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Mal di schiena e denti: quando la malocclusione condiziona la postura

Chi ha problemi all'apparato temporo-mandibolare ha più probabilità di manifestare disturbi legati alla postura. L'intervista alla dott.ssa Irma Bencivenga

Spesso mal di schiena e disturbi posturali vengono ricondotti a un eccesso di sedentarietà o ad asimmetrie della colonna vertebrale. Ma questo accade perché non tutti sanno che i dolori legati alla postura possono essere anche conseguenza della malocclusione dentale. La connessione è facile da comprendere: se la mandibola assume una posizione scorretta ne risentiranno anche i muscoli che la sostengono generando una tensione che si estenderà ad altri gruppi di muscoli e distretti del corpo. Tra i disturbi più frequenti legati alla malocclusione ci sono mal di schinea, cefalee muscolo-tensive, lombosciatalgie, contratture muscolari, vertigini, disturbi del sonno, ecc. Ma come prevenire questi disturbi ed eventualmente intervenire una volta che si sono manifestati? Lo abbiamo chiesto alla dott.ssa Irma Bencivenga, fisioterapista, osteopata e posturologa, esperta in riabilitazione delle disfunzioni oro-maxillo-facciali.

- Dott.ssa, quando la malocclusione condiziona la postura?

“La può condizionare direttamente o indirettamente. Nel primo caso la mandibola può variare la sua posizione o essere costretta a farlo per precontatto, masticazione monolaterale, parafunzioni, danno iatrogeno: in queste condizioni i muscoli legati alla mandibola possono subire variazioni di tono che si ripercuoteranno a cascata su altri muscoli vicini o lontani. Questo meccanismo fa entrare in gioco altri muscoli, fino a coinvolgere vari e numerosi distretti quali la spalla, il rachide cervicale, ecc. Nel secondo caso la mandibola, e quindi l’occlusione, può variare per aspetti extra-occlusali come cicatrici tiroidee, cicatrici da tracheotomia (i tessuti e le fasce i muscoli tirano, i recettori informano, le strutture insite all'interno del tessuto cicatriziale e limitrofo ipersollecitate costringono un adattamento), oppure a causa di un deficit della visione (forie, prassie, convergenze, ecc.) che può, per una variazione tonica, provocare un’alterazione informazionale e dettare una nuova strategia posturale tra cui la posizione mandibolare. Altro fattore extra-occlusale può essere la percezione delle informazioni vestibolari/uditive. Avete mai notato la posizione del capo di un uomo sordo ad un orecchio!? Come questo non potrebbe alterare l’assetto mandibolare!?”.  

- Quali sono i disturbi che può causare una malocclusione dentale?

“Ci sono segni e sintomi.

I segni possono essere:

  • un' aumentata o diminuita dimensione verticale (altezza tra l’arcata superiore e inferiore);
  • dimensione delle mascelle non congrue al resto del viso o alla dimensione dei denti;
  • sovraffollamento dentario;
  • usura delle faccette dentali;
  • rimaneggiamento condilare visibile con rx;
  • ecc.

I sintomi possono essere:

  • mandibolari ed extramandibolari, che possono coinvolgere anche il rachide;
  • difficoltà masticatorie;
  • mal allineamento del viso;
  • aumento del rischio di carie, parodontopatie (es. gengiviti, piorrea, sanguinamento gengivale) e alterazioni temporo-mandibolari;
  • tendenza alla respirazione con la bocca aperta;
  • acufeni o ronzii alle orecchie, vertigini ed otalgie (sintomi spesso associati a disordini cranio-mandibolari);
  • ripercussioni sulla colona vertebrale (mal di schiena);
  • difficoltà di linguaggio (rare);
  • dolore all’Atm (molto frequente) che, in caso di parafunzioni, si manifesta al mattino appena svegli o ancora mentre si dorme.

Va detto comunque che la diversità dei sintomi (così come la loro gravità) dipende dall'entità della malocclusione dentale ma anche e soprattutto dalla capacità di adattamento dell'individuo, e da fattori esterni, come abitudini, stress, ecc".

