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Le emozioni della stanza degli sguardi: "Anche così si batte il Covid"

Nell'Ospedale del Mare di Napoli, i pazienti contagiati possono vedere i familiari e parlare con loro attraverso un vetro. L'emozione di Maria, 90 anni, che ha incontrato le nipoti dopo oltre un mese di ricovero

Non è solo una questione di cure, tamponi e posti letto. E' anche una questione di testa. Forse, soprattutto, è anche una questione di cuore. Perché la pandemia da Covid-19 si combatte anche con le emozioni, con il sollievo di non sentirsi abbandonati al proprio destino. Ed è questo che accade nella "stanza degli sguardi" dell'Ospedale del Mare.

"Abbiamo ricavato questo spazio dall'accettazione del day surgery - spiega Giuseppe Noschese, responsabile Covid Unit della struttura - Lo abbiamo fatto perché capiamo quanto sia difficile per un familiare lasciare una persona qui e non poterlo più vedere. Un disagio che si trasforma in tensione con il personale. In questo modo, invece, i parenti possono tranquillizzarsi e chi è ricoverato può avere un'importante iniezione di energia". Pazienti e visitatori sono divisi da una parete di vetro. Non possono toccarsi, ma possono guardarsi e parlarsi. "Per loro è come vivere una rinascita" afferma Noschese.

E di rinascita si può parlare per Maria, 90 anni, che per due volte ha rischiato di perdere la vita. Il 1 gennaio è giunta in ospedale per un'altra patologia ed ha scoperto di aver contratto l'infezione da Covid. Per due volte è andata vicina alla morte, ma le sue condizioni sono migliorate e dopo quasi quaranta giorni di ricovero è pronta a incontrare le sue nipoti, che la attendono nella stanza degli sguardi. "E' un'emozione incredibile - racconta Mariana, la più grande - perché pensare che una donna della sua età debba affrontare questo calvario ci ha allarmati molto. Però lei è una roccia e con l'aiuto di Dio speriamo di poterla portare a casa tra qualche giorno".

Quando Maria entra nella stanza, accompagnata dagli operatori che spingono la sedia a rotelle, è impossibile trattenere le lacrime. Le nipoti le parlano, le scrivono cartelli. Maria è frastornata, ma sorride, risponde, anche lei scrive un biglietto perché la sua flebile voce non riesce ad attraversare il vetro. "Ci ha scritto che ci ama tanto e che non vede l'ora di tornare a casa" spiega Mariana. La nonnina riesce anche ad alzarsi dalla sedia e accenna un canto religioso insieme alla sua famiglia.

Dopo dieci minuti arriva il momento dei saluti. Ma è solo un arrivederci a presto. "Siamo in attesa del risultato del tampone - concluse la nipote - stiamo contando le ore per riportarla a casa. Siamo sollevate, perché adesso lei sa che noi la stiamo aspettando". Perché per curare il Covid servono cure, tamponi e posti letto. Ma non è tutto qui, è anche una questione di testa e forse, soprattutto, di cuore.

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