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Salute

La Nevralgia di Arnold, quali sono le cause e come si cura?

“Pur essendo invalidante nella gran parte dei casi, una volta diagnosticata, questa cefalea può essere curata con un trattamento conservativo o chirurgico”. L’ intervista al dott. Fabrizio D’Urso

Come avviene la diagnosi?

“La diagnosi è fondamentalmente clinica, e l'ipotesi può essere formulata dopo la raccolta di un'attenta anamnesi da parte del medico. Un test tipico è rappresentato dalla possibilità di evocare la comparsa del tipico dolore comprimendo un particolare punto (punto di Arnold) posto a 2 cm lateralmente alla protuberanza occipitale. Inoltre è quasi sempre riscontrabile un’area di alterata sensibilità (iperalgesia, allodinia, iperestesia, ipoestesia, disestesia). Ovviamente il clinico può prescrivere degli esami di approfondimento per escludere alcune delle patologie precedentemente elencate. Nonostante la diagnosi sia relativamente semplice il problema è sottodiagnosticato e spesso la diagnosi è tardiva in quanto facilmente scambiabile per cefalea o emicrania”.

Come viene tratta la Nevralgia di Arnold?

“Per quanto tale problema sia invalidante nella gran parte dei casi, fortunatamente, una volta ottenuta la diagnosi ed individuata la causa, la prognosi è positiva e spesso si risolve. Il trattamento può essere conservativo o chirurgico. Nel primo caso è rappresentato da quello farmacologico con FANS, che spesso da risultati insoddisfacenti, e da quello Fisioterapico che dà nella gran parte dei casi ottimi risultati. L'approccio chirurgico riguarda, invece, quei casi in cui il trattamento conservativo non ha dato risultati positivi ed è rappresentato fondamentalmente da due procedure. La prima, meno invasiva, è la Radiofrequenza con elettrodo elettrochirurgico che sfrutta il passaggio di corrente ad alta frequenza mediante un ago infisso: questo meccanismo produce una termolesione del nervo che crea un danno alle terminazioni nervose impedendo a queste ultime di veicolare lo stimolo doloroso, riducendone, così, la percezione. La seconda, più invasiva, consiste nella sezione del Nervo Occipitale eseguita in anestesia locale che dà ottimi risultati sul dolore”.

Qual è il ruolo della Fisioterapia?

“Data la scarsa efficacia del trattamento farmacologico e l'invasività degli approcci chirurgici, la Fisioterapia rappresenta un'ottima opzione terapeutica al problema, data la sua efficacia. L'obbiettivo principale del Fisioterapista è ridurre o rimuovere le possibili irritazioni meccaniche esercitate dalle strutture muscolari, fasciali e legamentose sul Nervo Occipitale, nonché aiutare il paziente a modulare il dolore. Risulta molto efficace la terapia manuale eseguita sul rachide cervicale alto, associata però ad una serie di esercizi atti a correggere l'eventualmente alterata meccanica respiratoria (che nella quasi totalità dei casi genera contratture e tensioni a carico dei muscoli cervicali) ed esercizi volti a migliorare e correggere gli schemi motori alterati presenti a livello del rachide cervicale e dorsale e, della colonna e dell'apparato muscoloscheletrico, in generale. In questo modo si ottimizzerà la circolazione sanguigna ed il movimento (scorrimento) dei tessuti molli dell'area cosìcchè la pressione esercitata sul Nervo Occipitale da parte delle strutture muscolo-legamentose del distretto Occipito-Cervicale possa ridursi, eliminando o ridurre l'irritazione sul Nervo. Il trattamento Fisioterapico prevede inoltre l'educazione dei singoli pazienti, in modo che questi possano imparare ad autogestirsi e ad eseguire nel tempo degli esercizi che per loro possono avere una forte azione antidolorifica”.

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