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Come mai non si parla più di influenza?

"Bisognerebbe cambiare i piani dell’emergenza e della prevenzione in vista dei futuri scenari "pandemici", spiega il prof. Perricone

"Come mai non si parla più di influenza? Nel ribadire l’inopportunità della vaccinazione antinfluenzale in questo periodo ed in attesa dell’imminente vaccinazione per il coronavirus, oggi mi appare evidente che la vaccinazione antinfluenzale aveva solo scopo diagnostico. Difatti, di recente durante un’intervista sul Fatto quotidiano, alla quale ho preso parte, il direttore delle Malattie infettive dell’Università di Roma aveva consigliato, in caso di patologie respiratorie, di praticare la vaccinazione antinfluenzale , così da dirimere l’eventuale dubbio diagnostico (influenza-Covid 19). Oggi mi pongo il quesito sul motivo per cui, in caso di dubbio diagnostico, si è fatto il test sierologico e il tampone per la ricerca del coronavirus, mentre non si è mai pensato di fare un test e un tampone che evidenziasse l’eventuale presenza del virus influenzale. Come mai? Probabilmente non hanno mai ritenuto utile questa indagine, si sono piuttosto trovati impreparati ad una pandemia di dimensioni tali da sconvolgere il mondo. Appariva quantomeno discutibile la capillare programmazione della vaccinazione antinfluenzale visto che poteva già essere prevedibile una ridotta diffusione dell’influenza dovuta soprattutto all’uso dei dispositivi di protezione e ad una attenta e accurata igiene. Verosimilmente la vaccinazione antinfluenzale protegge certamente dagli attacchi influenzali ma a discapito di un’efficiente produzione di anticorpi selettivi contro il Covid 19. Nello specifico, il vaccino antinfluenzale è formato da 4 ceppi, cioè è quadrivalente, presenta quindi evidente stimolazione di anticorpi selettivi ai suddetti ceppi. Per questo motivo l’attività globale anticorpale è utilizzata soltanto in maniera parziale, cioè per i ceppi influenzali eventualmente in azione. Per tale motivo, vista l’attuale circolazione di SARS-Cov2, che è al momento fuori controllo, e trovandoci nel picco massimo di diffusione, bisogna rivedere la tempistica della vaccinazione antinfluenzale già programmata. Non ultimo, ha aggravato la situazione l’assenza di piani per una eventuale pandemia che andavano fatti, così come aveva consigliato l’OMS già dal 2006, si tratta di responsabilità alle quali si sono sottratti tutti i ministri della Sanità che si sono susseguiti da quel periodo fino alla diffusione della pandemia. Attualmente l’usuale vaccinazione contro l’influenza sembra passata in second’ordine, bisognerebbe quindi cambiare i piani dell’emergenza e della prevenzione in vista dei futuri scenari "pandemici".

Prof. Corrado Perricone Ematologo e già Responsabile del Centro di Immunoematologia dell’AORN nella Regione Campania già componente del Consiglio Superiore della Sanità

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