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Covid-19, plasma iperimmune, anticorpi monoclonali e vaccino: il dott. Bruno Zuccarelli spiega le differenze

“Il vaccino ha uno scopo preventivo, serve a immunizzare l’organismo. Il plasma iperimmune viene somministrato, invece, come ausilio terapeutico, in combinazione con altri farmaci, a pazienti infetti con sintomi non molto gravi”. L’intervista al direttore del Centro Trasfusionale dell’ospedale Monaldi

- Come avviene la raccolta del plasma? Come si valuta l’idoneità del candidato donatore?

“Non tutti possono donare. Il candidato donatore deve essere guarito da almeno 14 giorni e risultare negativo al tampone. Il follow up dei guariti e lo screening dei donatori viene fatto nel nuovo ambulatorio del Cotugno appositamente allestito: qui il candidato viene sottoposto ai test virali e in caso di negatività si procede con un preilevo per evidenziare se sono presenti gli anticorpi contro il Covid-19. Se il livello degli anticorpi è abbastanza significativo si fa il “test di neutralizzazione”: si verifica, cioè, in vitro se gli anticorpi siano capaci di neutralizzano il virus. Solo dopo aver superato questi livelli, il candidato viene ritenuto “idoneo” per la plasmaferesi e indirizzato verso il nostro Centro Trasfusionale, dove farà la donazione del plasma. L’unità di plasma prelevata viene poi inattivata da un punto di vista virale (cioè si rendono inattivi i virus eventualmente presenti) e somministrata al paziente infetto. Ovviamente tutto questo viene fatto con la speranza che gli anticorpi presenti nel plasma del donatore siano capaci di neutralizzare il virus anche nell’organismo ricevente”.

- La somministrazione del plasma ai pazienti infetti come avviene?

“Vengono prelevati 600 ml di plasma, poi inattivati dal punto di vista virale, e divisi in 3 unità da 200 ml, che possono essere conservate per 5 giorni a 4 gradi. Secondo il protocollo o le indicazioni del clinico, il plasma viene somministrano al paziente infetto nel giro di due giorni o a giorni alterni. Viene somministrata prima una unità da 200 ml, poi una seconda unità da 200 ml e infine una terza unità da 200 ml. Le singole unità provengono sempre dalla stessa unità originaria”.

- A che punto è la raccolta del plasma?

“Noi già eravamo partiti a maggio con la raccolta aderendo al protocollo “Tsunami”. Da qualche settimana siamo ripartiti con selezione di nuovi candidati. Sono tante sia le donazioni che le richieste di utilizzo per i malati Covid”.

- Come stanno rispondendo i pazienti alla somministrazione del plasma?

“Le risposte al momento sono soggettive. In alcuni il plasma ha avuto una risposta positiva, in altri nessuna risposta. Ecco perché servono i protocolli, come “Tsunami”, necessari per raccogliere i risultati e rendere oggettive le soggettività di ognuno”.

- Il plasma iperimmune può essere somministrato ai pazienti Covid in cura domiciliare?

“No. Viene somministrato solo ai pazienti ricoverati che non sono in condizioni molto gravi ma importanti, a meno che non vi sia una “richiesta di trattamento ad uso compassionevole”, che deve essere autorizzato dal Comitato Etico dell’azienda cui si fa riferimento. Se il Comitato autorizza, è possibile somministrare il plasma anche al di fuori dei canoni clinici previsti”.

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