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Venerdì, 29 Marzo 2024
Salute

Immunoncologia, parte da Napoli la campagna "Lo so anch'io"

Da oggi fino a domenica, a Napoli la prima tappa del progetto di informazione nelle piazze italiane per raccontare gli importanti avanzamenti nell’immunoncologia (branca della medicina che si occupa del sistema immunitario)

In Campania ogni anno sono stimati circa 32.500 nuovi casi di cancro, nel 2022 in Italia le nuove diagnosi sono state 390.700. Un paziente su quattro (quasi un milione di persone in Italia) ha la stessa aspettativa di vita della popolazione generale e può essere considerato guarito. Una conquista significativa, a cui ha contribuito in modo importante l’immunoncologia, che rende più forte il sistema immunitario contro il cancro. I progressi scientifici che hanno segnato la nuova era della sfida ai tumori sono ripercorsi nella campagna di informazione rivolta a tutti i cittadini “Lo so anch’io”, realizzata da Bristol Myers Squibb, con la partecipazione di APaIM (Associazione Pazienti Italia Melanoma), Vivere senza stomaco (si può), FIAGOP (Federazione Italiana Associazioni Genitori e Guariti Oncoematologia Pediatrica), TUTOR (Associazione Tumori Toracici Rari), FAVO (Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia) e WALCE (Women Against Lung Cancer in Europe), e il patrocinio di AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica). Il progetto è presentato oggi in una conferenza stampa a Napoli. Il capoluogo partenopeo è infatti la sede della prima tappa della campagna, che prevede incontri nelle piazze e l’attivazione di un portale dedicato (www.bms.com/it/losoanchio.html). A Napoli sarà allestito un gazebo in Piazza Cavour a partire da oggi fino a domenica 14 maggio (dalle 10 alle 18), in cui saranno presenti le Associazioni dei pazienti e verrà distribuito materiale informativo. All’interno della struttura, aperta a tutti, si troverà una “macchina del tempo”, per mostrare le tappe principali della storia dell’immunoncologia.

“Grazie all’utilizzo di anticorpi monoclonali, il sistema immunitario può essere stimolato a reagire con maggior forza contro i tumori – spiega Paolo Ascierto, Direttore Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto ‘Pascale’ di Napoli -. L’immunoncologia ha come bersaglio le cellule che costituiscono il nostro sistema immunitario e si affianca a trattamenti rivolti direttamente contro le cellule tumorali: chirurgia, chemioterapia, radioterapia, ormonoterapia e terapie mirate”. “La strada è stata aperta dal melanoma, il candidato ideale per l’immunoterapia – continua il prof. Ascierto -. Prima dell’arrivo di questo approccio innovativo, la speranza di vita dei pazienti con melanoma metastatico era di circa 6 mesi e meno del 10% era vivo a 5 anni. Oggi la storia di questo tumore della pelle è cambiata. In particolare, grazie alla combinazione di due molecole immunoncologiche, nivolumab e ipilimumab, in prima linea nel melanoma metastatico quasi la metà dei pazienti (48%) è vivo a 7 anni e mezzo. La duplice immunoterapia evidenzia inoltre un significativo ‘effetto memoria’: la sua efficacia si mantiene a lungo termine, anche dopo la fine delle cure. L’immunoncologia è lo standard di cura del melanoma non solo in fase metastatica, ma anche nello stadio III e IV resecato, cioè in una fase in cui la malattia è stata completamente asportata. Trattare i pazienti in questo stadio aumenta la possibilità di evitare una recidiva e, quindi, potenzialmente guarire”.

“La stimolazione del sistema immunitario è lo standard di cura anche in molte altre neoplasie, dai carcinomi del polmone e del rene, fino a quelli gastrointestinali e al mesotelioma pleurico – afferma Ferdinando De Vita, Direttore del Dipartimento Medicina di Precisione e Professore di Oncologia Medica all’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli di Napoli -. In particolare, l’immunoncologia ha costituito una vera evoluzione negli adenocarcinomi gastroesofagei (stomaco, giunzione gastro-esofagea e esofago), in fase avanzata o metastatica, dove, per oltre 10 anni, non ci sono stati progressi e i benefici della chemioterapia sono stati limitati. Oggi possiamo offrire ai pazienti un’opzione efficace in prima linea, costituita dall’immunoterapia con nivolumab in combinazione con la chemioterapia, che è in grado di migliorare in modo significativo sia la sopravvivenza globale che quella libera da progressione. A questi vantaggi si aggiunge il mantenimento di una buona qualità di vita”. “L’immunoterapia diventa un cardine anche nella cura del tumore del colon-retto, in pazienti con una caratteristica molecolare, il deficit di riparazione del mismatch o elevata instabilità dei microsatelliti – continua il prof. De Vita -. La duplice immunoterapia, in pazienti già trattati con chemioterapia, ha portato ad una sopravvivenza a 4 anni nel 70% dei casi”.