- Come viene accertata la connessione tra postura e occlusione?

"Attraverso l’anamnesi ci sono domande dirette che vanno dalla vita uterina al momento in cui il paziente si presenta da noi. La valutazione della postura avviene con l’esame visivo, la palpazione, pedane posturali, stabilometrie, baropodometria, formetric, per quanto riguarda la postura; la valutazione dell’occlusione, invece, avviene attraverso l'elettromiografia di superficie, la kinesiografia effettuata dell’odontoiatra-gnatologo. I test (statici, dinamici, funzionali) sono necessari per stabilire se e in che modo la postura è alterata e quando influisce l’occlusione. Anche se il più delle volte è la stessa occlusione a sopperire come sistema tampone a disfunzioni di altri distretti. Ma soprattutto è con il lavoro multidisciplinare tra osteopata e odontoiatra che si stabilisce il nesso tra postura e occlusione, ed insieme si definisce l'iter terapeutico”.

- Quando e come intervenire? 

“Questo cambia da paziente a paziente. Sarebbe opportuno sempre prevenire, arrivare prima che la disfunzione si verifichi. Alcune disfunzioni si prevengono trattando il neonato, oppure sottoponendo il paziente al trattamento dopo un trauma, o quando si manifestano i primi sintomi. Ci si può avvalere dell'osteopata prima di farsi confezionare il bite, dopo un’estrazione dentale complicata, quando si resta a bocca aperta o chiusa, in caso di russamento del bambino o dell'adulto, quando ci si sveglia con cefalee o indolenzimento dei muscoli cervicali e masticatori, quando si percepisce un diverso contatto occlusale, e per tutti i sintomi sopra elencati. La collaborazione tra osteopatia e odontoiatra è fondamentale per scegliere il trattamento più idoneo al singolo caso”.

- Come agisce l'osteopatia e quali sono le tecniche più utilizzate?

“Rispondo dicendo che essendo sia specializzata in osteopatia che in posturologia valuto il paziente sia in termini posturali che osteopatici. Per valutare il primo aspetto mi avvalgo dell’osservazione dell’atteggiamento del paziente e del suo stare nello spazio (questo fa capire quali strategie sta adottando il suo sistema per sfuggire a spine irritative) e di test posturali e kinesiologici che consentono di individuare la causa che irrita più il sistema. Per quanto riguarda il secondo aspetto, valuto quali distretti ed elementi hanno una tensione anomala o un mancato equilibrio, come un emibacino che lavora di più, una vecchia distorsione non trattata a dovere che ha accorciato il sistema fino alla spalla, una scorretta mobilità diaframmatica che ha costretto lo ioide, la lingua e la mandibola a sopperire. Come trattiamo in questi casi? Usando le mani, unicamente legate a ciò che sentono quando le poggiamo sul corpo del paziente. Usiamo tecniche dolci, qualche volta “strong” come il famoso crick, ma non sempre serve. Lavoriamo trattando la lingua, l’osso ioide e la mandibola, con annessi muscoli, e le ossa del cranio senza tralasciare mai il resto del corpo”.

- Come si può fare prevenzione? L’osteopatia previene i problemi posturali?

“L’osteopatia nasce come medicina preventiva. Se tutti i sistemi, scheletrico fasciale, muscolare, nervoso, vascolare, linfatico, ecc, agiscono tra di loro in modo perfetto con un giusto equilibrio, la malattia è assente. L’osteopatia mira al ripristino dell’equilibrio perduto dopo un trauma diretto o emotivo, dopo una malattia, dopo un parto, sia per la mamma che per il bebe, ecc. Insomma, sempre ci si dovrebbe affidare almeno una volta nella vita ad un osteopata esperto e abilitato. Quindi alla domanda “L’osteopatia previene i problemi posturali?” rispondo nì, perché bisogna essere anche specializzati in posturologia e quindi avere una visione globale per rispondere sì”.

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