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Giovedì, 25 Aprile 2024
Salute

Dolore pelvico cronico, cos’è e come si cura: risponde l’esperto

“Si tratta di un dolore ciclico o continuo, della durata di almeno 6 mesi, che colpisce la parte bassa dell’addome. A soffrirne sono maggiormente le donne ma può colpire anche gli uomini”. L’intervista al dott. Fabrizio D’Urso

Qual è la sintomatologia?


“La sintomatologia di questi due grandi disturbi può essere molto varia e diversa da soggetto a soggetto. Le caratteristiche del dolore riferito da soggetti affetti da Dolore Pelvico Cronico o da Sindrome del Dolore Pelvico Cronico sono variabili per quanto riguarda la qualità del dolore (spesso riferito come dolore bruciante, trafittivo, pressorio, lacerante o riferito come sensazione di ingombro o presenza di corpo estraneo in zona vaginale o ano-rettale), per l’intensità (che può variare da un’intensità lieve a livelli lancinanti e insopportabili), per le sedi, variabili da soggetto a soggetto, (il dolore può localizzarsi in uno o più punti e strutture della regione pelvica come ad esempio gli organi genitali interni ed esterni, in zona ano-rettale, al perineo, a carico degli organi delle basse vie urinarie o, ancora, nella gran parte dei casi, a carico dell’apparato muscoloscheletrico della regione pelvica). L’intensità del dolore, inoltre, può variare in relazione ad attività o posizioni assunte: un aumento del dolore può essere correlato allo stare seduti, all’attività sessuale, al camminare e a molte attività fisiche come il pedalare in bicicletta. Altra caratteristica di questa sintomatologia dolorosa è l’associazione al riempimento e svuotamento degli organi pelvici: il dolore può aumentare con una vescica molto piena o durante la minzione, allo stesso modo anche un’ampolla rettale piena può aumentare l'intensità del dolore e la stessa deiezione. Inoltre, nella gran parte dei casi, il dolore è, spesso, causa d’insorgenza di disturbi di carattere psicologici ed emotivi e causa di modifiche significative della qualità vita di questi soggetti. In questi soggetti è indispensabile, dunque, un approccio multidisciplinare che preveda anche la presenza degli Psicoterapeuti oltre a specialisti di branca come il Neuro-urologo, Gastroenterologo, Colon-Proctologo, Ginecologo, Neurologo, Ostetrica e il Fisioterapista”.

Che differenza c’è tra Dolore Pelvico Cronico e Sindrome del Dolore Pelvico Cronico?

Per rispondere in modo semplice, data la complessità dell’argomento, possiamo semplificare dicendo che il Dolore Pelvico Cronico (CPP) è un sintomo correlato e dipendente da una patologia sottostante. Anche se nella stragrande maggioranza dei casi non è sempre possibile individuare una causa conclamata, le patologie che possono portare all’insorgenza di Dolore Pelvico Cronico sono tante e possono riguardare o gli organi pelvici o essere correlate ad alcune patologie sistemiche, o ancora legate a una patologia infettiva o neoplastica psichica”.

Quali sono le cause alla base di questi due problemi?

“Come già detto, dato che, spesso, non è riscontrabile una causa conclamata, tale problematica viene considerata come una sindrome da centralizzazione del dolore (sindrome da sensibilizzazione).
 Alcune cause di Dolore Pelvico Cronico sono ad esempio: Cistite Interstiziale, Prostatite Cronica, Neuropatia del Pudendo, Dissinergia Addomino-Pelvica, Patologie delle basse vie Urinarie, Endometriosi, malattie del Colon e Ano-Rettali. La Sindrome da Dolore Pelvico Cronico (CPPS) viene considerata, invece, come una patologia a sè in quanto non correlata alla presenza di alterazioni strutturali o patologie che ne possono spiegare e determinare la sintomatologia. Questa, nello specifico, è dovuta a una sensibilizzazione del Sistema Nervoso Centrale e Nervoso Periferico per cui il soggetto è più sensibile al dolore avendo una soglia del dolore più bassa: percepisce come più dolorosi stimoli che non dovrebbero essere molto dolorosi (Iperalgesia), e come dolorosi stimoli normalmente non dolorosi (Allodinia). Tale condizione fa sì che il dolore si autoalimenti, non per propria volontà ovviamente”.



Quali possono essere le cause muscoloscheletriche?

“La muscolatura pelvica può andare in sofferenza per una lunga serie di motivi, come ad esempio per un’anomala ripartizione delle forze provenienti dall’alto o dal basso, o per un eccessiva attività della muscolatura del pavimento pelvico, in seguito ad un intervento o un trauma, o in seguito a qualsiasi patologia a carico della pelvi, o, ancora, dopo importanti traumi emotivi generando così contratture, tensioni, ecc. Possiamo comprendere dunque che, anche se la causa primaria non è di origine muscoloscheletrica, questo sistema va sempre in sofferenza, per questo è fondamentale trattarle il disturbo. Un esempio renderà l’idea più chiara. Immaginiamo che il nostro bacino sia una bacinella con una base sferica colma d’acqua appoggiata in equilibrio su dei tiranti (pavimento pelvico), e che questi tiranti (anche se nella realtà non si inseriscono sugli arti inferiori) siano ancorati a due pali (arti inferiori). Il nostro compito primario è quello di mantenere la bacinella in equilibrio per non perdere nemmeno una goccia d’acqua. Pensiamo ora a cosa potrebbe accadere ai tiranti e alla bacinella se il movimento di uno dei due pali si modificasse, o se qualcosa perturbasse dall’alto questo equilibrio. Il mio sistema ha il dovere di non far cadere neanche una goccia d’acqua, per cui i miei tiranti si adatteranno per evitare qualsiasi movimento della bacinella”.

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