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Venerdì, 19 Aprile 2024
Salute

Disfunzioni cranio-mandibolari, quali conseguenze comportano e come si curano

“I sintomi lamentati dal paziente possono essere diversi, dal mal di testa al mal di schiena, dalle vertigini agli acufeni, dal dolore ai denti all’ipersalivazione. Per la cura c'è bisogno di un ampio ventaglio di applicazioni terapeutiche ”. L’intervista alla dott.ssa Irma Bencivenga

Quali possono essere le cause?

“Per i disturbi cranio-mandibolari si parla dieziologia multifattoriale. Le cause possono essere riconosciute in:

  • malocclusioni dentali: i difetti di contatto fra i denti in fase di chiusura sono considerati fattori predisponesti o aggravanti i disturbi cranio-mandibolari, specialmente nel caso in cui determinino uno spostamento mandibolare, e dunque condilare;
  • parafunzioni: il bruxismo o il serramento dei denti vengono spesso associati all’eziologia dei disturbi cranio-mandibolari. La parafunzione di forte intensità non solo scatena il dolore, ma anche affaticamento muscolare, odontalgia, dolori nella regione dell’articolazione temporo-mandibolare, cefalea e perfino click articolare, nonché usura degli elementi dentali;
  • postura: ha un ruolo multiplo nell’eziologia dei disturbi a carico dell’ATM. La colonna vertebrale è infatti un rele' tra il cranio e il bacino, nonché gli arti inferiori, per cui un'alterazione al distretto superiore può riportare un compromesso posturale anche a distanza;
  • fattori psico-sociali: appare chiaro come la vita emotiva del paziente, essendo causa delle parafunzioni come quelle su' citate e determinando anche una inadeguata postura, sia un fattore determinante nell’eziologia di tali disturbi; altre cause: alla base di tale patologia possono esservi anche fratture ossee interessanti la mandibola, il processo coronoideo ed il condilo; o possono essere legate ad anomalie di sviluppo (displasie, ipoplasie, iparplasie), traumi diretti o indiretti alla mandibola, colpo di frusta o traumi al capo".

Ci soggetti maggiormente predisposti a questi disturbi?

“H.Gelb, studioso dell'argomento già dal 1960, scrisse nel su libro che c’è una componente psicogena come fattore aggravante o perpetuante o addirittura scatenante, per cui i soggetti maggiormente predisposti non sono classificati o classificabili secondo l'età o lo stile di vita”.

Come vengono diagnosticati?

“Nell’approccio col paziente restano basilari i canoni della semeiotica tradizionale, attenta raccolta anamnestica, ispezione, palpazione, auscultazione, valutazione del movimento. La restrizione o, l’alterazione dei movimenti mandibolari, accompagnati eventualmente da rumore e dolore sono le principali e più significative caratteristiche delle Disfunzioni Cervico Mandibolari. Inoltre, ci si avvale sotto consiglio del fisioterapista di analisi stabilometriche e baropodometriche e dell'odontoiatra poi di indagini di vario tipo”.

Quali sono gli esami strumentali?

La pedana baropodometrica (o stabilometrica) statica e dinamica, che serve a valutare la simmetria corporea e l’assetto posturale globale del paziente. L’elettromiografia, che ha lo scopo di valutare uno stato di contrattura o di ipertono dei muscoli masticatori e l’influsso che questi possono aver avuto sull’instaurarsi della sintomatologia algica articolare. La diagnostica per immaginiL’ortopantomografia, utile come tecnica di screening per valutare alterazioni ossee macroscopiche, come la lunghezza dei segmenti ossei mandibolari ed una loro asimmetria, o una grossolana deformità dei condili). La stratigrafia delle ATM, che dà informazioni riguardo la conformazione e l’escursione condilare. La tomografia computerizzata, che evidenzia con precisione la morfologia condilare ed in particolare alterazioni ossee dovute ad osteoartrosi ed asimmetrie della struttura scheletrica. La risonanza magnetica, che permette di evidenziare dettagliatamente sia le strutture ossee che i tessuti molli ed eventuali versamenti intra-articolari. La cine-risonanza o risonanza dinamica, che ci dà la possibilità di controllare visivamente i movimenti articolari e le alterazioni che questi subiscono nei casi di degenerazione o di dislocazione meniscale. L’artroscopia, metodica più invasiva, che permette una visione diretta delle componenti articolari, dando la possibilità di diagnosticare sin dai primi stadi processi degenerativi od infiammatori dell’ATM. L'artroscopia, inoltre, oltre ad essere uno strumento diagnostico, è soprattutto terapeutico in quanto migliora la funzionalità mandibolare ed ottenendo una regressione della sintomatologia algica".

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