di almeno 3 dei 5 parametri limite, è ufficialmente affetto da sindrome metabolica. Prima di elencarli, è necessario fare un paio di premesse. In primo luogo, è sempre bene che sia un dottore a fare la diagnosi. Bisogna poi tenere conto che in alcuni paesi questi criteri sono leggermente diversi, ma possiamo tranquillamente trascurare la questione, perché sono sottigliezze legate all’etnia della popolazione di riferimento. Per avere una diagnosi, i requisiti patologici sono: ipertensione, anche lieve, girovita oltre 94 cm negli uomini e 80 cm nelle donne, iper-trigliceridemia, iperglicemia (anche pre-diabetica) e livelli molto bassi di HDL (colesterolo buono). Vien da sé che una larga parte delle persone obese siano automaticamente in sindrome metabolica. Inoltre, si può non essere obesi e rientrare comunque nel problema. Per fare un esempio, un paziente con BMI (indice di massa corporea) di poco inferiore a 30, ma con ipertensione e dislipidemia, viene considerato comunque in sindrome”.

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Quali sono i fattori di rischio?

"I fattori di rischio sono classici, sulla bocca di tutti, eppure molto trascurati. Innanzitutto una cattiva alimentazione povera di verdura e frutta. Chi mangia troppi prodotti di origine animale è più predisposto alla sindrime per una mera questione di fisiologia e biochimica alimentare, ma non si salva nessuno. Il fumo incide tantissimo. Compromettere l’elasticità dei vasi sanguigni predispone a numerose (e spesso letali) malattie cardio-vascolari. È molto più facile diventare iperteso da fumatore. L’alcol è un altro demone che l’umanità si porta dietro fin dalla scoperta dei processi fermentativi. L’etanolo, a qualsiasi concentrazione, è dannoso per il fegato e predispone al malfunzionamento di questo organo chiave. I danni metabolici sono incalcolabili, specialmente in chi ne fa uso quotidiano. Il singolo bicchiere di vino non si salva. Gli antiossidanti presenti nella buccia d’uva non controbilanciano i danni. Sono solo blande giustificazioni. La condizione di sovrappeso è, ovviamente, un altro fattore predisponente. Quanto più mi allontano dal mio peso ideale, tanto più aumento la probabilità di aumentare il mio stato infiammatorio complessivo".

Perché è importante non sottovalutarla? Quali sono le conseguenze della sindrome metabolica?

"Le conseguenze sono quasi sempre nefaste. Nei casi più seri, è il cuore a risultare compromesso. Anni ed anni di sovraccarico dell’organo possono condurre ad un arresto cardiaco (casistica molto frequente nelle persone obese). La seconda e poco auspicabile conseguenza è il diabete. Esiste questo bias per cui si pensa che il diabete 2 essendo “alimentare”, sia meno grave di quello di tipo 1. Purtroppo le conseguenze sono simili. Nei casi più gravi si può giungere allo sfiancamento del pancreas e all’amputazione degli arti. Un’altra terribile conseguenza è la modifica severa del proprio stile di vita, sia emotivo che sociale. Alcune terapie farmacologiche, in stato avanzato, costringeranno il paziente a molte rinunce".

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Come viene trattata la sindrome metabolica? Quale gioco ruolo l’alimentazione?

"Nella maggior parte dei casi si cura proprio con una sana alimentazione. È stato dimostrato che basta perdere almeno il 10% del proprio peso di partenza per regredire significativamente dalla condizione di sindrome metabolica. In alcuni casi (i meno gravi), può implicare un’uscita dal quadro diagnostico. Negli altri determina un abbassamento del rischio cardiovascolare molto importante. I trattamenti sanitari sono molto variabili perché le combinazioni patologiche per arrivare alla diagnosi sono molteplici. Sicuramente gli ipertesi dovranno prendere dei farmaci per il cuore, i pazienti con dislipidemie dovranno aumentare i livelli di HDL e ridurre quelli di LDL e trigliceridi. I pazienti con girovita eccessivo dovranno necessariamente dimagrire per evitare che il grasso viscerale comprometta la funzionalità degli organi chiave. Chiunque abbia una glicemia pre-diabetica dovrà intervenire sia sulla dieta che sui livelli di attività motoria per contrastare il problema".

In che modo si può prevenire?

"La prevenzione si fa innanzitutto dal medico. Questi consigli valgono per tutti, ma soprattutto per coloro che sono a rischio:

  • Misurate la pressione almeno una volta al mese, seguite scrupolosamente la terapia prescritta. Troppi pazienti dimenticano di assumere i farmaci negli orari e nei modi indicati. Molti si rifiutano di seguire il trattamento.
  • Riducete l’alcol ad una sola volta a settimana, lontano dall’assunzione dei farmaci. Moltissimi medicinali (anche cardiologici), interferiscono malissimo con l’etanolo. Eliminarlo sarebbe la soluzione migliore.
  • Concordate col medico di base delle visite specialistiche dal cardiologo e dall'patologo almeno una volta all’anno, se non siete normopeso. Tuttavia, anche coloro che sono in condizione di normopeso farebbero bene a controllarsi periodicamente.
  • Fatevi prescrivere dal medico le analisi per il controllo della glicemia, dei trigliceridi e del colesterolo.
  • Fate moltissima attività fisica. I venti minuti di passeggiata per arrivare a lavoro non bastano. Siamo creature predisposte al movimento, la sedentarietà ci distrugge.
  • Imparate a gestire la vostra dieta. Andare dal nutrizionista significa apprendere un metodo, non sottoporsi ad una tortura periodica. Dovete saper distinguere e giudicare cosa e quanto ingerite".

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