“Siamo stati pionieri nella scoperta dell’immunoncologia, che ha cambiato la storia naturale di diverse neoplasie e che viene utilizzata non solo nelle forme più avanzate di malattia ma anche negli stadi iniziali, quando il sistema immunitario è potenzialmente più reattivo al trattamento – sottolinea Cosimo Paga, Executive Country Medical Director, Bristol Myers Squibb Italia -. La nostra ricerca è focalizzata nello sviluppo di nuove molecole immunoncologiche, come relatlimab, che interagiscono su target differenti del sistema immunitario, e di diverse combinazioni dell’immunoncologia con la chemioterapia e con le terapie mirate”. “Finora – continua Cosimo Paga – abbiamo ottenuto la rimborsabilità in Italia per 16 indicazioni tumorali in diverse fasi della malattia per i nostri farmaci immunoncologici. Il nostro obiettivo è estendere l’efficacia dell’immunoncologia al maggior numero di pazienti per migliorarne la sopravvivenza. Investiamo molto in approcci innovativi che permettano di personalizzare al massimo la terapia, spaziando dalla diagnostica con strumenti come il ctDNA e i nuovi biomarcatori a nuovi approcci terapeutici come lo sviluppo di piattaforme che studiano l’omeostasi delle proteine, lo studio della radiofarmaceutica e di molecole radioteranostiche, lo studio di come e quando combinare i vaccini terapeutici con l’immunoterapia. Il futuro è l’immunoncologia di precisione, quindi la possibilità di predire la sensibilità all’immunoterapia. Ci stiamo spostando dal modello istologico, cioè dall’organo colpito dalla malattia, all’alterazione molecolare, in grado di predire la risposta dei pazienti al trattamento. Questo modello, definito agnostico, consente di ampliare il numero di pazienti che possono trarre vantaggio da uno specifico approccio terapeutico, indipendentemente dalla localizzazione del tumore”.

La ricerca richiede anni, spesso decenni, per raggiungere risultati significativi. Il “viaggio” dell’immunoncologia inizia nei primi del Novecento, con gli studi sul ruolo del sistema immunitario nei tumori. Dopo quasi novant’anni, nel 1992 in Giappone, Tasuku Honjo scopre che una proteina svolge un ruolo importante per il corretto funzionamento del sistema immunitario. Nel 1996, negli Stati Uniti, James P. Allison identifica il meccanismo con cui i tumori spengono la risposta immunitaria. E, nel 2018, il Premio Nobel per la Medicina è assegnato a James P. Allison e a Tasuku Honjo, per i loro studi sui meccanismi che impediscono al sistema immunitario di riconoscere le cellule tumorali. “Gli ultimi dieci anni hanno profondamente cambiato la sfida contro il cancro, ma il livello di consapevolezza sull’immunoncologia è ancora scarso – afferma Monica Forchetta, Presidente APaIM (Associazione Pazienti Italia Melanoma) -. Per questo ci impegniamo in ‘Lo so anch’io’, la campagna di informazione per aumentare il livello di conoscenza sui progressi della scienza in immunoncologia. Un’indagine su più di 5.500 pazienti ha evidenziato che circa la metà non sa come funziona questa terapia. L’immunoncologia ha trasformato le prospettive delle persone colpite da melanoma metastatico, perché oggi in alcuni casi si può parlare di cronicizzazione della malattia. Vanno sensibilizzati anche i cittadini, perché abbiano fiducia nella scienza, nei clinici e nella ricerca. In particolare, è necessario aumentare il livello di consapevolezza dei più giovani”.

“Oggi grazie all’innovazione sempre più pazienti possono affermare di aver superato la malattia o convivono con il cancro con una buona qualità di vita – conclude Claudia Santangelo, Presidente di Vivere senza stomaco (si può) –. La ricerca offre in modo tangibile nuove opportunità di cura e di sopravvivenza. Le Associazioni hanno anche il compito di sensibilizzare i pazienti e i cittadini sull’importanza della ricerca, per informarli sulle sperimentazioni cliniche, con la possibilità anche di accedere in anticipo a farmaci innovativi. Vanno inoltre velocizzati i tempi per rendere disponibili le nuove terapie, perché le persone colpite da tumore non possono aspettare”.

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