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Coronavirus, i medici di famiglia: "Noi abbandonati dallo Stato chiudiamo gli studi"

La lettera di Silvestro Scotti dopo la morte del dottor Tommasino, 61enne stabiese deceduto per Coronavirus: "Ho perso un amico. Lo Stato non ci fornisce garanzie e strumenti di protezione, non ritiene i nostri servizi essenziali"

"Oggi devo dire addio a un amico con il quale ho condiviso i miei primi passi della formazione che ci avrebbe portato al servizio della medicina di famiglia e dei cittadini di questo Paese, o almeno così credevamo. Un amico che, come tutti noi medici di famiglia, è stato scaricato dalle istituzioni politiche e sanitarie ed è morto da solo E la sua morte non vale per quattro burocrati della Ragioneria dello Stato, manca una relazione tecnica". È una reazione durissima quella del segretario generale FIMMG Silvestro Scotti alla luce del decesso, l’ennesimo, di un medico di famiglia contagiato dal Covid-19. Il collega deceduto è Giovanni Battista Tommasino, classe 1959, originario di Castellammare di Stabia. Una scomparsa che arriva all’indomani di una decisione della Ragioneria dello Stato che la FIMMG ritiene inaccettabile. In particolare è arrivato il parere negativo all’emendamento 5.1 a prima firma Boldrini (PD), al Decreto Cura Italia, depositato in commissione Bilancio del Senato. Un emendamento che FIMMG aveva fortemente voluto.

"Il testo mirava a chiarire che la fornitura dei dispositivi di protezione individuale doveva essere estesa ai medici di medicina generale, ai pediatri di libera scelta e ai farmacisti. Professionisti fino ad oggi, e a questo punto anche domani, lasciati nel limbo delle interpretazioni amministrative che, vedendoli come lavoratori autonomi, devono provvedere autonomamente a queste forniture", spiega Scotti. "Mi chiedo quanto valga per lo Stato la vita di un medico o di questi attori del territorio. In questi termini il Cura Italia per i medici di medicina generale è più che altro una vergogna, che oltretutto, in altri capitoli, tende a proteggere gli esperti e i direttori. Chi comanda da dietro le scrivanie, senza mai aver visto un paziente, indossa mascherine da operatore sanitario, ma queste mascherine servono proteggerli da errori da loro commessi nei confronti degli operatori e dei cittadini durante questo periodo sicuramente complesso? Un frangente che richiede responsabilità, non certo dei salvacondotto. Ma ormai è chiaro, il sistema difende se stesso. Forse perché già ha valutato di aver fatto errori?". 

"Non siamo intenzionati a contare i nostri morti stando zitti", aggiunge Scotti. Di qui la decisione di procedere con una richiesta al garante affinché si chiudano gli studi dei medici di famiglia, che non sono parte dei Livelli essenziali di assistenza. "A questo punto è irrimandabile la decisione. E che si chiarisca ai cittadini quali sono i livelli essenziali che la medicina di famiglia deve garantire. Fino ad oggi, solo a rischio della nostra vita, abbiamo garantito livelli superiori di assistenza. Lo abbiamo fatto spinti dal desiderio di dare sempre di più: una questione di coscienza al cospetto dell'incoscienza degli amministratori dello Stato. A questo punto assicureremo i livelli che il Garante dei Servizi Essenziali conosce benissimo e che non riguardano l’apertura degli ambulatori medici, ma solo disponibilità telefonica e visite urgenti e questo dovrà durare sino a che questo Governo e chi ne ha la responsabilità non assuma decisioni che guardino con diverso spirito alla protezione e alla conseguente attività di medicina generale, utile al Paese e non considerata come una spesa superflua e sacrificabile. I dispositivi di protezione individuale servono a noi ma servono soprattutto a difendere i nostri pazienti". 

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