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Salute

Fibromi uterini, cosa sono e quando si ricorre all’intervento chirurgico: risponde il ginecologo

“A soffrirne è circa il 70% delle donne in età compresa tra i 30 e i 50 anni. Non essendo ancora del tutto chiare le cause per cui queste neoformazioni benigne nascono e si sviluppano, resta fondamentale una diagnosi precoce”. L’intervista al dott. Ciro Perone

- Quali soggetti colpisce?

“I fibromi uterini sono in assoluto i tumori benigni, che interessano la pelvi, più frequenti. L’incidenza nelle donne tra i 30 ed i 50 anni varia dal 15 al 30% a seconda degli studi. Tuttavia, sembra che questo dato sia fortemente sottostimato perché molto spesso, quando i miomi sono di piccole dimensioni ed asintomatici, le stesse pazienti non sanno di esserne affette. Si stima che dopo i 45 anni le donne che hanno almeno un fibroma siano intorno al 70%”.

- La presenza di fibromi uterini può essere causa di infertilità?

“Sì, i miomi uterini possono causare infertilità. Anzi, ultimamente, con l’aumento dell’età con cui le pazienti programmano una gravidanza, è di sempre più frequente riscontro la diagnosi di mioma proprio in seguito ad una visita specialistica effettuata a causa della difficoltà nel concepimento. Sono molteplici le motivazioni e le modalità con cui i fibromi possono causare infertilità. Si passa da un ingombro meccanico, tipico dei miomi intracavitari, e dalla possibilità di interferire direttamente con l’impianto ad alterazioni della vascolarizzazione dell’utero, che possono ostacolare il normale sviluppo del feto e/o della placenta. E’ bene, tuttavia, rassicurare le pazienti che sono gravide e che hanno uno o più miomi, perché non necessariamente si devono verificare interferenze, e sono non poche le donne che riescono a portare a termine una gravidanza senza complicanza alcuna. Ancora una volta risultano fondamentali numero, dimensioni e soprattutto la sede, per cui il rischio di infertilità e complicanze della gravidanza va valutato caso per caso”.

- Come vengono trattati i fibromi? Quali sono le opzioni terapeutiche?

“Le opzioni terapeutiche dei fibromi uterini sono molto variabili, ma è subito bene precisare che non esiste una “pillola magica” capace di ridurli fino a farli scomparire. L’obiettivo della terapia medica, quindi, è principalmente quello di inibire la stimolazione ormonale alla base della loro crescita, in modo da ridurla insieme alla sintomatologia ad essa associata. Un semplice monitoraggio periodico può rivelarsi sufficiente per i miomi asintomatici. Esso prevede una visita specialistica associata ad un’ecografia pelvica, volta ad individuare le modifiche a cui i fibromi possono andare incontro. Quando, invece, i fibromi sono sintomatici, si può far ricorso a diverse molecole nel tentativo di controllarne la sintomatologia, molto spesso anche in vista dell’intervento chirurgico. Ad esempio, gli estroprogestinici, la cosiddetta pillola, per quanto non può ridurre o far scomparire i miomi, in casi selezionati può rivelarsi utile nel regolare e/o nel ridurre la quantità del flusso mestruale ed il dolore legato al ciclo. Poi abbiamo dei farmaci come gli analoghi del GnRh che, somministrati in forma di un’iniezione mensile o trimestrale, bloccano la produzione degli ormoni femminili, causando una “menopausa transitoria”, che annulla i sintomi metrorragici. Gli analoghi possono rivelarsi, quindi, utili alleati in preparazione agli interventi chirurgici, poiché con il blocco delle mestruazioni si può recuperare l’anemia spesso associata alla metrorragia, portando la paziente ad adeguati valori di emoglobina preoperatoria. Ultimamente si sono diffuse anche altre molecole, come l’ulipristal acetato, che sembravano essere molto promettenti, soprattutto nel controllare i sintomi inerenti il sanguinamento. Purtroppo, sono stati osservati degli effetti collaterali in seguito alla loro assunzione che hanno portato a ripetute sospensioni del loro utilizzo”.

- In quali casi si ricorre all’intervento chirurgico?

“In tutti i casi in cui la terapia medica non permette una risoluzione della sintomatologia o quando si osserva una rapida crescita dimensionale della formazione miomatosa o ancora quando il sintomo è legato alla presenza stessa delle formazioni miomatose (disuria o aumento della frequenza minzionale dovuta alla compressione della vescica o tenesmo dovuto alla compressione del retto), diventa indispensabile l’intervento chirurgico, finalizzato alla loro asportazione. Ci sono diverse modalità per l’asportazione dei fibromi ma oggi ormai le tecniche endoscopiche sono quelle da preferire. Quando i miomi sono sottomucosi, l’impiego dell’isteroscopia operativa permette la rimozione dei miomi per via vaginale, sotto visione diretta, evitando cicatrici addominali e permettendo una ripresa praticamente immediata. Quando i miomi sono intramurali o sottosierosi, si preferisce la laparoscopia. Mediante questo tipo di chirurgia mini-invasiva, si riesce tramite buchetti di pochi millimetri ad enucleare i miomi dall’utero e ad asportarli mediante uno strumento che ha la capacità di tritarli per permetterne la loro uscita da una breccia centimetrica, indipendentemente dalla dimensione del fibroma asportato. Nell’ultimo decennio si è discusso molto su quest’ultimo aspetto, poiché sono stati segnalati rarissimi casi in cui la tecnica della “morcellazione” aveva favorito la disseminazione di cellule maligne di sarcomi che erano stati considerati dei semplici fibromi. Ad oggi si è ormai concordi nel ritenere che tale rischio risulta essere ovviabile, poiché sono stati messi in commercio dei sacchetti in cui effettuare questa procedura in tutta sicurezza e senza pericolo alcuno, per le formazioni miomatose che destano sospetto. Molto spesso si sente parlare nei congressi su quali e quanti siano i miomi che possono essere asportati tramite un approccio mini-invasivo. In realtà non esiste una regola fissa, e bisogna considerare che questi parametri cambiano a seconda della capacità dell’operatore e del centro a cui si fa riferimento. A tal proposito mi onoro di essere il responsabile del progetto “Endogyn”, un centro che utilizza la chirurgia laparoscopica mini-invasiva per il trattamento delle principali patologie ginecologiche. Insieme al dott. Flavio Grauso e al dott. Giuseppe Rosario Lannino, quotidianamente impieghiamo la laparoscopia per il trattamento di formazioni miomatose, anche di grandi dimensioni. Inoltre, promuoviamo corsi per medici specialisti in ginecologia ed ostetricia, finalizzati a diffondere l’impiego di tale metodica in altri centri nazionali ed internazionali per il bene e la salute delle pazienti”.

-  E’ possibile fare prevenzione?

“Dato che ad oggi non sono ancora del tutto chiarite le cause per cui i fibromi nascono e si sviluppano, non è possibile stabilire una strategia preventiva o comportamenti o terapie che possano in qualche modo prevenire la loro formazione. Tuttavia, resta fondamentale giungere ad una diagnosi precoce, che possa portare ad identificare i miomi quando di dimensioni contenute, in modo che il loro trattamento possa essere il più conservativo e agevole possibile. Risulta, quindi, mandatorio affidarsi a professionisti esperti in questo ambito, che possano seguire la paziente consigliandola al meglio, soprattutto nel definire la strategia terapeutica più efficace in maniera personalizzata, volta a preservare il suo stato di salute nei diversi momenti della vita della donna”.

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