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Fuoco di Sant’Antonio, quali sono i sintomi e a chi si raccomanda il vaccino

"Oltre il 90% degli adulti over 50 lo ha già contratto e un adulto su tre lo svilupperà nel corso della sua vita. È quindi importante essere consapevoli dei possibili rischi e conoscere quali strumenti di prevenzione sono oggi disponibili”. L'intervista al dott. Andreone, direttore della Neurologia e Stroke Unit dell'ospedale Cardarelli, e alla dott.ssa Renna, dello stesso reparto

L’Herpes zoster, noto come Fuoco di Sant’Antonio, colpisce ogni anno solo in Italia più di 150 mila persone. E’ scatenato dalla riattivazione del virus della varicella che può rimanere silente per decenni. Ciò significa che tutte le persone che hanno avuto la varicella sono potenzialmente a rischio. Rischi che crescono con l’aumentare dell’età a causa della immunosenescenza, ovvero di un sistema immunitario meno efficiente. “Si stima - sottolineano a NapoliToday i neurologi, la dott.ssa Rosaria Renna e il dott. Vincenzo Andreone - che oltre il 90% degli adulti sopra i 50 anni abbia già contratto il VZV e che un adulto su tre svilupperà l'Herpes zoster nel corso della sua vita. È quindi importante essere consapevoli dei possibili rischi e confrontarsi con il proprio medico per conoscere quali strumenti di prevenzione sono oggi disponibili”.

Spesso il Fuoco di Sant’Antonio viene sottovalutato, ecco perché nel nostro Paese è partita una campagna vaccinale contro l'Herpes zoster. L'Italia è tra i primi Paesi europei ad essersi dotato del nuovo vaccino ricombinante adiuvato che permette di intervenire non solo sugli anziani ma anche sui pazienti immunodepressi e fragili per prevenire le conseguenze della malattia. A parlarcene il dott. Vincenzo Andreone, Direttore UOSC Neurologia – Stroke Unit dell’AORN “A. Cardarelli” di Napoli, e la dott.ssa Rosaria Renna, dirigente medico dell’UOSC Neurologia – Stroke Unit dell’AORN “A. Cardarelli” di Napoli.

Qual è l'identikit dell'Herpes Zoster?

“L’Herpes Zoster è una malattia virale causata dal virus della varicella-zoster (VZV). La varicella e l’herpes zoster sono due diverse malattie causate dallo stesso agente, il VZV, che fa parte della famiglia degli herpes virus. L’Herpes zoster è causato più precisamente da una riattivazione del VZV che, una volta contratto con la varicella, non è eliminato completamente dall’organismo, ma rimane latente per tutta la vita nelle cellule dei gangli delle radici nervose spinali. In una percentuale compresa tra il 10 e il 20% dei casi, il VZV si risveglia, provocando l’herpes zoster. La riattivazione del virus è in genere determinata da una transitoria riduzione delle difese immunitarie, generalmente in età avanzata o in corrispondenza di una situazione di immunodeficienza, come può avvenire in condizioni di stress intenso, in corso di terapia con farmaci immunosoppressori come il cortisone, in caso di malattie gravi come tumori o infezione da HIV”.

Con quali sintomi si manifesta?

“L’Herpes zoster ha inizio con una fase prodromica, pruriginosa e dolorosa, seguita dalla comparsa di vescicole (eruzione cutanea) piene di liquido. La malattia compare prevalentemente a livello toracico, anche se ci possono essere altre localizzazioni, e interessa tipicamente un solo lato del corpo. Le vescicole possono continuare per circa 7 giorni, al termine dei quali si formano le croste, che spariscono in un periodo più lungo (fino 3 settimane). Nei casi più gravi le vescicole possono comparire anche sul viso, interessando l’occhio e il nervo ottico. Altri sintomi della malattia sono: febbre, mal di testa, bruciore, disturbi di stomaco”.

