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Salute

Distorsione alla caviglia, sintomi e cura

E’ uno dei traumi più comuni nelle attività sportive e ricreative. Come si guarisce? Quali sono i tempi di recupero? Risponde il dott. Valerio Esposito

E’ uno dei traumi più comuni nelle attività sportive e ricreative. Sono circa 5mila i traumi distorsivi alla caviglia che si verificano ogni giorno in Italia. Gli sport dove questo infortunio è più frequente sono la pallavolo (56%), il basket (55%), il calcio (51%) e la corsa di resistenza (40%). Ma anche un semplice passo falso durante una passeggiata, uno scatto mentre si cerca di prendere il pullman al volo, un cambio di direzione improvviso, possono determinarlo. Tra i sintomi più comuni c’è il dolore acuto, il gonfiore, la comparsa di ematomi e, nei casi più gravi, l’impossibilità di camminare. Quando si ha una distorsione bisogna applicare subito del ghiaccio sulla parte lesa e sottoporsi a una visita medica. La cosa importante è non sottovalutare l’entità del danno e non improvvisare con diagnosi fai da te. Ma come si guarisce da una distorsione alla caviglia? Quali sono i tempi di recupero? Lo abbiamo chiesto al dott. Valerio Esposito, fisioterapista esperto in riabilitazione ortopedica e sportiva.

Cos’è una distorsione e cosa comporta per la caviglia?

“Per distorsione si intende una lesione a carico di un’articolazione o delle strutture a essa connesse. Questo trauma comporta una perdita totale e momentanea dei normali rapporti articolari anatomici. Nel caso della caviglia interessa l’articolazione tibio-peroneo-astragalica”.

Quando si verifica una distorsione alla caviglia e quali sono le tipologie? 

“Si può verificare nel corso di una pratica sportiva così come durante una normale passeggiata. L’80% di questi infortuni avviene durante un movimento di inversione (supinazione, flessione dorsale e adduzione) a discapito del compartimento esterno della caviglia e quindi dei legamenti che possono subire facilmente lesioni parziali. La rimanente percentuale è rappresentata da movimenti di eversione. Data la complessità della struttura anatomica, possiamo riscontrare diversi postumi come una frattura malleolare o del quinto metatarso, una lacerazione legamentosa, una semplice distorsione senza importanti esiti. E’ molto raro, ma comunque possibile, una rottura del compartimento sovramalleolare (tibia e perone) che è soggetto ad infortuni molto più traumatici. La stessa classificazione delle distorsioni di caviglia non è ben definita: vi sono diverse scale dove vengono valutati parametri diversi: dal numero di legamenti lesionati al grado di instabilità articolare (tilt astragalico)”.

Quali sono i sintomi e come si interviene?

“In base all’evento traumatico cambia l’approccio terapeutico e la sintomatologia. In caso di frattura si opta per un gambaletto gessato o un tutore da non rimuovere prima dei 40 giorni, associati magari ad applicazioni di magnetoterapia notturna in grado di favorire una rigenerazione ossea. Dopo la rimozione, la maggior parte della terapia sarà incentrata sul recupero della flessibilità articolare e sull’aumento della forza dei muscoli del piede. Nel caso non vi sia frattura, i nemici numero uno da combattere sono il versamento e l’edema che, con la loro compressione sulle terminazioni nervose, sono in gran parte dei case responsabili del dolore. Quindi si opta per un protocollo “Police” (bendaggio, ghiaccio, elevazione dell’arto e carico ottimale) in fase acuta, successivamente è consigliato l’utilizzo di un laser antiedemigeno ad alta potenza (laserix) per passare gradualmente ad un aumento del carico con esercizi di rinforzo muscolari e propriocettivi al fine di stabilizzare l’articolazione ed evitare recidive”.

Quali sono i tempi di recupero?

“I tempi di recupero solitamente oscillano dai 2 ai 4 mesi in caso di frattura ossea, dagli 1 ai 3 mesi in caso di lesione legamentosa, e 14 giorni nel caso vi sia solo un gonfiore e difficoltà al carico completo. Ovviamente sono tempi molto variabili in base all’eta del soggetto, all’entità dell’infortunio e alla condizione muscolare pregressa”.

Quando si ricorre, invece, all’intervento chirurgico?

“In presenza di una frattura malleolare scomposta o della zona tibio-peroneale si ricorre ad un intervento chirurgico con stabilizzazioni ossee con placche e viti. In questo caso i tempi di recupero sono molto più elevati e variano da 6 mesi a 1 anno. Un altro caso che si tratta chirurgicamente è la lesione totale dei legamenti, condizione molto rara”.

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