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Venerdì, 19 Aprile 2024
Salute

Osteoporosi, la cura arriva dallo Spazio ed è ricavata dalle vinacce d’Aglianico

“Questo esperimento, frutto della collaborazione tra Nanoracks Europe, l'Università Federico II di Napoli, ALI Scarl e Marscenter, è un eccellente esempio di Space Economy”. L’intervista a Veronica La Regina (AD Nanoracks Europe)

Il bio-collagene estratto dalle vinacce d’Aglianico - famoso vitigno a bacca rossa coltivato in Campania - potrebbe diventare una cura per l’osteoporosi. Una malattia sistemica dell'apparato scheletrico, caratterizzata da una bassa densità minerale e dal deterioramento della micro-architettura del tessuto osseo, con conseguente aumento della fragilità ossea. A soffrire di questa patologia sono oltre 5 milioni di italiani, tra cui molti astronauti. “Gli equipaggi di missioni spaziali - ha spiegato Geppino Falco, Prof. di Biologia applicata presso l’Università Federico II di Napoli - sono sottoposti a vari fattori che possono alterare la biologia di cellule ed organi. In particolare, la microgravità e la ridotta attività fisica sono responsabili dei processi di decalcificazione ossea in linea con quanto accade al corpo umano sulla Terra in condizioni di immobilità prolungata”. Da queste osservazioni è nato il progetto "made in Naples" denominato ReADI FP (REducing Arthritis Dependent Inflammation First Phase) con l’intento di indagare come una miscela di metaboliti bioattivi naturali come antiossidanti, polifenoli e resveratrolo estratti dalle vinacce di vino potesse avere un effetto protettivo sul tessuto osseo durante il volo spaziale. Obiettivo finale del test - giunto a conclusione - era trovare soluzioni volte a mitigare gli effetti negativi dell'ambiente di microgravità sugli astronauti, che durante il volo spaziale prolungato subiscono un deterioramento del tessuto osseo simile a quello che accade ai pazienti affetti da osteoporosi. L’esperimento, condotto a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (SSI), è il risultato di una collaborazione tra Nanoracks EuropeALI Scarl (Aerospace Laboratory for Innovative components), Marscenter (Società Aerospaziale napoletana) e l'Università Federico II di Napoli, con il contributo di Mastroberardino Winery e BCTrade.

L'esperimento, iniziato sulla Terra e proseguito nello Spazio, si è svolto in un laboratorio miniaturizzato con tecnologie avanzate, collocato all'interno di una capsula che ha raggiunto il 29 agosto la Stazione Spaziale Internazionale grazie a un razzo Falcon della Società Space X di Elon Musck. La capsula è ora in dirittura d’arrivo sulla Terra: tra qualche giorno gli scienziati conosceranno i risulati dell'esperimento. Se le cellule avranno risposto positivamente agli stimoli, e quindi si sarà verificato un rallentamento dell'apoptosi, ossia della morte precoce delle cellule che costituiscono l'impalcatura scheletrica (fenomeno assai evidente in un ambiente caratterizzato da microgravità e assenza di peso), il bio-collagene ricavato dall’Aglianico potrà diventare parte integrante dell’alimentazione degli astronauti, ma anche dei pazienti comuni per la prevenzione e la cura dell'osteoporosi.

L’intervista di NapoliToday a Veronica La Regina, Amministratore Delegato di Nanoracks Europe che ha fornito il servizio di lancio dell’esperimento.

Veronica, lei ha fornito il servizio di lancio di “ReADI FP”. Come è nato il progetto?

“Il progetto è stato ideato dalla società consortile ALI scarl che ha coinvolto il Dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II” per approfondire gli obiettivi dell’indagine scientifica e la Società Mars Center per l’ingegnerizzazione del mini laboratorio”.

Chi ha preso parte all'esperimento?

“Oltre al gruppo sopracitato, hanno preso parte al progetto in qualità di fornitori opportunamente selezionati l’azienda vinicola Mastroberardino per la fornitura delle vinacce da cui è stato estratto il principio nutraceutico testo in orbita per contrastare il fenomeno dell’osteoporosi, la Minerva Research Labs, leader mondiale nella produzione di integratori alimentari al collagene Gold Collagene, e la BCTrade per la fornitura degli iniettori”.

La capsula contiene un laboratorio miniaturizzato con tecnologie avanzate. Che caratteristiche ha questo mini laboratorio e in cosa consiste l’esperimento?

“Le tecnologie sono COTS (Components On The Shelf), ossia componentistica e sistemistica in commercio per usi terrestri. Questi elementi sono stati integrati in maniera egregia per funzionare con comandi da remoto e per affrontare il viaggio a bordo di vettori spaziali verso la Stazione Spaziale e dalla stessa verso la Terra per il rientro. ReADI FP vuole verificare l’effetto di contrasto all’osteoporosi da parte di un bio-collagene di estrazione dalle vinacce di Aglianico. Il test si è svolto in soli 10 giorni in orbita, precisamente all’interno di un mini-laboratorio automatico mantenuto a temperatura con funzioni da incubatore. Al suo interno sono stati attivati dei microinfusori che hanno iniettato in modo controllato il bio-collagene, a base di resveratrolo, in alcune linee di cellule staminali”.

L'esperimento è cominciato già sulla Terra, per proseguire nello spazio. A che punto è? Quando si avranno i risultati?

“Ora READI FP è di ritorno dalla Stazione Spaziale e da qui il team ALI e dell'Università di Napoli analizzerà in dettaglio i risultati. Questa analisi cerca di capire se le cellule hanno risposto positivamente agli stimoli, e se vi è stato un rallentamento dell’apoptosi, ossia della morte precoce delle cellule che costituiscono l’impalcatura scheletrica quando sottoposta a condizioni di immobilità prolungata”.

Osteoporosi, vino e spazio: non è un mix casuale. L'osteoporosi è una patologia molto comune anche tra gli astronauti... 

“Gli astronauti, quando sono in orbita, risentono dell’assenza della forza peso e quindi vanno incontro ad un accelerazione del processo dell’osteoporosi. Se l’osteoporosi è accelerata e faccio intervenire una contromisura allora posso verificare in un periodo di tempo più breve l’efficacia di tale intervento”.

“FP” indica una “prima fase” del progetto. Quali saranno le successive?

“Certamente, i risultati del primo esperimento faranno capire delle dinamiche, e da qui nasceranno altre ipotesi da testare. Quindi altri voli verso lo Spazio per affinare i protocolli scientifici di questa contromisura contro l’invecchiamento”.

Questo esperimento dimostra le enormi potenzialità che la Space Economy ha. Quali sono le opportunità che offre l’Economia Spaziale e quali saranno le applicazioni nel prossimo futuro?

“L’esperimento è un eccellente esempio di Space Economy, intesa come partecipazione allargata dell’accesso allo Spazio. Un tempo si andava nello Spazio in pochi, con poche cose e il viaggio richiedeva tanto tempo e molte risorse. Oggigiorno le opportunità di prendere un passaggio verso lo Spazio sono più frequenti, e dividendo il viaggio con altri, ogni singolo esperimento costa meno. Quindi sempre più utenti saranno disposti a pagare prezzi molto più contenuti rispetto al passato”. 

VERONICA LA REGINA, AMMINISTRATORE DELEGATO DI NANORACKS EUROPE

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