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Sabato, 20 Aprile 2024
Salute

Protesi d’anca, Cardarelli primo per numero di interventi

A riportare il dato è il portale DoveeComemicuro.it che ha realizzato una classifica regionale sulle strutture più performanti in Campania per volume d'interventi per frattura del collo del femore e per tempestività dell'operazione

Solo poco più di un terzo degli ospedali italiani accreditati rispetta gli standard minimi per volume e per percentuale d’interventi eseguiti entro 48 ore dal ricovero per frattura del collo del femore. Migliora il dato sulla tempestività dell'operazione sugli over 65: le strutture che si attengono al timing sono passate dal 31% nel 2010 al 58% nel 2016. Su www.doveecomemicuro.it le classifiche regionali degli ospedali più performanti (fonte dati PNE 2017): la struttura che effettua un maggior numero di interventi per frattura del collo del femore rispettando al contempo il valore di riferimento istituzionale per cui almeno il 60% delle operazioni sono eseguite entro 48 ore dal ricovero è il Presidio Ospedaliero San G. Moscati Aversa. Al 1° posto, per volume di interventi per protesi d'anca, invece, c’è l’Azienda Ospedaliera A. Cardarelli di Napoli; per protesi di ginocchio, la Casa di Cura Villa dei Platani di Avellino; mentre per protesi di spalla, la Villa Esther di Avellino. Solo il 37% delle strutture italiane accreditate rispetta entrambe le soglie minime fissate dalle autorità ministeriali per quanto riguarda gli interventi per frattura del collo del femore. “Per essere in linea, gli ospedali devono eseguire non meno di 75 operazioni l'anno di cui almeno il 60% entro 48 ore dal ricovero”, spiega Elena Azzolini, medico specialista in Sanità Pubblica e membro del Comitato Scientifico di www.doveecomemicuro.it. Volumi annuali e tempestività, infatti, sono i parametri in grado di incidere maggiormente sugli esiti delle cure.

“Gli ospedali che effettuano più operazioni per frattura del collo del femore, in base alle evidenze scientifiche, sono quelli che vantano risultati migliori in termini di sopravvivenza a lungo termine”, conferma Francesco Traina, Direttore della Struttura Complessa di Ortopedia e Chirurgia Protesica dell'Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna. “D'altra parte, non si può prescindere dal rispetto del timing. Gli studi, infatti, dicono che prima s’interviene e più si riducono le possibili complicanze, come l'embolia polmonare e l'infarto del miocardio. A causa dell'urgenza, quindi, questo tipo di operazione si svolge generalmente nell'ospedale territoriale di competenza”.

Sempre più strutture rispettano il timing

 C'è un dato positivo che riguarda gli interventi per frattura del collo del femore sopra i 65 anni: gli ospedali che eseguono almeno il 60% delle operazioni entro 48 ore dal ricovero sono aumentati notevolmente passando dal 31% nel 2010 al 58% nel 2016 (PNE 2017). “L'obiettivo è arrivare al 100%”, commenta Francesco Traina. “Studi recenti invitano a intervenire addirittura entro 24 ore. Purtroppo, alla base di una frattura del collo del femore in età avanzata può esserci un disequilibrio organico tale che pazienti particolarmente fragili, anche se trattati in maniera idonea e in tempi rapidi, possono non sopravvivere a lungo. La mortalità a 30 giorni dall'intervento, infatti, si aggira intorno al 6%, un dato piuttosto alto”.

Fondamentale la riabilitazione post intervento

Per questi pazienti andrebbe scongiurata la costrizione a letto per periodi prolungati perché può scatenare la cosiddetta “sindrome d'allettamento”, cioè l'aggravarsi di patologie preesistenti precedentemente ben compensate. In questo contesto, risulta essenziale la riabilitazione. “Questa viene iniziata nell'ospedale in cui si esegue l'intervento, ma poi va continuata in un centro riabilitativo di lunga degenza. E qui entra in gioco la rete territoriale di assistenza: ormai tutte le Regioni, con differenze tra una e l'altra, ospitano questo genere di strutture. In alcune aree, però, le attese sono eccessivamente lunghe. Sarebbe auspicabile, quindi, un intervento della politica per migliorare la continuità assistenziale”.

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