Una complicanza frequente dell'infezione da Herpes zoster è la nevralgia post-erpetica. Di cosa si tratta?

"Il rischio di sviluppare la nevralgia post-erpetica aumenta parallelamente con l'aumentare dell’età. Si tratta di una complicanza tardiva, spesso sottodiagnosticata e sottotrattata, soprattutto nell’ambito delle cure primarie. In generale è possibile definire la nevralgia post-erpetica come un dolore neuropatico cronico presente nel dermatomero (area cutanea dove i nervi spinali esplicano le loro funzioni sensitive) colpito dalla tipica eruzione erpetica acuta che persiste o si sviluppa dopo 30 o 90 giorni dalla guarigione delle lesioni cutanee, e che può perdurare per mesi o anni o, addirittura, per tutta la vita, determinando un impatto negativo e disabilitante sulla qualità di vita del paziente. La transizione da Herpes zoster in fase acuta a nevralgia post-erpetica ha luogo per convenzione quando il dolore persiste per oltre 3 mesi dopo la crostificazione delle lesioni erpetiche”.

Quali sono i fattori di rischio per lo sviluppo della nevralgia post-erpetica?

“I fattori di rischio sono il sesso femminile, l’età avanzata, il dolore o disturbi della sensibilità precedenti lo sviluppo dell'eruzione cutanea, la maggiore gravità del dolore durante la fase cutanea acuta dell’herpes zoster e la distribuzione più ampia per l'eruzione da zoster. Il 20% dei pazienti di età superiore ai 60 anni, correttamente trattati con antivirale nella fase acuta, sviluppano la nevralgia post-erpetica; la percentuale sale al 41% se si considerano i pazienti con dolore intenso durante l’eruzione cutanea e al 47% se si valutano solo pazienti di sesso femminile con dolore intenso durante l’eruzione cutanea da zoster e pazienti con dolore o un disturbo della sensibilità preesistenti nella zona dell’eruzione. La nevralgia post-erpetica è causata dal danno indotto dal virus delle fibre nervose che portano la sensibilità delle aree in cui si è sviluppata l’infezione da herpes. Infatti, a livello microscopico, è visibile, proprio sulla superficie del nervo, una degenerazione della membrana protettiva del nervo (mielina) che lo ricopre lungo tutto il suo percorso. Il dolore della nevralgia post-erpetica è tale da interferire sulla qualità di vita del paziente perché è generalmente un dolore continuo, intenso e fastidioso”.

Perché i casi stanno aumentando?

“Tra le cause dell’aumento c’è l’epidemia da Covid-19. Uno studio su larga scala negli Stati Uniti, condotto su 2 milioni di persone, ha dimostrato che nei 6 mesi successivi l’infezione da Covid-19, vi è una vulnerabilità all’Herps zoster, soprattutto nelle persone over 50. Il Covid, infatti, sembrerebbe facilitare la riattivazione del virus mediante l’indebolimento del sistema immunitario che ci mette a rischio di sviluppare malattie infettive. All’infezione si associano, inoltre, il fenomeno dell'immunosenescenza, ovvero l'invecchiamento biologico del sistema immunitario legato all’avanzare degli anni e tutta una serie di patologie croniche o che alterano la funzionalità del sistema immunitario, inclusi il diabete, l’infezione da HIV, le patologie tumorali, le malattie cardiovascolari, respiratorie e dismetaboliche. Bisogna considerare che, se è vero che i pazienti fragili sono quelli che hanno avuto accesso a corsie preferenziali per la vaccinazione anti SARS-CoV-2, dall’altra hanno subito il rallentamento delle vaccinazioni di routine, raccomandate dal Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale, con particolare riferimento a quella contro l’Herpes zoster. Si tratta di centinaia di migliaia di pazienti fragili che rischiano di veder ulteriormente compromessa la propria qualità di vita a causa dell’Herpes zoster e delle sue conseguenze. I pazienti diabetici, ad esempio, presentano un rischio aumentato del 30% rispetto ai non diabetici di sviluppare l’Herpes zoster, con la possibilità di manifestare anche una maggiore severità dei sintomi e di sviluppare una nevralgia post-erpetica. I pazienti con artrite reumatoide hanno un rischio da 1,5 a 2 volte più elevato di sviluppare l’Herpes zoster rispetto ai loro coetanei nella popolazione generale. Infine, il rischio di sviluppare la malattia è nettamente aumentato anche nei pazienti con neoplasie solide”.

