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Salute

Riabilitazione del pavimento pelvico, il Prof. Torella: “Vi spiego perché è cosi importante dopo il parto”

"Il parto naturale compromette, nel 35% dei casi, elasticità, tono e funzionalità della muscolatura pelvica. Pertanto, tutte le donne dovrebbero eseguire un programma di riabilitazione”. L'intervista al responsabile del Centro Interdisciplinare del pavimento pelvico del Policlinico Vanvitelli

Il pavimento pelvico è una zona nascosta del corpo femminile e ancora sconosciuta a molte donne. Situata nella parte inferiore del bacino, è costituita da un insieme di tessuti molli e formazioni muscolo-fasciali che svolge diverse funzioni importanti. Il compito principale è quello di sostenere gli organi interni (vescica, uretra, utero e retto) e quindi di mantenere integra la loro funzione. Ma contribuisce anche alla continenza urinaria e fecale, e assume un ruolo importante nella vita sessuale e nel corso del parto (asseconda la fuoriuscita del bambino).

“Dopo il parto - spiega a NapoliToday il Prof. Marco Torella, responsabile del Centro Interdisciplinare del pavimento pelvico del Policlinico Vanvitelli di Napoli e vicepresidente dell’Associazione Italiana di Urologia ginecologica - è molto frequente riportare disfunzioni pelviche (perinelai). Secondo i dati italiani, è il 35% delle donne a soffrirne”. Tuttavia, questa problematica - che molte volte è causa di seri problemi all’apparato genito-urinario e all’alvo, e di forti disagi nella vita sessuale - è stata a lungo sottovalutata e poco indagata. Solo da qualche anno, la medicina ha deciso di sviluppare il tema della prevenzione, diagnosi e cura delle disfunzioni del pavimento pelvico. Ma in Italia ancora sono pochi i centri (e gli esperti) che si occupano di questo tipo di problematica. Ne abbiamo parlato con il Prof. Marco Torella.

Prof. Torella, quali sono le disfunzioni del pavimento pelvico legate al parto più comuni?

"La più comune delle disfunzioni è sicuramente l’incontinenza urinaria seguita dalle disfunzioni muscolari, disfunzioni sessuali, prolasso genitale ed incontinenza anale. I sintomi ovviamente variano a seconda della disfunzione:

  • incontinenza urinaria, ovvero la perdita urinaria associata allo sforzo (starnuti, tosse, sollevamento di un peso) o bisogno urgente di svuotare la vescica o sintomi misti;
  • incontinenza anale/fecale, si manifesta con l’impossibilità a trattenere i gas intestinali e/o le feci;
  • dispareunia, caratterizzata dalla sensazione dolorosa alla penetrazione e/o durante il rapporto sessuale;
  • prolasso degli organi pelvici, si manifesta con sensazione di peso o corpo estraneo nell’area genitale”.

Perché il parto può causare queste disfunzioni?

“Il parto per le vie naturali rappresenta senza ombra di dubbio un danno per la muscolatura pelvica compromettendone l’elasticità, il tono e la funzionalità alla base delle suddette disfunzioni. Il parto insieme alla gravidanza rappresentano ad oggi i fattori di rischio acquisiti più importanti. Diverso, invece, è il taglio cesareo elettivo che risulta essere protettivo nei confronti del pavimento pelvico e quindi gravato da un tasso di disfunzione molto più basso (6%)”.

Ci sono donne più predisposte o comunque fattori di rischio (oltre il parto)?

“I fattori di rischio si dividono in acquisiti e congeniti. Tra i congeniti sicuramente la razza è quella più influente con un impatto negativo soprattutto a carico delle donne asiatiche per la loro conformazione anatomica. Tra gli acquisiti, oltre il parto e la gravidanza, ricordiamo la partoanalgesia (analgesia epidurale in travaglio di parto), la macrosomia (quando il feto alla nascita pesa più di 4 kg) ed il parto vaginale operativo (prevede l'applicazione alla testa del feto del forcipe o della ventosa per facilitare il parto)”.

Dopo il parto si consiglia di seguire un programma di riabilitazione del pavimento pelvico? In cosa consiste questo ciclo riabilitativo?

“Non direi ‘consigliabile’ ma ‘mandatorio’. I dati oggi disponibili sono incontrovertibili. Il parto crea il danno, pertanto tutte le donne che hanno un parto vaginale devono dopo eseguire una valutazione del proprio pavimento pelvico per strutturare in maniera corretta un programma di riabilitazione pelvica che, a seconda del tipo di danno, prevederà sedute di gruppo o sedute one-to-one con un professionista del settore. La riabilitazione pelvica consiste prima in una parte attiva rappresentata dalla presa di coscienza da parte della paziente della sua muscolatura pelvica (esercizi di Kegel) per poi proseguire con il Biofeedback (ovvero un processo che permette di imparare come cambiare l’attività fisiologica) ed una parte passiva. Quest’ultima viene attuata attraverso la SEf, cioè la stimolazione elettrica funzionale, che prevede la stimolazione della contrazione muscolare tramite impulsi elettrici emanati da una sonda vaginale) dedicata a quelle pazienti che hanno ottenuto un minor successo terapeutico. La riabilitazione può iniziare già ad un mese dal parto, ma tale data è indicativa: ogni donna può modularne l’inizio tre le 4 e le 6 settimane dal parto. La durata della riabilitazione varia a seconda della paziente, e, in genere, un ciclo di riabilitazione consta di 10 sedute con una cadenza bisettimanale, ma anche per questa si modula il tutto in base alle esigenze della donna che, ricordiamolo, è diventata una madre”.

Cosa, invece, si può fare prima del parto? In che modo si può allenare il pavimento pelvico per prevenire eventuali disfunzioni?

“Questo è il messaggio più importante da dare alle donne. Bisogna iniziare a conoscere e allenare il pavimento pelvico già in gravidanza: solo cosi si riuscirà a ridurre la percentuale delle disfunzioni perineali. La cosa importante da fare per tutte le donne gravide è seguire dei corsi di accompagnamento alla nascita dove venga spiegato cos’è il pavimento pelvico e soprattutto qual è il suo funzionamento. Un ausilio molto importante è il massaggio perineale che la donna può effettuare tutti i giorni e che ha lo scopo di rilassare la muscolatura pelvica in vista del parto”.

Seppure la riabilitazione del pavimento pelvico rappresenti un approccio riconosciuto per la cura di molteplici disfunzioni uro-ginecologiche, sono ancora poche le strutture del SSN (o convenzionate) dedicate a questo tipo di problematica. Come mai?

“Questo purtroppo è la nota dolente. A mio parere, molteplici sono le considerazioni da fare: in primis, una inadeguata informazione della problematica; in secundis, la difficoltà di interagire con le Istituzioni fino al messaggio “aberrante” secondo cui le disfunzioni del pavimento pelvico causato dal parto sia un evento normale messo addirittura in risalto da pubblicità su TV nazionali che sponsorizzano come soluzione a tali problematiche l’utilizzo di un pannolino”.

Dove a Napoli è possibile seguire un percorso di riabilitazione del pavimento pelvico, sia preventivo che curativo?

“Oltre all’ambulatorio da me diretto presso la Azienda Ospedaliera Vanvitelli, a Napoli sono presenti centri presso AORN Cardarelli, AOU Federico 2, Medical Center A. Grimaldi”.

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