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Come si cura il Fuoco di Sant'Antonio?

"Le terapie disponibili per il trattamento e la cura della nevralgia post-erpetica sono numerose, ma occorre sottolineare che  è fondamentale prima di tutto effettuare una prevenzione adeguata, ricorrendo ad una profilassi farmacologica con antivirali da iniziare il più precocemente possibile, non oltre le 72 ore dalla manifestazione dei primi prodromi (rush cutaneo), e da praticare fino alla scomparsa dei sintomi. Per il trattamento possono essere utilizzati trattamenti topici, quindi applicazione di gel, o meglio ancora cerotti, a base di Lidocaina 5% nell'area interessata. Nella maggior parte dei casi questo trattamento offre un sollievo temporaneo al dolore. Meno efficaci ma potenzialmente utili sono le applicazioni topiche di pomate a base di capsaicina 0,025-0,075%, o aspirina in dietiletere. Per quanto riguarda i trattamenti sistemici, i farmaci di prima scelta sono gli antidepressivi triciclici da assumere in piccole dosi serali da incrementare nel corso della terapia secondo le indicazioni mediche. Potenzialmente utili sono anche gli antidolorifici, come il paracetamolo e alcuni oppioidi. Nelle forme più gravi possono avere un ruolo farmaci utilizzati nel trattamento dell'epilessia, che possono ridurre il dolore associato alla nevralgia post-erpetica”.

Da circa un anno è disponibile in Italia il nuovo vaccino ricombinante adiuvato contro l’Herpes zoster. Quali sono le sue caratteristiche e come agisce?

“Si tratta di un vaccino con elevata efficacia contro l’Herpes zoster e la nevralgia post-erpetica, è ben tollerato nelle popolazioni ad aumentato rischio di sviluppare la patologia, come gli immunocompromessi, e fornisce una protezione duratura nel tempo. L’elemento innovativo della formulazione di questo nuovo vaccino è la presenza di un adiuvante, un componente che stimola la risposta immunitaria innata in modo simile alla naturale risposta agli agenti patogeni, ovvero in modo precoce, forte e duraturo. Non contiene una componente viva del virus varicella-zoster, ma è realizzato combinando una glicoproteina che si trova sulla superficie del virus con sostanze che stimolano la risposta immunitaria. Il vaccino permette all’organismo di produrre più rapidamente gli anticorpi specifici contro il VZV nel momento in cui il virus latente nei gangli nervosi si riattiva, contrastando così lo sviluppo di herpes zoster e delle sue complicanze”.

Come viene somministrato e quali possono essere gli effetti collaterali?

“Il vaccino viene somministrato in due dosi, sotto forma di iniezioni intramuscolari, da effettuare a due mesi di distanza l’una dall’altra. Gli studi clinici indicano eventi avversi comuni quali reazione al sito di inoculo, dolore e affaticamento. La maggior parte delle reazioni avverse sono di breve durata e di lieve o moderata intensità”.

A quali soggetti è raccomandato?

“In Italia, il Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale prevede che la vaccinazione con vaccino ricombinante adiuvato anti Herpes zoster debba essere raccomandata nei soggetti con più di 65 anni d’età e a partire dai 50 anni di età se sussistono condizioni di rischio quali diabete mellito, BPCO, patologia cardiovascolare e terapia immuno-soppressiva”.

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